Il concerto di Prince a Roma: per una notte la città si è tinta di viola

Pubblicato il 5 Novembre 2010 - 17:59 OLTRE 6 MESI FA

Con il lancio nel pubblico della sua chitarra elettrica e facendo salire sul palco una quarantina di persone a ballare Kiss, Prince con il concerto di martedì 2 novembre ha davvero conquistato Roma, che per una notte si è tinta di viola. Quella al Palottomatica è la prima delle due date italiane del suo 20Ten Tour, che il giorno dopo è sbarcata al Forum di Assago.

Il geniale folletto di Minneapolis apre il suo show, uno dei migliori degli ultimi anni per qualità ma anche per un inaspettato suo totale coinvolgimento con il pubblico, con una infuocata versione di Let’s go crazy. Look total black , la camicia di seta nera resta aperta lasciando il petto nudo al momento di Let’s work.

Tra travolgenti assoli di chitarra, sorrisi e molti “Roma!” gridati durante la lunga scaletta, il minuto e talentuoso musicista di Minneapolis sul palco si trasforma in un gigante. Seducendo con il suo talento smisurato i sei mila del pubblico in una trascinante serata all’insegna della vera musica.

Erano otto anni che His Purple Majesty mancava dal nostro Paese. L’eroe di Purple Rain – colonna sonora dell’omonimo film che nel 1984 sbancò il botteghino e conquistò l’Oscar e che Vanity Fair America ha proclamato “la migliore colonna sonora di tutti i tempi” – torna dal vivo per uno show che è una sorta di Best of, con una totale assenza di brani del nuovo album uscito a luglio, 20Ten.

Il Palottomatica, trasformato in un gigantesco vortice di note, ha risuonato di hit dei primi anni Ottanta come Delirious, 1999, passando per Controversy, che si scioglie magicamente nella dance di Le Freak degli Chic per poi tornare funky. Prince, sorridente, passionale e tornato a ballare sul palco come non faceva da tempo, invita spesso tutti a cantare a ritmo “Oh Roma!” e urla “”Staremo qui tutta la notte!”.

Poi Cream e la mitica Purple Rain. Per questa canzone simbolo della sua musica Prince sceglie una versione particolare, quasi una preghiera, accompagnata dai suoi inimitabili assoli di chitarra. Che poi, a sorpresa, butta tra la folla impazzita. E sul palco, una pioggia color porpora, come il pianoforte viola sul quale a un certo punto si sdraia accennando a uno dei suoi maliziosi sorrisetti. Al suo fianco il prolifico musicista e polistrumentista americano ha voluto il potente batterista John Blackwell jr. e una band con tre coriste di livello eccelso.

Prince, 52 anni, 100 milioni di dischi venduti in 30anni di carriera, ha dimostrato di essere ancora uno dei protagonisti della scena musicale mondiale. Forse più consapevole e maturo di un tempo, artista generoso che ha nella musica, in tutte le sue declinazioni, un motivo di vita e di ispirazione. Sulla breccia dal 1978, tra alti e bassi, Roger Nelson, vera e propria enciclopedia musicale vivente, è riuscito a rinnovarsi e a non farsi imprigionare dalle rigide leggi del mercato discografico, dichiarando guerra prima alle major, poi alla stampa e infine a internet.

Artefice di uno stile unico, un mix magistrale di pop,rock,soul, funky e jazz, ha caratterizzato la scena musicale degli anni Ottanta. Vero animale da palcoscenico, instancabile performer e amante di trascinanti after show a sorpresa che si protraggono fino all’alba, in questa calda notte romana di inizio novembre ha fatto scivolare via pezzi come U got the look, Let’s work!, Uptown, e Nothing compares 2 U.

Esplosione, ovviamente, quando attacca Kiss. Impossibile restare seduti. Naturale cantare con lui alzando le mani che non riescono a non accompagnare le note. Lui, felice come un bambino, chiede “C’ è qualcuno che vuole ballare con me?”. In pochi attimi sul palco salgono una quarantina di ragazzi che domani si sveglieranno chiedendosi se quello di stasera è stato un sogno o una meravigliosa realtà. Ma c’è anche If I was your girlfriend, primo dei quattro bis che il folletto di Minneapolis regala senza risparmiarsi. E non mancano brani più recenti come Guitar ,o classici come Little Red Corvette.

Dopo oltre due ore di concerto, sembra tutto finito. Quando, a luci accese e con il pubblico che comincia a guadagnare l’uscita, lui ricomincia a suonare. Un brano che lo descrive perfettamente: “I’m a star” In questi anni si è presentato al mondo con vari pseudonimi, sigle, simboli o semplicemente come The Artist e di recente ha sentenziato: ”Internet è finito”. Ma ai geni, si sa, tutto è concesso. Anche la decisione, accolta dai fan disperati, di far cancellare da Youtube, eBay e Pirate Bay immagini, foto, cover di album e testi delle sue canzoni. Ma il piccolo grande Principe preferisce di gran lunga comunicare dal palco.

Per rendere omaggio a questo artista, ecco una gallery pubblicata dal sito Pure Trend, che mostra l’evoluzione musicale e di stile di Prince attraverso gli anni, a partire dall’inizio della sua carriera fino ad oggi: