Beatles in India, chi era il guru Yogi che 50 anni fa li convinse a un viaggio mistico nel suo ashram

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Aprile 2018 - 06:57 OLTRE 6 MESI FA
Beatles in India, chi era il guru Yogi che 50 anni fa li convinse a un viaggio mistico nel suo ashram

Beatles in India, chi era il guru Yogi che 50 anni fa li convinse a un viaggio mistico nel suo ashram

LONDRA – Quando nel febbraio 1968 i Beatles si recarono in India, molti fan rimasero perplessi: perché quattro giovani di fama mondiale andavano in un ashram per studiare meditazione trascendentale? E quale ruolo aveva il loro guru, il Maharishi Mahesh Yogi?

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La “meditazione”, all’epoca era qualcosa che praticavano soltanto i santoni e non le pop band.
I Beatles avevano forse trovato qualcosa di eccitante che, come affermava scherzando John Lennon, li avrebbe resi “cosmici”? O erano semplicemente creduloni?

A distanza di cinquant’anni dal soggiorno ai piedi dell’Himalaya, le domande non hanno mai trovato una risposta, per cui è probabile che vecchi e nuovi fan saranno incuriositi dal nuovo documentario, “The Beatles in India“, in uscita entro fine anno.

Paul Saltzman, regista e produttore canadese del docu-film, non solo conosceva la band, ma quando il quartetto arrivò in India, era un giovane studente di meditazione nell’ashram di Rishikesh.

Per i Beatles, l’esperienza indiana era iniziata due anni prima, quando George Harrison comprò un sitar e divenne amico del musicista Ravi Shankar, e presto s’interessò all’induismo, scrive il Daiy Mail.

Poi, nel 1967, nel corso del “Summer of Love” a San Francisco, quando i Beatles pubblicarono l’album “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e cantavano All You Need Is Love, un ometto con i capelli lunghi e la barba teneva una conferenza all’hotel Hilton di Londra.

Era il Maharishi e il nuovo seguace Harrison con la moglie Pattie, John e Cynthia Lennon, Paul McCartney insieme alla fidanzata, l’attrice Jane Asher, erano lì per ascoltarlo. John fino a quel momento era abbastanza perplesso: “Perché dovrei andare ad ascoltare un piccolo fachiro dell’India?”. Ma dopo aver sentito il tono del Maharishi, che suonava come un modo per superare le pressioni del mondo senza rinunciare a sé stessi, era incuriosito. Non aveva mai provato abnegazione di alcun tipo.

Nel fine settimana successivo, i Beatles si unirono al Maharishi per un seminario nel Galles del Nord, solo per meditare ma furono interrotti da una notizia: il manager Brian Epstein, era stato trovato morto a Londra. Ciò di cui avevano veramente bisogno era un corso completo di meditazione trascendentale, aveva detto loro il Maharishi. Così, sei mesi dopo, i Beatles partirono alla volta dell’ashram a Rishikesh, 140 miglia a nord di Nuova Delhi, seguiti poco dopo dalla pop star inglese Donovan, Beach Boy Mike Love, l’attrice Mia Farrow e la sorella minore Prudence.

Nessuno dei seguaci aveva idea di cosa aspettarsi. Ma Rishikesh, costruita su dolci colline accanto al Gange, fu una piacevole sorpresa, la tenuta del Maharishi, a dispetto dell’India da terzo mondo, era molto confortevole. Tra i circa 100 visitatori, l’atmosfera era amichevole e tranquilla; inoltre, con giornalisti e fotografi bloccati, senza telefono né giornali, era il posto ideale per rilassarsi e riflettere.

Gli ospiti mangiavano principalmente in una mensa dove una scimmia impudente poteva rubare la cena di un Beatle. In serata c’erano riunioni con domande e risposte condivise, alle quali gli ospiti partecipavano adornati di ghirlande di fiori d’arancio, scrive il Daily Mail.

Fatta eccezione per questi incontri pubblici e discussioni private con il Maharishi, avevano tempo a disposizione, per cui John e Paul lavorarono su nuove canzoni. Una delle prime scritte da John fu Dear Prudence, dopo che lui e George furono spediti a  convincere la sorella di Mia Farrow a uscire dal bungalow. “A furia di meditare sembrava che fosse diventata un po’ matta. Stava cercando di raggiungere Dio più velocemente di chiunque altro”, avrebbe detto successivamente John.

