Stradivari, svelato il mistero della vernice dei violini

Pubblicato il 4 Dicembre 2009 - 20:59 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Stradivari non aveva mai voluto rivelare la formula della vernice che utilizzava per rivestire i suoi violini. Oggi questo segreto è stato svelato da uno staff di studiosi francesi e tedeschi, dopo quattro anni di analisi e ricerche su cinque strumenti conservati al Museo della Musica di Parigi.

Sono anni ormai che gli scienziati tentano di far luce su uno dei misteri più grandi nella storia della musica, quello del suono magico e ineguagliabile degli Stradivarius. Degli oltre mille violini realizzati dal celebre liutaio di Cremona (1644-1737) oggi ne restano 650, ognuno dei quali vale circa cinque milioni di dollari.

Di tale unicità si è cercata risposta ovunque: nel legno, nella colla, nel trattamento antitarlo (ultima ipotesi dell’Università del Texas). Perchè no nella vernice? È su quest’ultima dunque che si è concentrato uno studio franco-tedesco, i cui risultati sono pubblicati oggi sulla prestigiosa rivista tedesca Angewandte Chimie International Edition.

Gli studiosi (tra i quali, per la prima volta, anche un liutaio, esperto di Stradivarius) hanno individuato due strati leggeri di vernice su quattro violini e una viola d’amore (strumento a dodici corde andato in disuso nell’800), realizzati tra il 1662 ed il 1724.

Tutti e cinque gli strumenti, in perfetto stato, sono stati messi a disposizione dal Museo della musica di Parigi, alla Villette. Le analisi sono state condotte con tecniche all’avanguardia, affinate al Museo di storia naturale, sempre a Parigi. Il risultato è destinato a sorprendere quanti credevano nella complessità delle sostanze utilizzate. Niente di tutto ciò, la composizione chimica della vernice è semplice.

«Abbiamo scoperto che Stradivari usava dei componenti comuni e facili da trovare, diffusi tra gli artigiani e gli artisti del XVIII secolo», spiegano gli studiosi. Con l’uso di tecniche a infrarossi, lo staff franco-tedesco ha individuato due strati di vernice piuttosto fini.

«Il primo è a base di olio – spiegano – Il secondo è un misto di olio e di resina di pino al quale Stradivari ha incorporato diversi pigmenti, utilizzati in pittura».

Insomma, la novità è che Stradivari dipingeva i suoi violini con gli stessi pigmenti che i grandi artisti veneziani dell’epoca usavano per riprodurre l’incarnato roseo delle donne o la ricchezza di certi drappeggi. Chissà, forse faceva anche i loro stessi gesti.

«Questa tecnica potrebbe spiegare – precisano ancora gli esperti – il perchè dei riflessi brillanti e la consistenza dei legni di questi violini». Non sembra però ancora spiegare il mistero di una musicalità che resta da tre secoli senza pari.