Un algoritmo di nome Rousseau nel destino del M5s di Beppe Grillo, dove Casaleggio è reincarnato nel figlio e si salda il destino di Raggi, Di Battista, Di Maio

di Claudio Giua
Pubblicato il 1 Ottobre 2016 - 07:02 OLTRE 6 MESI FA
algoritmo di nome Russeau nel destino del M 5 s di Beppe Grillo, dove Casaleggio è reincarnato nel figlio e si salda il destino di Raggi, Di Battista, Di Maio

Algoritmo di nome Russeau nel destino del M 5 s di Beppe Grillo, dove Casaleggio è reincarnato nel figlio e si salda il destino di Raggi, Di Battista, Di Maio. Nella foto: da sin., Luigi Di Maio, Virginia Raggi, Alessandro Di Battista (ANSA / ALESSANDRO DI MEO)

Un algoritmo di nome Rousseau nel destino del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, dove Casaleggio Gianroberto è reincarnato nel figlio Davide, sotto la cui ombra, si salda il destino inestricabile di Virginia Raggi, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio.

Presente e futuro del partito italiano dei descamisados sono messi a fuoco da Claudio Giua in questo articolo, pubblicato anche su Huffington Post.

Più che le parole sono le immagini a segnare i rapporti di potere: le molte rappresentazioni pittoriche di Garibaldi che nel 1860 si sottomette a Vittorio Emanuele II a Teano, il filmato Luce con Mussolini che sul binario del Brennero accoglie nel 1940 il suo nuovo padrone con i baffetti, le foto di Craxi che nel 1993 si ripara dalle monetine davanti all’Hotel Raphael.

Le immagini che ben rappresentano chi comanda e chi – per ora – ubbidisce nel M5S sono state scattate a Palermo alle 10.39 del 24 settembre 2016, quando Virginia Raggi arriva all’Hotel Posta, quartiere generale del partito nella due giorni del raduno Italia a 5 Stelle, e alle 14.30 al Foro Italico quando davanti alle telecamere di RaiTre siede la coppia dei frontrunner alla Camera, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, uno dei quali succederà a Grillo dopo le politiche del 2018: è il messaggio per nulla subliminale contenuto nella decisione della Comunicazione di Rocco Casalino di far parlare solo loro due in diretta tv mentre il meeting è ancora in corso.

Quanto detto e accaduto tra Grillo e la sindaca al Posta non è noto, ma è immaginabile le sia stato chiarito che d’ora in poi ogni passo della giunta romana dovrà essere preventivamente concordato con il fondatore del Movimento. In cambio Raggi ha ottenuto di tenere con sé l’assessore Muraro e i dirigenti Marra e Romeo, che hanno esperienze e rapporti in aperto contrasto con il codice etico dei grillini. Il patto (che è anche un ricatto politico reciproco) ha i giorni contati, e a deciderne la durata sarà la Procura della Repubblica di Roma.

Letteralmente open air l’intervista di “Dibba” e Di Maio a Lucia Annunziata. I trequartisti che, nel nuovo schema di gioco dovrebbero lanciare la palle migliori al rientrato centravanti Grillo, hanno collaborato fraternamente nel tentativo di confermare la loro narrazione prevalente: la diversità genetica (onestà! onestà!) di M5S rispetto agli altri partiti. Lo stesso leit motiv che per vent’anni ha accompagnato la comunicazione del Pci e sue mutazioni e per un paio di lustri quella della Lega. Sappiamo com’è finita in entrambi i casi.

I destini dei tre giovani politici sono strettamente intrecciati. Nel breve-medio periodo sopravviveranno o cadranno insieme. Virginia Raggi, che a Palermo ha ottenuto l’agognato abbraccio del popolo M5S, non può sbagliare più nulla perché Grillo non glielo perdonerebbe. Nel caso accadesse, per restare alla guida del Campidoglio dovrebbe essersi preventivamente assicurata l’appoggio di tutto o quasi il gruppo consiliare. Mica facile. La sconfessione della giunta romana e l’ammissione del fallimento da parte di Grillo indebolirebbero Di Battista, che non è mai stato vicino a Virginia ma ha la responsabilità – conoscendo molto bene il mondo della destra affarista romana, dalla quale proviene la sindaca – di non averla fermata per tempo. Peggio andrebbe al vicepresidente della Camera, che già ha pagato e sta tuttora pagando i silenzi e le incomprensioni sul caso Muraro.

Chi se ne va da Palermo con un’investitura popolare che corrobora il suo ruolo primario in termini proprietari e tecnologici è Davide Casaleggio. Sabato sera, per la prima volta su un palco dei Cinquestelle, è andato in scaletta immediamente prima di Grillo, che conosce da quand’era un ragazzino. È stata la plastica conferma che il suo peso è quasi pari a quello del padre, Gianroberto, scomparso pochi mesi fa. È roba sua, in termini anche legali, la piattaforma digitale Rousseau che darà alla militanza la possibilità di partecipare (o almeno la sensazione di partecipare) ai processi decisionali del partito e alla formazione delle proposte di legge. In queste giornate palermitane Rousseau è stato decine di volte definito “lo strumento più avanzato di democrazia diretta al mondo”.

Difficile, per ora, dire se la definizione corrisponda o meno alla realtà. Resta il fatto che su questo piano il Movimento ha un’offerta che nessun concorrente può mettere a disposizione della propria base. Alle prossime scadenze elettorali, dalle comunali palermitane e regionali siciliane del 2017 alle politiche del 2018, Rousseau potrebbe fare la differenza. Per la prima volta nella storia della politica italiana un sistema digitale conterà, forse, più dei candidati in carne e ossa. Preoccupante, nonostante gli sia stato dato il nome del filosofo e scrittore che più ha influenzato le rivoluzioni del diciottesimo secolo.