Inizialmente, John era convinto che il Maharishi avesse un segreto extracorporeo e voleva impararlo, Paul era semplicemente curioso di provare la meditazione e, per Ringo e la moglie Maureen, era solo una vacanza con amici. Solitamente John era il leader in ogni nuova moda del momento, ma nelle questioni spirituali, il pioniere era George, il più giovane del gruppo. “A 40 anni George volerà su un tappeto magico”, avrebbe detto ridendo John.

Ma per Cynthia Lennon non era un gioco. L’alcol e la droga erano banditi nell’ashram, e sperava che la permanenza potesse sottrarre il marito a ciò che credeva stesse distruggendo il matrimonio. Rimase delusa. All’arrivo, a lei e John era stato assegnato un bungalow con un letto matrimoniale, ma “al mattino si alzava presto e lasciava la stanza”, scrisse in seguito nell’autobiografia.

“Mi ha parlato pochissimo e dopo una settimana o due ha annunciato che voleva trasferirsi in un’altra stanza per avere più spazio”. Da quel momento l’ha praticamente ignorata. Era ferita e arrabbiata. Non sapeva che più volte a settimana arrivavano le lettere di Yoko Ono e che John andava a ritirarle all’ufficio postale dell’ashram. Ecco perché si alzava presto.

In quel periodo Paul scrisse delle canzoni tra cui Martha My Dear, Blackbird, Back In The USSR, I Will e Ob-La-Di, Ob-La-Da, mentre John compose The Continuing Story Of Bungalow Bill e Yer Blues.

Ma la pausa creativa non durò a lungo. Ringo e Maureen furono i primi ad andarsene, dopo soli dieci giorni: avevano nostalgia dei figli e non gradivano il cibo né le mosche. Paul e Jane se ne andarono dopo un mese e successivamente la serenità nel campo iniziò a svanire, principalmente perché si diceva che il Maharishi ci avesse provato con una ragazza americana, e tutti pensavano erroneamente si trattasse di Prudence Farrow. Ma su questo, non c’è stata mai nessuna prova.

Cynthia Lennon in seguito riferì che John aveva ammesso di essere deluso: per essere un santone, lo yogi era troppo interessato al denaro, alla fama, alla celebrità, accuse peraltro apparse scherzosamente sui giornali prima del viaggio in India.

George era invece combattuto. “Ma quando iniziò a sentire i pettegolezzi sulla ragazza americana, pensò che potessero essere veri”, disse John che decise di tornare a casa. “Perché andate via?” gli chiese il Maharishi. “Se sei così cosmico, capirai perché”, ribatté John. E con ciò l’avventura indiana dei Beatles terminò bruscamente, con i taxi che riportavano Lennon e Harrison a Nuova Delhi.

John tuttavia non riusciva a lasciarsi alle spalle l’esperienza e credendo di essere stato ingannato, si vendicò scrivendo una canzone. “Maharishi, cos’hai fatto, ti sei preso gioco di tutti”, ma George riuscì a convincerlo a camuffare l’oggetto del suo attacco. Eliminò dunque il Maharishi e saltò fuori Sexy Sadie: “Sexy Sadie, oh sì, avrai quello che meriti”. Era comunque una frase perfida.

George rimase sempre dispiaciuto per il modo in cui i Beatles trattarono il Maharishi, e in seguito si riconciliò con il guru, meditò per il resto della sua vita. Anni dopo, John ammise: “Abbiamo fatto un errore… Stavamo aspettando un guru e alla fine era arrivato…”

I Beatles dunque erano stati ingannati? Non esattamente. L’organizzazione del Maharishi potrebbe essere stata astuta a individuare un’opportunità di pubbliche relazioni, ma non era certo colpa dello yogi se c’era una forte aspettativa nei suoi confronti.  E’ morto nel 2008 a 90 anni.

In realtà, a prendersi gioco dei Beatles, furono proprio loro quattro.