Bollo auto in pensione e benzina più cara. Chi guadagna o no

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 5 Maggio 2016 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA

ollo

Bollo auto

Bollo auto

ROMA – In pensione prima del tempo i nati tra il ’51 e il ’53, e in pensione il bollo auto. Tra i tanti  annunci e le molte promesse fatte dal premier Matteo Renzi nelle ultime ore, sono quelle che  riguardano le pensioni, vere e figurate, quelle che più colpiscono l’elettorato. E proprio perché così  d’appeal per chi va a votare, queste promesse è probabile che diventino realtà. Specie quella  relativa alla prossima abolizione dell’odiata tassa sul possesso dell’automobile. Abolizione che sarà  finanziata da un aumento delle imposte sui carburanti, cioè da un aumento delle tasse sulla  benzina. Ma a queste condizioni, chi ci guadagnerà e chi ci rimetterà? Di sicuro ci guadagnerà chi  con l’auto fa pochi chilometri e consuma, di conseguenza, poco. Ci rimetterà invece chi, ad  esempio, il bollo oggi non lo paga, sfruttando piccole e grandi furbizie.

“Ha iniziato a parlare alle 8,15 dai microfoni di Rtl, ha proseguito nel pomeriggio a Montecitorio  in aula e poi alla buvette, per finire la sua maratona attorno alle sette della sera con “Matteo  risponde”: per il presidente del Consiglio dodici ore di parole quasi ininterrotte – ricostruisce La  Stampa ­. Una bulimia esternatoria che ha consentito al capo del governo di produrre diversi  annunci, alcuni sotto forma di promesse, altri con una maggiore consistenza. Che sono almeno  quattro: l’Ape (Anticipo Pensionistico) che in futuro potrebbe permettere ai nati tra il 1951 e il  1953 di andare in pensione prima del tempo debito; la possibile abolizione del bollo auto con  l’aumento del prezzo della benzina; il bonus 80 euro allargato agli immigrati con permesso di  soggiorno; le semplificazioni per gli “utenti” di Equitalia”.

Contenuto a parte,‘l’annuncite’ del premier è figlia dei sondaggi e della stagione elettorale che si va  aprendo con le prossime amministrative e che culminerà nel voto sul referendum costituzionale  d’autunno. I sondaggi fotografano un governo e un primo ministro in calo di consensi, leggero ma  costante, e un Pd in un’analoga situazione. A Roma le rilevazioni indicano la candidata del Cinque  Stelle Virginia Raggi in forte ascesa, con qualcuno che stima per lei percentuali sopra il 35%. Ed  anche i dati ufficiali sono eloquenti: l’ultimo sondaggio di Euromedia Research, guidata da  Alessandra Ghisleri, segnala un costante arretramento nella fiducia nei confronti del governo (­0,2  per cento), del presidente del Consiglio (­0,4 per cento) e del Pd, arretrato al 30,5 per cento, solo  quattro punti in più del Cinque Stelle, salito al 26,5.  Una situazione che obbliga Renzi ad una piccola controffensiva per riguadagnare il terreno  perduto: perché se è vero che sulla tornata di amministrative il premier ed il governo hanno già  messo le mani avanti sottolineando che non di consultazione politica si tratta – a prescindere da  quanto poi questo possa realmente essere sostenibile ­, è anche vero che Renzi ha legato  direttamente la sua sopravvivenza politica all’esito del voto referendario. E per quanto si possa  essere originali e fantasiosi non c’è argomento capace di spostare voti più forte di quello del vil  denaro. Ecco quindi gli annunci e il perché alcuni di questi si tradurranno con quasi assoluta  certezza in provvedimenti reali. A cominciare dall’abolizione del bollo auto.

Di cancellare la tassa di possesso dell’automobile (ed anche dei motocicli e delle altre categorie)  non è la prima volta che si parla ed anzi, una soluzione in questo senso, non aveva trovato posto  nella legge di stabilità dello scorso anno solo all’ultimo minuto. Il punto è, in primis, come  finanziare l’abolizione della tassa e il conseguente introito di oltre 6miliardi di euro l’anno. Un  problema complesso che non è però così drammatico per l’esecutivo perché sono, i soldi del bollo,  soldi che vanno a finire alle Regioni e non a Roma. Destinatario a parte la soluzione trovata  sarebbe quella di aumentare le accise sui carburanti. Idea partorita nei giorni scorsi da una proposta  di legge a prima firma Roberto Caon, deputato di Fare!, il movimento di Flavio Tosi. Proposta che  prevede di sostituire l’imposta di possesso con quella sui consumi, aumentando l’accisa di circa 12  centesimi al litro. In questo modo si avrebbe un incasso certo con il beneficio di essere a prova di  evasione, oltretutto sottolineando il principio per cui “chi più inquina, più paga”.

Quando la novità arriverà, superata la felicitazione iniziale ed in qualche modo elettorale degli  italiani, non per tutti questa si tradurrà in vantaggi. Ci guadagnerà infatti chi, come detto, ogni  anno percorre pochi chilometri ed ogni anno paga regolarmente il bollo. E chi guadagnerebbe  anche l’ambiente con ogni probabilità perché, con l’aumento delle accise, si affermerebbe il  principio secondo cui “chi più inquina, più paga”, spingendo gli automobilisti a scegliere auto più  efficienti e quindi meno inquinanti.  Ci rimetterà però qualcun altro: chi con l’auto lavora e macina molti chilometri in primis.  L’abolizione del bollo e l’incremento delle accise amplierebbero infatti la platea di coloro che  partecipano all’esborso dei succitati 6miliardi e passa di euro. Attualmente il bollo interessa coloro  che risultano essere proprietari di un veicolo registrato in Italia. Con il passaggio al pagamento  delle accise si coinvolgerebbero anche i numerosi turisti europei che ogni anno attraversano il  confine per una vacanza in Italia, ma anche camionisti che percorrono lo stivale per lavoro. La  categoria che pagherebbe però maggiormente per l’abolizione del bollo auto è quella dei furbetti  nostrani. E’ sempre più numeroso, infatti, l’esercito di coloro che immatricolano la propria auto  all’estero in Paesi dove non si paga il bollo e magari i costi per l’assicurazione auto sono più  contenuti. Le mete preferite dai furbetti italiani sono Bulgaria e Romania, dove i premi assicurativi  sono bassissimi e il bollo auto non esiste. Dati alla mano quasi il 10% delle auto in circolazione (4  milioni circa) risultano immatricolate all’estero.