Skin: “I giovani di oggi sono poco arrabbiati”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Gennaio 2016 - 10:16| Aggiornato il 22 Febbraio 2018 OLTRE 6 MESI FA
Skin, la cantante degli Skunk Anansie (foto Ansa)

Skin, la cantante degli Skunk Anansie (foto Ansa)

ROMA – Skin smette i panni di giudice di X Factor e presenta il nuovo album degli Skunk Anansie: Anarchytecture. “Abbiamo usato più elettronica perché vogliamo far capire che siamo freschi e moderni – dice la cantante -. Ma la politica non mancherà mai mentre tra i giovani cantanti sempre meno hanno la rabbia giusta”.

Si parte dal titolo, che mescola in un fortunato neologismo due termini in apparenza distanti, come l’anarchia e l’architettura. “Significa diverse cose per i membri del gruppo – dice Ace -. Per me è qualcosa di strutturato rispetto al caos dell’anno scorso. Per Skin ha un significato personale”. “Cercare di collassare insieme per trovare qualcosa che potesse darci un qualcosa – interviene lei -. Volevamo creare una sorta di casa di vetro che facesse vedere il caos totale che vi regna dentro. La vita di chiunque, in ogni parte del mondo, può essere sconvolta in qualunque momento da qualcosa”.

“In molti sensi non è cambiato nulla – dice Ace -. Siamo sempre noi che ci troviamo in una stanza a scrivere. Ma sicuramente tutti noi abbiamo nuove influenze musicali che abbiamo portato nel nostro modo di scrivere. E anche la tecnologia è cambiata nel frattempo”. “Nella fase creativa non c’è ego oggi – aggiunge Skin -, c’è più divertimento. Siamo più forti, maturi e definiti. L’ego a volte cozza con la creatività. Sicuramente siamo meno pressati dal tempo e ci prendiamo i nostri spazi per divertirci”. Passano gli anni ma per la band non cambiano i temi, sempre con un fondo fortemente politico. “Quando scrivi delle canzoni e ti guardi attorno è impossibile non mettere dentro quello che provi e pensi – spiega la cantante -. In questo album ci sono almeno due brani, “Bullets” e “We Are Flames”, che sono apertamente politici. In tutto il nostro album c’è un filo rosso non strettamente politico ma di osservazione di quello che sta accadendo a livello umano”.

“In Inghilterra oggi se vuoi avere una educazione base hai le scuole pubbliche ma se vuoi qualcosa di più, tipo scuole di musica o arte, devi affidarti a istituzioni private molto costose – spiega -. È sempre più difficile avere musicisti che arrivano dalla classe lavoratrice, che vivono sulla propria pelle certi temi e certe problematiche. Quelli che escono dalle scuole d’arte o di musica non sono arrabbiati con lo status quo. I giovani oggi sono forse cauti e anche un po’ superficiali. Inoltre la radio e la tv, che sono detenute da forze conservatrici, sono riluttanti a far passare determinati argomenti. Ci sono gruppi rock e hip hop sinceri e incazzati. Urlano molto forte, ma sono relegati in ambienti underground. Per il resto è pop music”.