Berlusconi decadenza vien di notte. Lacrime di Silvio. Da Vespa o in Senato?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA

berlusconi_pensieroso_lpROMA – Si vota, è ormai notte, si è fatta notte al Senato, la notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 novembre. Si vota dopo ore e ore di votazioni: i senatori di Forza Italia hanno per tutto il pomeriggio e la sera proposto ogni possibile tipo di obiezione e rinvio. Una mano l’hanno avita anche da Casini e dall’Udc, non dai “montiani”. Mozioni e interventi, interventi e mozioni per fermare, ritardare, allungare, teatralizzare il più possibile il voto dei senatori sulla decadenza da senatore appunto di Silvio Berlusconi, decadenza a norma di legge a seguito della condanna per frode fiscale.

A notte si vota, si è fatta notte ma non l’alba del giorno dopo perché Forza Italia resiste ma gli altri non cedono. A notte, ad una certa ora tra la sera e la notte, Pietro Grasso conta i voti e pronuncia la decadenza, scandisce la formula di rito. Berlusconi osserva, ascolta. E’ il momento culminante della rappresentazione. Prima, prima di ascoltare la formula conclusiva, Berlusconi aveva parlato. E aveva alternato, mischiato il tono dell’orgoglio con quello del lamento, la minaccia con il pianto. La voce di Berlusconi aveva tremato d’ira funesta e di auto commiserazione, la voce si era impastata in qualche lacrima. Ora, al momento culminante, i senatori di Forza Italia in aula tentano, insieme ai deputati di Forza Italia che sono entrati a Palazzo Madama (non in aula) e insieme ai militanti chiamati a star fuori da Palazzo Grazioli, tentano, praticano u n sit-in che vuol diventare catena. Impedire di fatto o almeno rappresentare una catena umana che impedisce l’espulsione del loro leader dal Senato.

E’ la cronaca, immaginaria ma non tanto, di quel che accadrà tra 24 ore o poco più. L’unica incertezza è se le lacrime di Berlusconi sgorgheranno da Bruno Vespa, a Porta a Porta (Berlusconi ci va di sicuro) o nell’aula del Senato.

Domani sera, alle 19.00, si voterà la decadenza del senatore Silvio Berlusconi. Sarà il “gran giorno”, l’appuntamento decisivo della partita iniziata quest’estate con la sentenza della Cassazione. Un appuntamento che da mesi si aspetta ma che, a 24 ore e poco più di distanza, ha dei contorni ancora tutt’altro che definiti. Sarà in Aula il Cavaliere? E se sì, prenderà la parola? O al contrario preferirà scegliere la piazza? Quale “tattica” sceglieranno i forzisti e come si comporteranno gli altri gruppi, grillini in testa? La verità la scopriremo solo domani. Come in una partita di calcio le formazioni resteranno segrete sino all’ultimo ma, delle ipotesi, si possono fare già da ora.

“L’ora è certa, si voterà alle 19.00”, ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso. In realtà però, anche sull’ora, le certezze non sono affatto tali. Ostruzionismi vari potrebbero infatti far slittare il voto. Sempre che gli altri appuntamenti in calendario a palazzo Madama vengano licenziati nei tempi stimati, primo fra tutti il voto sulla legge di stabilità che sarà votata oggi a partire dalle 20.30.

L’incognita principale non è però l’ora del voto, ma cosa farà il Cavaliere. Deciderà di essere presente in Aula, e quindi di votare e di parlare o, al contrario, affiderà la difesa ai suoi irriducibili e attenderà l’esito del voto in piazza insieme ai suoi sostenitori?

Essere domani in Senato darebbe a Berlusconi la possibilità di dare un maggior spessore alla sua difesa, affrontando de visu l’Aula. E gli offrirebbe anche la possibilità di controllare maggiormente i suoi, oltre che di portare una più forte pressione psicologica su quelli che sino a ieri erano “suoi”. Essere a palazzo Madama offrirebbe poi al Cavaliere la possibilità di parlare, di fare il suo “teatro”. Le apparizioni di Berlusconi in Parlamento sono infatti rare, ma ogni volte accompagnate da un qualche “colpo di teatro”, ultimo in ordine di tempo la fiducia votata a sorpresa poco più di un mese fa al governo Letta. E allora potrebbe l’ex premier sciorinare un discorso di difesa, ma anche di supplica o di piagnisteo. Potrebbe minacciare, come più o meno ha fatto nelle ultime uscite, o piegarsi e chiedere ai colleghi senatori un atto di pietà. O potrebbe decidere di rilanciare, come si fa a poker, e attaccare quelli che gli hanno voltato le spalle come quelli che sono stati sempre suoi avversari.

D’altro canto però la presenza in Aula esporrebbe il Cavaliere anche al rischio umiliazione: “Prego gli uscieri di accompagnare fuori il signor Berlusconi”, queste parole, ad esempio, potrebbero risuonare nell’Aula a voto concluso. L’esito della votazione appare infatti scontato, che si proceda con voto palese o meno. Ma la realtà è spesso più dura di quanto ci si possa aspettare. E in questo caso le variabili impazziscono. Come reagirebbe infatti l’ex premier all’invito ad uscire? Potrebbe accettare ma anche vestire i panni di un novello Gandhi, rifiutandosi di lasciare lo scranno. E con lui, come reagirebbero i suoi fedelissimi? Con composto e forse sdegnato silenzio accetterebbero le decisioni dell’Aula o, al contrario, ingaggerebbero un non singolar tenzone con i commessi? Visti i precedenti e conoscendo il carattere “focoso” di alcuni senatori forzisti, e leghisti, che alla decadenza diranno no, tutto è possibile.

E poi, poi c’è e ci sarà anche un poi. Non solo la condotta di Berlusconi condizionerà se non il risultato almeno lo svolgimento della partita in programma domani, ma anche l’atteggiamento che gli altri attori terranno. Pd e Ncd voteranno per la decadenza, come altri gruppi “minori”, e quasi certamente non faranno nessun “teatro”. Ma come si comporteranno invece i grillini? Gli eletti pentastellati si sono già ampiamente segnalati per i loro comportamenti fuori dagli schemi della “politica classica”, ed è quindi lecito aspettarsi che così possano fare anche in futuro e domani.

Quello che è certo, invece dell’ora, è che quella di domani, pur con il risultato più o meno scontato, sarà una partita spettacolare. E per nostra fortuna potremo seguirla in diretta tv.