Dakar, rally nel deserto, 12 tappe, parte a Capodanno da Gedda, per l’Italia Picco e Petrucci, altri mille al via

Dakar, il deserto chiama,il rally risponde. Per la 44esima volta. Parte a Capodanno in Arabia Saudita il rally raid più famoso del pianeta; il più “pazzo”, il più massacrante.

Anche il più seguito:  oltre 2.300 ore di trasmissioni televisive in 190 Paesi (dati 2021). Quasi cinque milioni di fan incollati al video. E per la terza volta consecutiva si correrà  tutto in Arabia Saudita . Dunque niente Giordania, niente Paesi confinanti. Prologo sabato 1 gennaio di 19 km, partenza il 2 da Hail, città-oasi nel nord del Paese, mille metri s.l.m..

DAKAR: 12 TAPPE, UN INFERNO DI SABBIA E DUNE

Ma anche spazi sconfinati.  Prima parte con tre tappe al 100% di sabbia; seconda parte – dopo un solo giorno di riposo, sabato 8 gennaio, nella capitale Ryad – caratterizzata da tappe micidiali, molta navigazione e dune fino al traguardo, fissato  ancora a Gedda, giovedi 13 gennaio. Venerdì le premiazioni. Un tracciato di 8.375 km di cui  4.258 km riservati a durissime prove speciali. Un tracciato ad anello che punta al sud, parallelo al Golfo Persico, prima di entrare nell’immenso deserto Rub-al-Khali, teatro della prima parte del rally. Il deserto più vasto del mondo, ancora ampiamente inesplorato. Persino i beduini stanno alla larga.

LE NOVITÀ DELLA DAKAR

Per la prima volta nella storia della Dakar il rally vale per il FIA Word Cross-Country . Inoltre per la prima volta i piloti che si ritirano a causa di guasti meccanici o incidenti possono rientrare in gara il giorno dopo. E poi ci sarà il “road book elettronico per tutte le auto, gli Ssv e i camion; per le moto sarà sperimentale. Non è finita. La Dakar strizza l’occhio ai carburanti alternativi, ai motori elettrici. Nel 2023 – ha annunciato il direttore – debutterà il primo veicolo ad idrogeno.

OLTRE MILLE PILOTI AL VIA

Sono esattamente 1.065 tra piloti e co-piloti per un totale di 578 veicoli. Ben 63 le nazioni rappresentate. La Francia ha il maggior numero di rappresentanti  (196). Al via c’è di tutto: moto, quad, auto ( c’è il ferrarista Carlos Sainz  con una Audi RSq e-tron e i fratelli Silvio e Tito Totani con una Nissan Patrol). E poi prototipi  leggeri, SxS, camion. Occhio al camion russo Kamaz, pressoché imbattibile: consuma 200 litri di gasolio ogni 100 km ed ha una potenza devastante di 1.150 cavalli. E la casa giapponese Hino Motors entra nella storia con il primo camion ibrido da mille cavalli che pesa 8.600 kg ed ha una taglia ridotta rispetto ai suoi avversari.

PETRUCCI E PICCO, BANDIERE D’ITALIA

Sono parecchi gli italiani al via . Due in particolare sono sotto i fari: Danilo Petrucci e Franco Picco. Il ternano Petrucci, dopo un decennio in MotoGP,  passa dalla pista allo sterrato infernale con la Ktm. Assicura: “In MotoGP mi hanno dato del matto. Ma io corono un sogno. Sì, volevo esserci. Questa è  una sfida unica”. Picco, vicentino, alla bella età di 66 anni, non molla. È una leggenda. Sono 27 le sue presenze alla Dakar, 13 delle quali in moto. Due volte secondo, una terzo, altre due nella Top 5. Senza dimenticare i due trionfi al Rally dei Faraoni in Egitto. Fenomeno.

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