Sanremo: è attesa per la finale, tra successi e polemiche

Pubblicato il 20 Febbraio 2010 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA

Antonella Clerici

E’ attesa per la serata finale del Festival di Sanremo. Quella nella quale si deciderà chi sarà il vincitore della 60esima edizione. A poche ore dalla serata di sabato arrivano i dati confortanti ma scoppiano anche le polemiche. Intorno a presunti plagi e intorno a questioni di tipo…patriottico.

Questa sera. Dopo Bonolis e Laurenti, le ballerine di can can, il coro dell’orchestra di Sanremo e il dj Bob Sinclar, la realtà irrompe sul palco dell’Ariston. Maurizio Costanzo – ospite della serata – aprirà la serata con un’intervista a tre operai di Termini Imerese che entreranno con lui e con i quali il giornalista farà un’intervista-chiacchierata. Ma la serata vedrà come ospite anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.

Per il resto si alterneranno sul palco i ballerini di Michael Jackson col coreografo Travis Payne, la star del r’n’b Mary J. Blige e Lorella Cuccarini, l’attore Emilio Solfrizzi, i giovanissimi cantanti del programma di RaiUno Ti lascio una canzone e la banda dell’Arma dei carabinieri.

Si giocano la finale Malika Ayane, Simone Cristicchi, Irene Fornaciari con i Nomadi, Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici, Povia, Arisa, Irene Grandi, Noemi, Marco Mengoni e Valerio Scanu.

Boom di ascolti. La quarta serata ha registrato un boom di ascolti con un totale di oltre gli 11 milioni di telespettatori incollati davanti alla tv. La media ponderata della serata è stata di 11.274.000 con il 50,74% di share. Tre punti in più dell’anno scorso quando nella quarta serata il Festival di Paolo Bonolis ottenne il 47,47% di share di media ponderata.

E’ decisamente destinato ad essere superato, quasi demolito, anche il tetto di televoti dello scorso anno: allora furono in tutto 1 milione 204mila i voti espressi con telefono fisso o cellulare, mentre in questa edizione fino a ieri, quarta serata, si era arrivati già a un milione e 132mila televoti.

Sfida Bonolis-Clerici. Secondo il direttore artistico di Sanremo, Gianmarco Mazzi, il merito di tutto questo successo è anche di Paolo Bonolis, che condusse il Festival lo scorso anno.  «L’impianto di questo festival – ha spiegato Mazzi – rientra in una collaborazione nata con Bonolis nel 2005 e proseguita l’anno scorso. Avevo lavorato molto bene con lui e nella struttura di quest’anno c’è molto di quello che lui ha trasmesso a me. Noi l’anno scorso parlavamo moltissimo delle cose che si potevano innovare, lui aveva un sacco di idee, io quest’anno ci ho messo tutto quello che ho maturato con lui».

Quando un giornalista ha chiesto ad Antonella Clerici un commento sul “sorpasso” di Bonolis, lei ha risposto: «Non riuscirete a farmi litigare con Paolo, siamo grandi amici, stessa squadra, e sono molto legata a lui. Anzi – ha aggiunto – ringrazio Paolo e Luca Laurenti per aver accettato l’invito ad essere qui la prima sera ed aprire il Festival di quest’anno».

Noemi

Dubbi di plagio. Non solo paillettes e lustrini, però, per il Festival di quest’anno. A fare da sfondo ci sono, nemmeno a dirlo, le polemiche. L’Osservatorio Antiplagio, comitato di vigilanza sulla tv e sui media, ad esempio, è convinto che alcune canzoni in gara non siano del tutto originali.

«La prima parte della canzone “Per tutta la vita” cantata da Noemi, sarebbe simile a “Oggi però” eseguita da Daniele Babbini nel 2003: non può essere un caso perché Diego Calvetti è autore di entrambi i pezzi», sottolinea l’osservatorio.

Ancora, «il refrain del brano “Italia amore mio”, cantato da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, richiamerebbe quello della famosissima “Over the rainbow”, composta nel 1939» e  «la canzone di Nino D’Angelo e Maria Nazionale “Jammo ja” rinvierebbe a “Che farai” (1971) del gruppo Showmen e alla “Tarantella del Gargano”, che risale addirittura al XVII secolo».

«Per non parlare – continua l’Osservatorio – del brano “Dirsi che è normale”, di Nicolas Bonazzi, che non avrebbe potuto partecipare alla gara perché pubblicato nel 2008 dallo stesso Bonazzi su Myspace, come avvalorato da un servizio del Tgcom».

