Gli avvoltoi di neve e gelo: frutta e verdura prezzi gonfiati del 100%

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 7 Febbraio 2012 - 14:21 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Insalata più 175%, zucchine più 166%, mele più 120% e via ad andare. Gli avvoltoi dei prezzi volteggiano sempre alti nei cieli italiani. E delle emergenze, vere o presunte, si nutrono. Così, in meno di tre settimane, i prezzi dell’ortofrutta hanno segnato aumenti da capogiro. Tre settimane in cui di emergenze ce ne sono state addirittura due: il blocco dei Tir e il gelo. Una vera manna per gli avvoltoi. Seconda la stima di Coldiretti i prezzi dei prodotti agricoli all’origine sono aumentati di circa il 10%, ma l’aumento per il consumatore finale è stato ben diverso, con punte del 200%. Colpa di una filiera troppa lunga in cui furbi e avvoltoi trovano spazio per inserirsi e lucrare.

Blocco o rallentamento nella distribuzione e soprattutto gelo hanno inevitabilmente fatto lievitare i prezzi dei prodotti agricoli. Si chiama legge della domanda e dell’offerta: ci sono meno zucchine, perché molte sono marcite per il freddo o sono bloccate sui camion che non partono per colpa della neve, e quelle che arrivano sul bancone costano di più. Ma se al campo l’aumento medio è stato del 10%, mentre l’aumento finale è stato di dieci volte tanto, significa che le legge della domanda e dell’offerta non spiega tutto. Una buona fetta dell’aumento finale, anzi la stragrande maggioranza, deriva da qualcos’altro. Qualcos’altro che si chiama speculazione.

Prima del blocco dei Tir e del grande freddo le arance venivano pagate circa 40 centesimi al chilo al campo per essere rivendute a 1 euro. Dopo il blocco dei camion il loro costo finale è lievitato a 1.90 euro e, dopo il gelo, a 2.20. Stesso percorso per le mele: 1.20 al chilo il 15 gennaio, 2 euro dopo i camion e 2.30 dopo il freddo. E ancora le pere: 1.20 a metà del mese scorso, poi 2.20 e poi 2.70 dopo le nevicate. Ma ancor peggio è andata a insalata e zucchine, entrambe vendute a 2 euro al chilo il 15 gennaio e arrivate, la prima, a 4 euro dopo i Tir e a ben 5.20 ora, e a 3.30, le seconde, dopo lo sciopero dei camion, e a 3.80 adesso.

“Bisogna vigilare sulle speculazioni – ha detto il ministro per le Politiche agricole Mario Catania – ma l’unico modo per ridurre i margini di manovra ai furbetti è avere una filiera che funzioni bene in condizioni normali”. Peccato che la filiera nel nostro Paese non funzioni bene neanche in condizioni normali, figuriamoci in casi eccezionali. Anche senza emergenze infatti i passaggi che portano l’ortofrutta dal campo alla tavola sono spesso infiltrati se non del tutto in mano alla criminalità organizzata, quando non sono semplicemente troppi.

“Dovrebbero essere tre – dice il ministro riferendosi ai passaggi della filiera – e cioè produttore, grossista, vendita al dettaglio. Ma da noi sono molti di più”. Una stortura più volte rivendicata dagli stessi produttori che non ci stanno a sentirsi addossare le colpe degli aumenti. Secondo la Cia infatti, passando dal campo alla tavola, il prezzo della zucchina cresce adesso di sette volte. Quello dell’insalata addirittura di dieci. Ed è in quei molteplici passaggi, dove il prezzo lievita senza controllo, che si annidano gli avvoltoi e gli speculatori.

Con il decreto liberalizzazioni arriva ora per i prodotti agricoli l’obbligo dei contratti scritti e del pagamento entro 30 giorni per i prodotti deperibili. Un modo per evitare ricatti e forzature che dalla filiera arrivano sulla tavola sotto forma di prezzi gonfiati. Un modo per tentare di porre un argine alle speculazioni in caso di emergenza come a quelle di tutti i giorni. Basterà? Per saperlo sarà sufficiente aspettare la prossima emergenza.