Luciano Pavarotti, parla la prima moglie Adua Veroni: “Per lui ho annullato me stessa”
Pubblicato il 20 Gennaio 2020 - 17:09 OLTRE 6 MESI FA

Adua Veroni accanto a Luciano Pavarotti in una foto dei primi anni 90 mentre solfeggia prima di entrare in scena (Foto Ansa)
ROMA – “Vivere con un mito, vuol dire annullare sé stessi”. Ne è convinta Adua Veroni, prima moglie di Luciano Pavarotti, che così ricorda i 40 anni trascorsi accanto al grande tenore.
In una lunga intervista al quotidiano Il Giornale, Adua Veroni racconta i sacrifici fatti per tenere insieme la famiglia. “A mio avviso – dice – è sano condividere e ponderare le scelte e farsi consigliare da persone fidate e del mestiere. Mai intromettersi, per esempio, nelle questioni che riguardano il rapporto tra l’artista e la direzione artistica di un teatro. È poi importante essere sinceri, e critici. Calato il sipario, tutti lodano l’artista anche quando le cose non sono andate poi così bene. Invece la verità va detta”.
Una vita sempre vissuta al servizio del grande genio artistico del marito. “Se vivi con una leggenda devi fare da contrappeso – sostiene – risolvere i problemi che potrebbero compromettere la serenità dell’artista. Così come certe comunicazioni vanno fatte nel momento giusto. Ricordo, per esempio, che quando nostra figlia Lorenza fu operata di appendicite, lo avvisai quando tutto si stava risolvendo”. Pavarotti, a suo avviso, doveva vivere sotto una campana di vetro e per questo lei si è sempre occupata delle cose pratiche.
Adua Veroni ha detto la sua anche sulla docufiction di Ron Howard dedicata a Pavarotti: “L’impostazione registica mi è piaciuta e ritengo sia riuscita a far percepire al pubblico l’essenza della personalità di Luciano; mentre, sul piano narrativo, avrei preferito avendo vissuto tante situazioni in prima persona un racconto più puntuale. Ho avvertito poi la mancanza di molti testimoni che hanno veramente avuto un ruolo fondamentale nella vita di Luciano, sia condividendo con lui la realtà di tutti i giorni che l’esperienza del palcoscenico”.
Fonte: Il Giornale