Chopin, risolto il giallo della morte: soffriva di tubercolosi, la malattia dei Romantici

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Novembre 2017 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
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Chopin, risolto il giallo della morte: soffriva di tubercolosi, la malattia dei Romantici

ROMA – Chopin, risolto il giallo della morte: soffriva di tubercolosi, la malattia dei Romantici. Se il Romanticismo con la R maiuscola è un affare di cuore, a maggior ragione lo è la morte di Fryderyk Chopin, icona musicale inarrivabile degli stupori e dei tremori di metà Ottocento. Morì il 17 ottobre del 1839 dopo 15 anni di esilio parigino, prima che il suo cuore fosse restituito alla natìa Polonia che lo conservò nel sancta sanctorum dove custodisce i grandi della nazione. Ma di cosa morì l’emblema della consunzione fisica prima che spirituale?

Fino ad oggi era rimasto un mistero, sebbene la tubercolosi ne minacciasse l’integrità, offrendogli in cambio quell’aria emaciata e romanticamente appassionata che farà da modello e da canone del moderno artista che sembra assumere su di sé tutto il dolore del  mondo. Dunque, il referto post mortem, con quasi 180 anni di ritardo, ha stabilito senza ombra di dubbio: pericardite, una rara complicazione della tubercolosi cronica.

Il bello, se si resta in atmosfera pateticamente ispirata, è che quel cuore, conservato in una semplice soluzione alcolica, come quando era vivo il suo notturno proprietario, parla chiaro e diretto. La diagnosi dei medici polacchi pubblicata dall’American Journal of Medicine si è rivelata al primo sguardo, senza che fosse necessario aprire o prelevare segmenti del muscolo più romantico dell’epoca: quei sedimenti bianchi sulla superficie, le piccole ferite visibili ad occhio nudo non hanno lasciato dubbi sulle cause di morte.

Fra l’altro escludendo l’ipotesi, data la fragile complessione, il respiro affannato, i ricorrenti esaurimenti, di una fibrosi cistica congenita. No, il mito è salvo: la tubercolosi è la malattia degli spiriti eletti che rapidamente consumano il loro straordinario passaggio tra i prosaici contemporanei ammalati di buona salute.