Mimmo Lucano, u’ curdu di Riace e il complotto mondialista

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 31 Marzo 2016 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA
Domenico Lucano

Domenico Lucano

RIACE – Mimmo Lucano, u’ curdo di Riace è un uomo fortunato e coraggioso che scommette e vince sugli immigrati con gran voglia di lavorare e vivere in pace o l’agente più o meno inconsapevole del planetario complotto mondialista teso a far fuori la popolazione autoctona, locale, insomma i bianchi puri per sostituirla con più o meno scuretti che lavorano poco pagati (agenti del complotto mondialista anche le infermiere che fanno fuori negli ospedali i vecchietti o i pazienti antipatici)?

C’è un italiano sconosciuto ai più che per la rivista americana Fortune merita di essere annoverato tra le 50 personalità più influenti al mondo. E’ Domenico Lucano, per tutti Mimmo, sindaco di Riace capace di ridare vita al paese che amministra da oltre un decennio grazie ad un programma di accoglienza dei migranti. Un programma in grado non solo di realizzare un modello di integrazione ‘sostenibile’ sia per chi arrivava che per i residenti, ma in grado allo stesso tempo di rivitalizzare l’economia di un piccolo borgo che come molti altri andava lentamente svuotandosi di abitanti. Mimmo Lucano è l’unico italiano che Fortune ha ritenuto meritevole di essere inserito nella prestigiosa lista alla 40esima posizione, giusto davanti, tanto per dire, a Melinda Gates che è 41esima.

Certo una cosa è integrare curdi, cioè una popolazione ad alto tasso di coesione sociale e a buon livello medio di istruzione e altra cosa è integrare fuggiaschi da sparse e scomposte entità tribali dove la sopravvivenza è spesso identificata con la predazione. Ma Mimmo Lucano ha scommesso sui curdi, tanto da meritarsi l’appellativo di u’curdu. Ha scommesso e ha vinto.

“Quando ne divenne sindaco – scrive nel suo Buongiorno su La Stampa Massimo Gramellini -, Riace era un paesino esausto della Locride abitato da quattrocento anziani a cui avevano tolto tutto, persino i Bronzi. Ma un giorno sbarcò un veliero di curdi e il sindaco ebbe l’idea balzana di ospitarli nelle case abbandonate del centro. Dopo 15 anni di cura-Mimmo, oggi Riace si ritrova duemila residenti, un quarto dei quali sono stranieri che hanno riaperto le botteghe artigiane di tessuti e ceramiche. Un modello di integrazione studiato in tutto il mondo”.

Quella di Lucano è la storia di un maestro di scuola diventato sindaco che, sulla fine degli anni ’90, quando a Riace sbarcano 800 rifugiati curdi, decide di non innalzare steccati e barriere. E questo perché comprende che l’arrivo in massa di disperati è anche un’opportunità per rivitalizzare, economicamente e demograficamente, un villaggio che sembrava destinato a svuotarsi dei suoi abitanti.

“Tutto è iniziato per caso, per uno sbarco avvenuto qui nel 1998 – ricorda Lucano -. La comunità locale, in nome di antichi valori mai dimenticati, ha accolto senza paura. Nel 2001 è iniziata un’accoglienza organizzata con il programma nazionale asilo – spiega -. Poi c’è stata la partecipazione del Comune”.

Lucano offrì ai migranti gli appartamenti abbandonati di Riace, spiegò loro che, se avessero voluto rimanere lì, avrebbero dovuto seguire un corso di specializzazione e inserimento al lavoro. Per anni il sindaco, che è finito nel mirino della criminalità organizzata, si è battuto affinché il Ministero dell’Interno abolisse strutture come i Cie e i Cara, rifiutandosi di gestire i flussi migratori con le logiche emergenziali.

“Oggi nella parte alta di Riace la popolazione è composta per la metà di immigrati”, sottolinea Lucano secondo cui questo è un modello d’integrazione che dovrebbe essere ovunque “normale, senza nessuna paura”. “Dove prevale l’umanità – spiega a chi gli domanda si il ‘modello Riace’ sia esportabile -, si tratta sempre di un modello esportabile. Ma ci vuole gradualità e non bisogna essere inseriti nella logica della società moderna che vive con l’ansia e la preoccupazione per l’altro”.

Diciotto anni più tardi, scrive Fortune, “Mimmo ‘u curdu’ – come è ormai soprannominato – ha cambiato il volto di questo piccolo villaggio calabrese, concedendo ospitalità a 6000 richiedenti asilo, provenienti da 20 diverse Nazioni, e ridando slancio all’economia di questo borgo assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento, nel 1972, dei Bronzi di Riace (poi trasferiti a Reggio)”.

Non è l’inserimento nella lista della rivista d’oltreoceano l’unico riconoscimento ricevuto dal sindaco calabrese che già nel 2010 aveva ottenuto un prestigioso premio: terzo classificato nel 2010 tra i migliori sindaci del mondo secondoCity Majors. Nel web sospettoso e dietrologico è stato inserito tra gli agenti del complotto mondialista. La prova? Evidente, lampante: l’articolo di Fortune.