Virus, maledizione di Time sulla azienda che nega il passato

Pubblicato il 27 Febbraio 2016 - 15:54 OLTRE 6 MESI FA
Virus misterioso uccise il fondatore di Time, il cui nome...

Briton Hadden, fondò Time ma il suo nome venne obliterato dal suo socio e amico Henry Luce. Morì 31 anni il 27 febbraio 1929

NEW YORK – Un virus misterioso uccise Briton Hadden, 9 giorni dopo aver compiuto 31 anni, il 27 febbraio 1929. Aveva lanciato, nel 1923, a soli 25 anni di età, la rivista Time e con essa la formula del news-magazine su cui, dopo la sua morte, il suo amico e socio Henry Luce fondò un impero, Time Inc. che televisione, internet e affari sbagliati hanno fatto scivolare al rango di provincia negli ultimi 30 anni.
Oggi, il morbo misterioso di cui è morto Briton Hadden, probabilmente una infezione da virus, lo streptococcus viridans, sarebbe stato debellato con una cura di antibiotici. Proprio nel 1929 il medico scozzese Alexander Fleming scoprì la penicillina, che però cominciò a essere usata per contrastare i batteri solo nel 1941.
Medici e amici si interrogarono a lungo sulle cause della morte di Briton Hadden, pensarono ai graffi di una gattina randagia che lui aveva adottata ma le analisi accertarono che non era della variante viridans lo streptococco di cui era portatrice la gattina. Più probabilmente fu a causa di un intervenuto ai denti che il batterio entrò nel sangue di Briton Hadden e si installò nel suo cuore. Un corpo debilitato da una vita spericolata e sopra le righe face il resto.
Così se ne andò uno dei più grandi giornalisti di tutti i tempi. Una mente inquieta e intensamente creativa, fin dagli anni alla esclusiva università di Yale concepì l’idea di un settimanale che offrisse alla nuova classe media americana, formatasi nel boom post prima guerra mondiale, un mezzo di informazione nazionale, cioè continentale, che integrasse l’informazione prevalentemente locale degli oltre mille quotidiani.
Oltre alla formula del giornale, inventò un peculiare stile di scrittura, rapido, sintetico, spesso graffiante, mai neutro, costante smentita del proclamato motto “i fatti separati dalle opinioni”.
Come in moltissime avventure imprenditoriali a intenso contenuto creativo (editoria, moda ad esempio), anche nel caso di Time operarono le forze congiunte di due partner, Hadden e Luce. Così nacque Time Inc. Time Incorporated, la società editrice dal grande futuro e dal mesto declino.
Hadden era il genio creativo, Luce la disciplina e l’organizzazione. Hadden voleva informare, Luce voleva formare. A Luce andò bene per quasi 40 anni, fino al ritiro, nel 1964, seguito dalla morte nel 1967 per il tumore ai polmoni dell’accanito fumatore.

Per Luce il giornalismo era una missione (il padre lo fu davvero missionario in Cina) che per una coincidenza lo aveva anche reso ricco. Intensamente anti comunista negli anni più intensi della guerra fredda, ebbe una moglie, Clara Boothe, ambasciatrice a Roma dal 1953 al ’56 per conto del presidente repubblicano Eisenhower. Ex giornalista e direttrice di Vanity Fair, deputato negli Usa, militante nella destra estrema e razzista di Barry Goldwater, convertita al cattolicesimo più intenso, Clara Boothe Luce provocò più di un incidente per i suoi tentativi di interferenza nella politica italiana.
Henry Luce si impadronì totalmente di Time e trasformò la società editrice in un colosso che pubblicava anche il settimanale tutti foto Life, il mensile di business Fortune, quello di sport Sport Illustrated. Negli anni d’oro erano milioni di copie vendute ogni settimana.
Poi le cose cambiarono con la televisione, che Henry Luce non volle mai capire, perché la parola scritta era il suo credo.
Dopo la scomparsa di Luce, Time entrò nella tv cavo, che finì per diventare la parte preponderante della azienda, poi si fuse con Warner (cinema e tv, inclusa Cnn) e alla fine Time Warner si fuse in Aol, America On Line, che oggi è tutto meno che morta ma che ai tempi della bolla di internet, quasi 20 anni fa, quando le dedicarono un film, C’è posta per te, con Tom Hanks e Meg Ryan perché portò internet e la mail in casa di milioni di persone, poteva guardare dall’alto dell’Olimpo i poveri mortali della editoria tradizionale e imporre una valutazione fuori dal mondo.

Fu una delle operazioni più sbagliate della storia. Ci pensò poi la evoluzione della economia a portare i valori nelle loro giuste proporzioni. Aol alla fine fu scorporata e venduta e il mega gruppo Aol-Time-Warner tornò a essere Time-Warner, ma  con ormai Time Inc. Non è più sinonimo di potenza infinita, ormai la carta stampata in un ruolo sempre più marginale rispetto alla tv e alla produzione cinematografica.
Per chi ama discernere nelle vicende della storia, sia quella dei popoli e delle nazioni sia quella delle istituzioni, delle aziende o degli affari, l’azione del Fato e della sua serva Nemesi, la parabola di Time offre una occasione interessante di speculazione etica e intellettuale.
Due sono, nella storia di Time Inc. i momenti topici in cui si può pensare che l’azione umana abbia messo in moto, con effetti a più o meno lunga distanza, la mano della Nemesi.
Il primo risale alla morte di Hadden. Subito dopo, Henry Luce, diventato padrone assoluto del giornale dopo un esordio in cui era relegato quasi interamente alla gestione aziendale, avviò un processo di obliterazione della memoria del suo amico che durò più di 30 anni, in uno stile di cui la Chiesa di Roma è certamente ineguagliabile maestra ma che ha anche qualificato molti momenti della vita di quel comunismo da Luce tanto odiato. Luce nominò il suo amico e socio pochissime volte e solo dopo il ritiro, a pochi mesi dalla sua propria morte.
Il secondo è più recente, si svolge in due tempi e è datato nel 1985, quando anche la seconda generazione di leader di Time era stata pensionata. Riguarda Andrew Heiskell, presidente della società dopo Luce e il suo successore, che lui stesso si era scelto, Dick Munro.
Primo tempo. Munro impone a Heiskell di pagare un affitto per l’ufficio, ormai molto ridotto in spazio rispetto alle dimensioni imperiali della stanza del numero uno, che l’azienda aveva lasciato continuare ad usare al suo ex presidente. (Gli italiani, più creativi e contorti, hanno inventato non a caso la carica inutile quanto costosa di presidente onorario).
Secondo tempo. Munro fa togliere da una parete della sala del Consiglio i ritratti di Henry Luce e dei due manager che gli erano subentrati, Heiskell, presidente e Hedley Donovan, direttore in capo, editor in chief.
Stupida e inutile vassallata che andava ad aggravare il vizio di fondo, l’assenza di ogni traccia di memoria di Briton Hadden.
Si potrebbe concludere che quando una azienda rinnega e cancella la memoria dei suoi uomini, il suo destino è segnato. Un po’ vale anche per le nazioni. E in fondo anche per gli esseri umani: l’assenza di memoria è come un pezzo di cervello marcito. Alimento pronto per i riti nefasti della Nemesi.