Chi sposta la Concordia? Palloni, cassoni o chiatte la soluzione non c’è

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Marzo 2012 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA

La Costa Concordia, ormai parte del paesaggio del Giglio (Lapresse)

ISOLA DEL GIGLIO – C’è da spostare una nave! Palline o palloni, pontoni oppure argani e chiatte, o ancora cassoni in acciaio, il come non è stato ancora deciso. Ma che il relitto della Costa Concordia debba essere portato via dall’isola del Giglio è un fatto. A poco meno però di due mesi dal giorno del naufragio, la nave adagiata su un fianco, continua a far bella vista di sé e a caratterizzare il panorama dell’isola toscana. E così sarà, senza ombra di dubbio, anche quest’estate. Quale che sarà il modo scelto per portarla via infatti non sarà certamente una cosa breve, tra sei mesi e un anno e mezzo stimano gli esperti. Molti i problemi, in primis la tutela dell’ambiente e non ultimo le dimensioni della nave che somiglia ad un paese galleggiante, anzi, ex galleggiante.

Francesco Salvi, qualche anno fa, cantava “c’è da spostare una macchina, quella macchina là devi metterla qua”, e sostituendo “macchina” con “nave” il motivetto potrebbe certo tornare attuale. Davanti al porto del Giglio da ormai 60 giorni giace il relitto della Costa Concordia. In questi due mesi molto è stato fatto, sono stati recuperati corpi delle vittime (ne mancano ancora 7 però) e quasi tutto il carburante è stato recuperato e “succhiato” via. Resta però da fare la cosa forse più importante, cioè togliere di lì quel gigante d’acciaio. Ma non si è ancora capito come.

All’indomani del naufragio la Costa contattò le dieci più importanti ditte del settore per appaltare il recupero della nave. Di queste, al 3 marzo, giorno della scadenza della gara, hanno risposto in 8. I dettagli delle proposte fatte dalle singole società, non in termini di denaro, dato che riguarda la sola Costa, ma in termini di modalità ancora non si conoscono. Verranno probabilmente presentati al sindaco del Giglio e ai suoi abitanti in uno dei prossimi incontri settimanali. La scelta poi verrà fatta entro la fine del mese da un comitato tecnico composto da rappresentanti di Costa Crociere, Carnival Corporation, Fincantieri, Rina ed esperti del settore, che valuterà le proposte insieme al Comitato Scientifico delle Protezione Civile.

Molte sono le difficoltà da affrontare. E se ad un profano il problema maggiore potrebbe sembrare essere quello delle dimensioni della Concordia, in realtà la vera difficoltà da superare è quella legata all’ambiente. Il relitto si trova infatti a pochi metri dalla costa all’interno di un ambiente naturale unico e molto delicato in un’isola che, tra l’altro, di turismo in buona parte vive.

L’unica ipotesi sinora certamente scartata da Costa è quella di fare a pezzi la nave, tagliandola a “fette” sul posto in modo da renderla più facilmente trasportabile. Ipotesi questa che per gli esperti del sito di Scientific American è quella che darebbe più, come sostiene Mike Lacey, segretario dell’International Salvage Union, l’associazione delle società di recupero. Scartata però perché creare un cantiere del genere in loco avrebbe un impatto ambientale troppo elevato.

Ma nemmeno le altre ipotesi sono però sicure dal punto di vista ambientale. E al di là delle comprensibili richieste degli abitanti dell’isola, è in realtà impossibile pensare ad un recupero a costo zero per l’ambiente. E’ infatti difficilmente pensabile che sia possibile sollevare, svuotare e rimuovere una struttura di 300 metri per 60 e di oltre 112mila tonnellate, tra l’altro piena d’acqua e materiali inquinanti, senza lasciar traccia.

Scartata l’idea di farla a fette l’alternativa è quindi quella di rimettere a galla la Concordia e rimorchiarla via. Tra le ipotesi per il sollevamento l’uso di palloni, di argani ancorati sulle chiatte, di pontoni con verricelli, di cassoni in acciaio fissati ai lati della nave come giganteschi salvagenti stabilizzatori. Ma anche chiatte e pontoni andrebbero ancorati al fondale, danneggiandolo. Chiudere poi la falla apertasi con l’urto significa saldare oltre 100 tonnellate di lamiera sagomata. Quella che si potrebbe definire una bella gatta da pelare… Intanto, la Costa Concordia, rimane lì dov’è.