Tangenti Consip? Forse non ci sono, il disegno politico sì: Di Maio premier

Pubblicato il 6 Marzo 2017 - 06:22| Aggiornato il 7 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA

 

Tangenti Consip? Forse non ci sono, il disegno politico sì: Di Maio premier

Tangenti Consip? Forse non ci sono, il disegno politico sì: Di Maio premier, scrive Giuseppe Turani (nella foto)

“Le tangenti Consip non sono state trovate, e probabilmente non ci sono”. Ma “prevale la cultura del sospetto e il desiderio di liquidare il cambiamento”, scrive Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business e intitolato “Meglio Grillo di Renzi”.

Gli appalti non sono stati vinti. Il sistema Consip viene descritto come non manipolabile. Eppure buona parte della stampa italiana procede dritta e sicura puntando il dito contro il clan di Matteo Renzi, descrivendolo come una banda di Chicago, che si è impossessata del potere e che stava per fare chissà che cosa.

Ci sarebbe da chiedersi che cosa stia capitando a tanti illustri commentatori. Tutto è saltato, nessuna prudenza è stata messa in campo: trattasi di delinquenti (la banda di Rignano) e vanno spazzati via, senza se e senza ma.

Nessun rispetto per norme costituzionali e nessun rispetto per il buon senso. Nessuno sa indicare movimenti di soldi o altro. Ma non importa. Potevano delinquere, e questo basta. Le sentenze sono già state emesse. Emesse da condannati (più volte) per diffamazione o per plurimo omicidio colposo. Buone lo stesso. Raffinati intellettuali non disdegnano di mischiarsi con questo demi-monde di rovistatori del fango. Anzi, aggiungono la loro raffinata prosa a quella dozzinale dei rovistatori, felici di essere tornati a avere un ruolo di frontiera.

Ma questa è l’Italia 2017. Inutile lamentarsi: è così, e basta.

Ci si può chiedere, allora, perché tutto questo accanimento. E la storia è abbastanza semplice. Ci sono due o tre motivi.

1- FORSE SBAGLIANDO, MA RENZI AVEVA TENTATO di ridisegnare, con il suo progetto di riforma costituzionale, una “nuova Italia”. Questa nuova Italia aveva un difetto: faceva saltare molte vecchie consorterie, molte posizioni acquisite, metteva in pericolo tranquilli e decennali tran tran. E quindi contro quel progetto si è scatenata una guerra di tutti contro uno: Renzi.

Alla fine hanno vinto. Ma non bastava. Bene o male il 40 per ceto dei cittadini votanti si era dichiarato favorevole. Un grave pericolo. Quindi Renzi andava indebolito: a gran voce se ne sono chieste le dimissioni da segretario del partito (quelle da presidente del consiglio le aveva date subito). Accontentati anche in questo. Solo che le  dimissioni del segretario rendono inevitabile il congresso per la nomina di un nuovo segretario. I sondaggi dicono che Renzi vincerà alla grande contro gli altri due candidati. Di meglio non si è stati capaci di  mettere in campo.

Pericolo: vuoi vedere che ci ritorna fra i piedi? E allora, visto che i suoi fan sembrano tenere duro, si passa alla liquidazione per via mediatica. Disponibile c’è tutto il know how accumulato con Berlusconi. Basta replicare e insistere. Non è nemmeno un lavoro faticoso, si tratta di copia e incolla. Lo si può fare stando in vacanza, dalla terrazza dell’albergo, via wi-fi.

2- MA C’È UN DISEGNO POLITICO DIETRO questa grandinata di attacchi costruiti sulle chiacchiere? Sì. E anche abbastanza scoperto. Con il nuovo sistema elettorale è quasi certo che bisognerà andare a una coalizione. Poiché i rapporti fra il Pd renziano e tutto ciò che sta alla sua sinistra sono pessimi (politicamente e culturalmente), è assai probabile che questa coalizione si faccia con Berlusconi (o con frammenti di quell’area politica), che quindi tornerebbe in gioco. Vade retro.

Quelli che oggi attaccano Renzi sulla base di foglietti trovati in mezzo alla monnezza hanno un progetto molto diverso: il perno del futuro governo deve essere Beppe Grillo, con un appoggio (in posizione subalterna) di un Pd liberato da Renzi e ubbidiente.

Insomma, meglio Di Maio o la Appendino a palazzo Chigi (magari con un Bersani vice-presidente) invece di Renzi o di un suo amico. Meglio, sembra di capire, un ritorno all’Italia anni ’50 (poche auto in giro, poca energia, cibi vegani coltivati sul balcone) che il tentativo di costruire un paese moderno che guarda lontano, che cerca di riavere un suo ruolo importante in Europa e nel mondo.

Questo può sembrare un disegno miserevole, ma è l’unico che sta sulla piazza. Meglio chiunque altro (anche Grillo e la Taverna) di Renzi.

Si può a questo punto recitare un de profundis per gli esponenti di un’area culturale che per anni sono sembrati impegnati a insegnarci la modernità e che invece si stanno rivelando come fior di reazionari: qualunque cosa purché non cambi nulla, stiamo affondando, ma sarà una cosa lunga e nemmeno noi siamo eterni.