Terremoto: mille euro a metro quadro. Li pagheresti per casa tua?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Agosto 2016 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA
Terremoto ad Accumoli

Foto Ansa

ROMA – Tra mille e duemila euro al metro quadro. Tanto costerebbe mettere in sicurezza e rendere resistenti ai terremoti le case italiane. Una cifra non per tutti abbordabile, anzi. Ci sono nuove tecniche di costruzione e nuovi materiali disponibili. Nonostante lo Stato si faccia già oggi carico di una parte di queste spese – piccola è vero ma comunque meglio di niente – gli italiani non sembrano interessati. Anzi non lo sono affatto, e i numeri stanno li a dimostrarlo, e il più delle volte nemmeno sanno quello che potrebbero e forse dovrebbero fare.

Ma gli italiani sono un insieme impersonale con cui è tra virgolette facile prendersela. La domanda allora è: noi spenderemmo una simile cifra per mettere in sicurezza la nostra casa? “Subito dopo il terremoto dell’Aquila – scrivono Giuliano Foschini e Fabio Tonacci su Repubblica ­, i comuni di Amatrice e Accumoli furono classificati ‘categoria 1’, cioè massimo rischio sismico. L’allora governo Berlusconi stanziò quasi un miliardo da utilizzare entro il 2016 per le zone rosse: i soldi sono gestiti dalla Protezione civile, l’assegnazione ai comuni passa attraverso una graduatoria regionale.

A cosa dovevano servire? Ad esempio a dare contributi ai privati cittadini per sistemare le loro case e renderle più sicure. Lo Stato garantisce da 100 a 200 euro al metro quadrato, per piccoli interventi di consolidamento. Non sono la soluzione finale, ma sicuramente possono limitare i danni durante le scosse più forti e salvare vite. (…)

L’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, fece un tour nel reatino proprio per promuovere la misura, perché nessuno pareva sensibilizzare i cittadini su questa opportunità. In seguito ad Amatrice è accaduto anche che un dirigente poco solerte abbia spedito a Roma le richieste dei suoi cittadini quando ormai erano scaduti i tempi di consegna, facendo perdere così ogni diritto ai finanziamenti a chi (meno di dieci persone) che aveva fatto domanda”.

Meno di dieci persone avevano fatto richiesta per accedere a questi piccoli contributi. Meno di dieci richieste su una popolazione di quasi 3mila residenti fissi che arrivano a 15mila in estate. Segno evidente di una scarsa informazione – tanto che Bertolaso mise in piedi un tour pubblicitario ­, ma anche di uno scarsissimo interesse dei diretti interessati. Esiste, come sottolinea proprio l’articolo di Repubblica, il problema ­burocrazia che rende complesso, troppo complesso ottenere quei finanziamenti come è vero che i 100/200 euro al metro quadrato garantiti dallo Stato non sono la soluzione finale.

Ma sono certamente un inizio. Un inizio che avrebbe potuto salvare delle vite. Ma gli italiani, noi, preferiamo sorprenderci (sorprenderci ancora dopo sette terremoti di fila in relativamente pochi anni) ogni volta che qualche fenomeno ci colpisce salvo poi tornare a far finta di niente sino alla prossima tragedia. La prevenzione non sembra far parte della nostra cultura nazionale né tanto meno di quella personale dove quasi mai si pensa al futuro limitandosi al presente. Quanti infatti hanno speso o spenderebbero i suddetti mille/duemila al metro quadro per consolidare la casa e quanti, invece, preferirebbero un bel televisore più grande?

Al problema del singolo poi si somma quella che Sauro Turroni, l’urbanista e deputato ambientalista che nell’ormai lontano 1993 propose una mappatura del territorio a rischio, definisce l’industria delle catastrofi. Quell’industria che fa girare un sacco di soldi: li fa girare nei puntellamenti degli edifici con i tubi innocenti, affittati a 25 euro per ogni ‘snodo’ come a L’Aquila, e più i muri restano puntellati e le facciate dei palazzi ingabbiate, più denari girano. Li fa girare negli appalti.

E nelle cose che non c’entrano un fico secco – ricorda Sergio Rizzo sul Corriere della Sera ­, come la ‘ripresa produttiva del Molise’ dopo il terremoto del 2002 finanziata con 454 milioni pubblici. Pensate: 1.458 euro per ogni molisano. Una cifra con cui ogni molisano poteva cominciare a rendere sicura la sua casa eventualmente a rischio.