Berlusconi, l’altro alleato, la lista inquisiti: Cosentino, Papa, Milanese…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Gennaio 2013 - 16:00 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi e Nicola Cosentino (LaPresse)

ROMA – “Puntiamo al 40%” fa sapere Silvio Berlusconi, rincuorato e rinfrancato dall’accordo appena stretto con la Lega. Un traguardo, il 40%, che il Cavaliere forse pensa e spera di raggiungere davvero. Non solo grazie all’appoggio di Roberto Maroni e del popolo del nord, ma anche grazie ad un altro suo alleato, un partito senza logo ma il cui nome può esser riassunto ne “la lista degli inquisiti”. Non se ne abbia il Cavaliere per la scelta del nome, come certo non se ne crucceranno i rappresentanti/candidati. Inquisiti lo sono nei fatti, è un fatto che vanno a raggrupparsi in una lista. Lista che è di fatto l’altro alleato del Pdl e che ha i connotati soprattutto nel Grande Sud di Gianfranco Micciché. Inquisiti non vuol dire colpevoli, a norma di legge ci si può candidare.  Presentabili e candidabili, ma tutti rigorosamente come minimo indagati, frequentemente rinviati a giudizio e talvolta persino condannati. Una rosa di nomi che va da Nicola Cosentino a Marcello Dell’Utri, passando per Marco Milanese e Alfonso Papa, e un elenco di capi d’imputazione che va dal concorso, esterno, in associazione mafiosa al peculato.

In un momento in cui le coalizioni sono ancora in via di definizione è evidente che anche le liste dei candidati siano ancora in divenire. Ma nonostante le candidature non siano ancora state depositate né tantomeno ufficializzate, già qualcosa trapela su quali saranno i nomi che le comporranno. Soprattutto sul destino dei “big” uscenti i dubbi sembrano ormai solo di facciata. Nel centrosinistra e nel Pd alcuni dei “grandi vecchi”, leggi Walter Veltroni in primis, hanno deciso di lasciare il Parlamento mentre altri, vedi Rosy Bindi, hanno chiesto una deroga per ripresentarsi scaduto il limite di mandati. Ma un’altra caratteristica accomuna diversi “big” di quella che era la maggioranza di centrodestra: l’avere guai con la legge.

La norma appena introdotta sulla cosiddetta incandidabilità stabilisce che non si possono presentare agli elettori cittadini con sentenze passate in giudicato superiori ai 2 anni di reclusione, con l’esclusione di diverse tipologie di reato. Tutti i membri del “partito degli inquisiti” sono ovviamente in regola con quest’ultima legge che, a detta di molti critici, ha lasciato non a caso maglie troppo larghe. Ma l’essere a posto con le norme sull’incandidabilità non rende questi futuribili candidati presentabili secondo norme diverse e non scritte, come l’etica e l’opportunità. Ma in quella che era la casa delle libertà c’è evidentemente ancora posto per tutti. Il 40% è un obiettivo lontano, anzi lontanissimo, e per raggiungerlo, come ama dire il Cavaliere, bisogna lavorare tutti insieme. Non si butta niente, inquisiti compresi.

Il ruolo di capolista di questo schieramento alleato e parte del Pdl spetta senza dubbio a Nicola Cosentino. Quel Cosentino indagato per associazione esterna in associazione camorristica, quel Cosentino per cui il giudice napoletano Eduardo De Gregorio ha parlato di “nuove iniziative illecite” in vista della rielezione, quel Cosentino che è accusato di essere il referente politico dei Casalesi sarà lo stesso Cosentino che si avvia ad essere il numero 2 nella lista per il Senato targata Pdl, preceduto solo dall’ex ministro Nitto Palma. Visti i tempi però anche il Pdl ha avuto e sta avendo qualche imbarazzo con alcuni nomi e così, contenitore privilegiato del partito degli inquisiti, si è candidato a diventarlo Grande Sud.

Con Micciché è in trattativa Clemente Mastella e, soprattutto, Marcello Dell’Utri. Lo storico compagno di Berlusconi sembra fuori dalle possibili candidature col Pdl, la macchia del concorso esterno in associazione mafiosa pesa, e sembra destinato anche lui a finire nelle liste di Grande Sud, benedetto dal Cavaliere: “Per loro – riferito alla formazione di Micciché – sarebbe un arricchimento”. Come Mastella e Dell’Utri, anche Americo Porfidia potrebbe trovar casa in Grande Sud.

Aspirano invece ad un posto alla Camera nella liste del Pdl Alfonso Papa, Luigi Cesaro, Antonio Landolfi, Vincenzo Nespoli, Marco Milanese, tutti inquisiti ma non condannati. E poi Enrico Sica, indagato per associazione segreta insieme a Flavio Carboni, quel Sica che teneva un dossier falso per infangare Stefano Caldoro, che ha trovato una nuova comoda collocazione nel neo movimento di Giampiero Samorì, i “Moderati italiani in rivoluzione”, apparentato al Pdl. Candidature che possono apparire incompatibili con il nuovo corso sbandierato e rivendicato dalla Lega, ma le apparenze, spesso, ingannano.