“Mi hai distrutto la vita” e l’autista bus caccia i passeggeri “brutti stronzi”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 6 Dicembre 2013 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA

autobusROMA – “Cos’altro vuoi da me, mi hai distrutto la vita… Non c’ho più una lira!!!”. “E voi, brutti stronzi, scendete tutti!”. E, obbedientemente, gli “stronzi” scendono. E’ la scena cui ieri hanno assistito e partecipato i passeggeri di un autobus della linea 44, a Roma. Il virgolettato è dell’autista del mezzo che, alle prese con una lite telefonica con quella che è verosimilmente l’ex moglie o partner, o in procinto di diventare ex, ha prima accostato e fermato il suo bus per litigare tranquillamente e poi, provato nervosamente dalla conversazione, ha lasciato i passeggeri a terra inserendo la scritta deposito nel lunotto del mezzo pubblico e sparendo nel traffico della capitale. L’Atac ha fatto sapere che avvierà un’indagine interna.Sai che indagine…

Teatro della vicenda una nota e relativamente tranquilla via della Roma borghese, via Dandolo a Monteverde. Sono più o meno le 8 del mattino, orario in cui sui mezzi pubblici siedono per lo più studenti diretti a scuola o all’università, ed impiegati che si avviano verso l’ufficio. Ognuno con la sua dose di fretta, di ritardo, di problemi. Ognuno alle prese con lo stress della vita quotidiana, con i problemi del traffico. Eppure tutti, nessuno escluso, almeno a quanto raccontano i testimoni diretti, ha minimamente protestato. Incassato lo “stronzi” tutti, docilmente, hanno abbandonato il bus. Qualcuno ha cercato un taxi, altri hanno preferito aspettare l’autobus successivo e, molti, nell’attesa hanno commentato i fatti. Ma nessuna protesta.

Scrive Massimo Gramellini su La Stampa di oggi:

“L’autista del 44 accosta il bestione e scende in strada a telefonare. I passeggeri, una cinquantina tra studenti e impiegati, seguono il dramma con gli occhi collosi delle otto del mattino. (…) Attraverso le porte aperte del 44 risuona la voce dell’autista, alle prese con l’autopsia del suo matrimonio già declinato in divorzio con contorno avvelenato di alimenti: ‘Mi hai distrutto la vita! Lo vuoi capire che non c’ho una lira?’ Seguono insulti mescolati ai lamenti. L’uomo chiude la telefonata con l’ex moglie, risale a bordo e scoppia in lacrime. ‘Scendete subito, brutti stronzi’, intima alla pregiata clientela. Nessuno si ribella, scendono tutti. L’autista accende la scritta Deposito e si allontana col suo destriero di latta verso Trastevere, mentre i passeggeri disarcionati si mettono in attesa del bus successivo, augurandosi che sia guidato da un single. (…) In qualche altra parte di mondo un dipendente che interrompe il pubblico servizio per una faccenda privata e ne scarica le conseguenze sui cittadini verrebbe linciato. Ma nella patria del melodramma e delle fiction sbrodolone la fragilità emotiva, purché platealmente esibita, è un’attenuante formidabile. Davanti allo spettacolo del suo dolore, quei passeggeri non si sentivano contribuenti defraudati, ma spettatori paganti. Almeno quelli che avevano pagato il biglietto”.

Ed anche senza voler essere maligni non è scorretto pensare che, quelli che il biglietto l’avevano pagato, non fossero poi molti. Così va a Roma. Ma il da là di quello che succede ai titoli di viaggio capitolini, stupisce la reazione dei passeggeri. Il crollo di nervi dell’autista, la sua sfuriata e soprattutto la sua reazione contro i passeggeri sono infatti senza dubbio esagerate e sbagliate, ma umanamente comprensibili. Dietro quel virgolettato ci può essere infatti un mondo, il dolore che accompagna una separazione, i problemi economici che ne conseguono, i drammi legati magari alla gestione dei figli.

Ma mandare a quel paese i passeggeri e, cosa peggiore lasciarli a piedi, non si può fare. Si chiama, come giustamente sottolinea Gramellini, interruzione di pubblico servizio. E il pubblico in questione dovrebbe mal tolleralo. Scrive il vicedirettore de La Stampa di passeggeri sopraffatti dallo spettacolo nel paese del melodramma. Ed è vero che l’Italia è il paese del melodramma, ma è anche vero che sui passeggeri può ed ha probabilmente pesato il ragionamento “meglio non contraddirlo”. Pensiero figlio di una saggia prudenza che suggerisce di non innervosire chi già ha perso il controllo.

Quale che sia la verità rimane il fatto. Rimane l’immagine dell’autista che scarica i “brutti stronzi”, accende la scritta deposito e se ne torna a casa lasciando tutti a piedi. Un siparietto che ha trovato spazio, poco, sui quotidiani di oggi e che, in fondo, almeno a Roma non ha stupito quasi nessuno. Provate però ad ambientare la stessa situazione in qualsiasi paese scandinavo o semplicemente europeo, anche latino, provate… Ed immaginate le reazione degli astanti.