L’Osservatorio Antiplagio «si chiede se la Commissione che ha esaminato le canzoni proposte le abbia effettivamente ascoltate e, soprattutto, se gli artisti che hanno “ripreso” brani già incisi e pubblicati abbiano pensato ingenuamente o furbescamente di farla franca, considerato che online i confronti ormai sono a portata di mano, così come sono a portata di mano esperti del settore che fanno a gara per smascherare plagi e scopiazzature».

Il trio insieme a Marcello Lippi

Polemiche su Lippi-Pupo-Emanuele Filiberto. E’ ancora polemica per l’esibizione di venerdì sera del trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici affiancati eccezionalmente da Marcello Lippi che si pensa abbia avvantaggiato il trio e la canzone “Italia amore mio” pronunciando alcune parole “patriottiche” al limite della violazione del regolamento. «Con un titolo del genere non poteva non essere presente il ct della Nazionale – ha detto ieri sera Lippi – è una canzone che si rivolge agli italiani in giro per il mondo che si guadagnano da vivere». Ma la partecipazione di Lippi non è stata accolta bene, così come l’esibizione dei tre. Al loro ingresso sul palco sono partiti dalla sala fischi e grida.

Proteste che non sono finite nemmeno dopo la chiusura dell’Ariston. Il trio ha cenato in un ristorante di piazzetta Bresca – dove si concentrano i locali a più alto tasso vip-artisti della settimana – mentre un gruppo di persone intonava un coro da stadio al grido di «Vergogna, vergogna».

Polemiche venerdì sera ma polemiche anche oggi. Ci si chiede perché non sia stato adottato alcun provvedimento rispetto a una palese violazione del regolamento, considerato anche che un passaggio del brano è stato modificato in favore dell’ospite “calcistico”. Gioca in difesa Gianmarco Mazzi: «Quando Lippi ha iniziato a parlare e Antonella si è rivolta a me – racconta – non me la sono sentita di fermare un’icona italiana, l’uomo che ci ha regalato un sogno. Ero in difficoltà, mi sembrava irrispettoso, ho pensato che questo non è il suo ambiente e ho preferito lasciarlo parlare».

Eppure nonostante i fischi, la canzone “Italia amore mio” potrebbe realisticamente vincere o comunque salire sul podio. Eliminati Fabrizio Moro ed Enrico Ruggeri, Pupo e principe sono in finale, e i risultati ottenuti ieri col televoto dimostrano che è piuttosto alta la possibilità che arrivino quanto meno su uno dei tre grandini del podio. «Fanno bollire i telefoni», dicono dall’entourage.

Farefuturo contro il principe. Ad attaccare la canzone “Italia amore mio” ci pensa anche la fondazione Farefuturo del presidente della Camera, Gianfranco Fini, che minaccia lo sciopero della fame in caso di vittoria del trio. «No, non sono solo canzonette – scrive nel corsivo il direttore Filippo Rossi – Sono cultura di un paese. Sono immaginario. Sono etichette appiccicate addosso agli italiani. E anche, nel nostro caso, sono tatuaggi fatti a forza sulla pelle di una destra che in gran parte non è più così, che non vuole essere così. Le canzoni sono cose importanti. Come le parole. E allora, senza scherzare, lo anunciamo alla radicale: nel caso sventurato che a Sanremo 2010 vinca quell’inno imbarazzante, nazional-trombonesco, cantato dall’inarrestabile e incontenibile trio “Pupo-Filiberto-Canonici”, il sottoscritto inizierà immediatemente uno sciopero della fame. Non è uno scherzo».

«Attenzione – aggiunge Rossi – non sarà uno sciopero della fame per protesta. Chissenefrega della protesta. E chissenefrega di chi vince Sanremo. E’ uno sciopero che nasce dalla vergogna. Sarà uno sciopero della fame tutto culturale e soprattutto politico. Perché c’è qualcuno che deve far capire al paese che a destra, in Italia, c’è anche altro rispetto a una retorica patriottarda e vuota. C’è qualcosa di diverso da chi si riempie la bocca di patria, religione, famiglia; qualcosa di diverso da chi si riempie la bocca di ideali e valori senza declinarli nella realtà. Lo ha detto Michele Serra: Italia amore mio riesce a rendere ridicola la destra. E allora, è da destra che bisogna reagire. Perché un inno alla patria è una cosa seria. Sciopero della fame, allora. E chi è d’accordo, segua».