Litfiba, l’ultima tournée dopo 40 anni più due di pandemia. Il no a Putin, Pelù: “Pacifisti, non masochisti”

Litfiba, l'ultima tournée dopo 40 anni più due di pandemia. Il no a Putin, Pelù: "Pacifisti, non masochisti"

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Aprile 2022 - 15:34 OLTRE 6 MESI FA
litfiba ultima tournée

Litfiba all’ultima tournée (Ansa)

Litfiba, l’ultima tournée dopo 40 anni più due di pandemia. Il rock, la politica, la guerra, oltre 40 anni di storia condivisa, la gioia di tornare a suonare. C’è stato tutto questo e tanto altro nella partenza il 26 aprile sera al Gran Teatro Geox di Padova (sold out) dell’Ultimo Girone, il tour d’addio dei Litfiba.

Litfiba, l’ultima tournée dopo 40 anni più due di pandemia

Una lunga festa itinerante che andrà avanti per tutta l’estate. Sul palco nessuna malinconia per Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Che – tra l’entusiasmo del pubblico – hanno pescato a piene mani in oltre 160 pezzi editi da quel 6 dicembre 1980. Quando tutto cominciò davanti a un centinaio di persone.

“Ma oggi è come allora. E’ come se fosse la prima data della nostra storia, e anche l’ultima – raccontano a fine serata -. E’ tutto una sorpresa. Il dopo? Vedremo, ma la musica va avanti in ogni caso”.

“Maneskin unici, Fask eredi diretti”

Il concerto – tutto suonato, senza campionamenti, senza basi, senza gobbo – celebra la storia della rock band italiana più longeva (e che vede nei Maneskin “un esempio unico nella storia della musica italiana” e nei Fask gli eredi diretti).

Ma con uno sguardo lucido sulla realtà che ci circonda. Un concerto in qualche modo politico, e ogni brano diventa occasione per riflettere e interrogarsi. La guerra, il sostegno all’Ucraina, il no a Putin sono quasi il filo conduttore tra le 23 canzoni che compongono la scaletta.

“Quando abbiamo ripreso in mano tutto il materiale, ho ritrovato nelle parole di canzoni scritte 35-38 anni fa un’attualità imbarazzante – racconta Pelù -. Mi è sembrato giusto fare questi collegamenti. Con Istanbul, che celebra il popolo curdo, e Lulù e Marlene (dedicata a Mariupol) mi è venuta la pelle d’oca. Un concerto politico, sì, molto diverso da quelli che si sentono oggi in cui si punta soprattutto sui sentimenti.

Di fronte ad un’attualità devastante come quella che stiamo vivendo, non ci sembrava onesto vivere in una bolla, anche a costo di fermare qualche sorriso. Penso che sia anche il ruolo di un artista, l’essere collegato alla realtà e non solo al suo piccolo mondo”.

“Obiettore dall’83, ma pacifisti non significa masochisti”

Alle Z dei carri armati russi, i Litfiba contrappongono quattro X ad indicare i quattro decenni della loro storia (più 2 anni di pandemia) e l’energia del rock’n’roll.

“Sono obiettore dal 1983, sono sempre stato contro l’uso delle armi e della violenza. Ma dopo due mesi di orrori in Ucraina una posizione va presa. Ci sono periodi della storia dell’uomo in cui o si fa cancellare o resiste. Pacifisti sì, ma non masochisti. Non ci si può far sparare in mezzo alla fronte senza reagire. La guerra è il Diavolo in persona”, sottolinea.