PARIGI – Joséphine Baker è stata una cantante e danzatrice afroamericana ricordata oggi per il ruolo fondamentale svolto nella lotta al razzismo e per i suoi balli innovativi e sensuali realizzati in un’epoca in cui solo mostrare le gambe in pubblico veniva proibito in nome del pudore. La Baker è inoltre un’artista “vicina” al burlesque, il ballo erotico per eccellenza tornato tanto di moda in questi ultimi anni.
La cantante e ballerina viene considerata come la prima star di colore ad avere successo in Francia tra gli anni 20 e gli anni 30: nel corso della Seconda guerra mondiale, giocò invece un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Poi, finita la guerra, la Baker utilizzò la sua grande popolarità per la lotta contro il razzismo e a favore dell’emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.
L’amore per il ballo nasce alla tenera età di 13 anni: dopo un provino, Josephine inizia la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis. Il debutto più importante è però quello di Broadway per una rivista. Da qui la strada comincia ad essere in discesa: Il 2 ottobre 1925 viene per la prima volta in Europa con la Revue nègre al teatro degli Champs-Elysées dove diventa la prima ballerina.
La bellezza di Josephine e la sua bravura di artista, scrive Wikipedia “mandarono Parigi in delirio tanto che il teatro registrò costantemente il tutto esaurito. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali come “Yes, we have no Bananas”, che cantava nuda, e “La canne à sucre” sono molto note) unì il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana”.
Da questa considerazione nasce questo breve articolo a lei dedicato: chi faceva delle cose del genere nell’Europa prossima alla guerra e poi occupata dai nazisti? La Baker, vestita solo di un gonnellino di banane si scatenava nel più pazzo charleston, musica allora ancora sconosciuta in Europa. Ancora wikipedia: “Josephine incarna una delle immagini tipiche degli anni venti. Un costume inventato per lei dal costumista austriaco Paul Seltenhammer che sarebbe divenuto l’icona di quell’inizio di secolo e della vita parigina”.
Il successo dell’artista porta i francesi ad innamorarsi prima in Europa per la musica jazz e per la cultura afroamericana, anche se non la visione che si ha di questa resta ancora, spiega wikipedia, “una visione colonialista del mondo nero e dell’Africa tipica dell’epoca”.
La giovane star si lancia nella canzone intorno al 1927. Nel 1931 canta “J’ai deux amours” di Vincent Scott. Altro suo successo come cantante è il brano “ La Petite Tonkinoise”. Alcuni cineasti, come Marc Allégret le proposero anche qualche ruolo cinematografico. I suoi due principali film furono: Zouzou e Principessa Tam Tam, ma non incontrarono il successo di pubblico sperato. Invece sui palcoscenici delle music-hall, la Baker riuscì a fare ombra alla celebre Mistinguett. Nel 1936 va in tournee negli Stati Uniti ma non incontra un grande successo. Scrive ancora wikipedia: “L’America è scettica e certamente la rimprovera di parlare talvolta in francese, o in inglese con accento francese”.
Tra gli anni ’50 e ’60 le sue battaglie per i diritti civili dei neri, fino alle difficoltà economiche e all’ospitalità di Grace Kelly nel Principato di Monaco, dove rimane fino alla sua morte avvenuta nel 1975.
“Banana dance”:
Joséphine Baker canta “La Petite Tonkinoise” (1953):
La Pepite Tonkinoise” in italiano diventa “La Tonkinese”. Ecco l’edizone di Paolo Poli: