Banca: il conto è sacro? Sì, ma anche no. Prelievo forzoso colpisce a casaccio

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 19 Marzo 2013 - 15:54| Aggiornato il 20 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un interrogativo, anzi uno spettro in forma di dubbio si aggira e agita da qualche giorno i correntisti d’Europa, sì insomma voi tutti e noi tutti che abbiamo un conto in banca misero o pingue che sia: il conto in banca è sacro oppure no?

La risposta, tutt’altro che rassicurante, è che sì, è sacro, ma anche no. A suscitare le preoccupazioni dei risparmiatori del vecchio continente sono i fatti ciprioti. Nicosia ha bisogno, per rimettere in sesto i suoi conti, di 17 miliardi di euro. Ne hanno bisogno le banche cipriote che altrimenti chiudono e, se chiudono, i conti correnti si azzerano. L’Europa si è detta disponibile a fornirne 10 di questi miliardi, un altro magari lo passa la Bce, ma gli altri 6 li deve trovare il governo di Cipro.

La soluzione, si fa per dire, trovata è stata quella di un prelievo forzoso sui conti correnti dell’isola. Misura che seppure applicata in una realtà piccola e particolare come quella dell’isola al centro di uno scontro tra Grecia e Turchia, fa di fatto cadere un tabù vero e proprio: l’inviolabilità dei conti correnti dei privati cittadini.

Un tabù che se cade fa il rumore e la polvere di un paio di Torri Gemelle del credito e del risparmio: se crolla il tabù della inviolabilità e invulnerabilità dei soldi messi in banca sul conto corrente, allora tutto può crollare nella testa e nell’animo di chi risparmia e di chi affida i suoi contanti e risparmi alle banche. La “soluzione” modello Cipro in un paio di giorni è diventata un fantasma, anzi un incubo. Tanto che il governo cipriota ci sta ripensando, tanto che l’Europa ha fatto sapere: fate come vi pare, cambiate pure basta che i sei miliardi ve li trovate da soli.

Non è in verità quello di Cipro il primo caso nella storia europea di un governo che applica un prelievo forzoso sui conti correnti privati. Lo fece proprio in Italia Giuliano Amato 21 anni fa. Ma tra il caso cipriota e la cronaca italiana corrono due decisive differenza: il prelievo applicato dall’allora governo Amato fu appena del 6 per mille, circa un decimo di quello in vista per i correntisti di Nicosia. La differenza più significativa è però un’altra: la decisione maturata a Roma nel ’92 fu una decisione tutta italiana, una decisione che suscitò proteste e che ancora è impressa nella “memoria da elefante” dei risparmiatori.Che hanno anche “cuore di coniglio” e “gambe di lepre” per cui prendono facilmente paura e fuggono veloci.

Per placare elefante, coniglio e lepre dopo l’ultima grande crisi finanziaria in Italia e in buona parte d’Europa vige una garanzia sui conti correnti bancari fino a 100mila euro, garanzia che dice: anche se la tua banca chiude fino a 100mila euro non perdi nulla. Conti correnti sono sacri dunque fino a 100mila euro a conto. La decisione sul prelievo cipriota rovescia e annulla questa garanzia? Formalmente no, perché chi a Cipro si vedrà sottratto il 3 o il 6 o il 9 o il 12 per cento del conto in banca (nulla è ancora deciso e si sta trattando) riceverà in cambio azioni della banca. Formalmente no, ma sostanzialmente sì, al punto che al Parlamento cipriota non si trova più la maggioranza per ratificare la legge e circola l’idea di esentare dal prelievo-prestito forzoso i conti correnti fino a 20mila euro di deposito.

Scrive il Sole24Ore:

“La verità è che i salvataggi di stati e/o banche nell’Eurozona, proprio alla luce dei casi passati, vengono costruiti ormai coinvolgendo anche i privati per evitare di far pagare il conto del salvataggio totalmente alle casse statali, e cioè ai contribuenti. Per Cipro il coinvolgimento dei privati, andando per esclusione, si è esteso giocoforza ai detentori dei depositi bancari (…) Per rimettere in sesto Cipro e il sistema bancario cipriota occorrono 17 miliardi: ma un prestito allo Stato per quella cifra tonda avrebbe fatto esplodere il debito/Pil fino al 145% se non oltre, portandolo su livelli insostenibili. Esm e Fmi si fermeranno a quota 10 miliardi. Gli altri 7 non dovranno pesare sulle casse dello Stato (e quindi sui contribuenti) ma dovranno arrivare dalle privatizzazioni (1.2 miliardi) e dai creditori delle banche (5.8). (…) Un haircut sui titoli di Stato ciprioti avrebbe colpito in primis le banche domestiche, sottoscrittrici dei bond, aumentando le perdite e quindi le dimensioni della ricapitalizzazione. Il prelievo forzoso sui depositi a Cipro, dunque, appare come una strada obbligata, almeno sulla carta. Per le tasche dei depositanti europei, invece, è un trauma”.

Un trauma vero e proprio che mette in discussione quello che si credeva una sorta di principio irrinunciabile e inviolabile: la sacralità dei depositi privati, almeno sino alla soglia psicologica dei 100 mila euro. In tutta Europa i depositi sono infatti garantiti sino alla soglia dei 100 mila euro. Anche in caso di fallimento della banca in cui si hanno depositati i propri risparmi, i correntisti sono assicurati e riavranno indietro i loro depositi sino, appunto, a 100 mila euro. Sopra nessuna assicurazione ma il prelievo cipriota mette mano anche il di sotto di quella cifra. Un fatto che non solo apre la strada alla paura dei correntisti di altri paesi europei che vedono meno sicuri i loro risparmi, ma che può anche innestare una sorta di fuga di capitali dai paesi meno solidi.

Se infatti appare assai improbabile che altri, Spagna o Italia ad esempio, mettano mano ai conti dei loro cittadini, appare invece assai concreto il rischio che i correntisti dei paesi economicamente più fragili decidano di portare i loro soldi la dove sarebbero più al sicuro, ad esempio nella solidissima Germania, ora che il tabù inviolabilità e stato rotto.

Nessun pericolo, almeno nel breve termine, che le misure cipriote trovino omologhe applicazione nel continente. Quello che è però certo è che costituiscono un precedente, un precedente che tocca un nervo particolarmente sensibile dell’essere umano, i soldi, e che non passerà probabilmente senza lasciar traccia.

Tanto più che il prelievo forzoso inevitabilmente quando colpisce colpisce a casaccio: salvi i poveri escludendo dal prelievo chi h in banca solo 20 o 50 mila euro? Mica tanto: se uno ha appena finito di comprare una casa da due milioni di euro e il giorno del prelievo è rimasto con soli 20mila euro sul conto, è povero? E se uno sul conto ha 80mila euro ma sono la sua liquidazione dopo 40 anni di lavoro e il prelievo arriva proprio quel giorno lì, quello che la liquidazione gli è stata accreditata in banca, allora è ricco?