Le corse dell’evasione: banconote in borraccia, soldi all’estero in bici

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 16 Gennaio 2012 - 14:53 OLTRE 6 MESI FA

SAN MARINO – Sulle strade solitamente pianeggianti della Romagna i gruppi di ciclisti, le corse amatoriali sulle due ruote, fanno praticamente parte del paesaggio. Terra di ciclismo e di ciclisti, terra che ha dato i natali ad uno come Marco Pantani e terra che ne ha visto i successi. Ma non tutti possono essere campioni del pedale, e allora qualcuno si arrangia. Molte di quelle strade portano a San Marino, paradiso fiscale nostrano, e allora perché non unire l’utile al dilettevole portando un po’ di contanti all’estero in tutta sicurezza? E così le borracce si riempiono di banconote e nessuno può farci niente. Chi può fermare infatti una corsa ciclistica e controllare tutti i partecipanti? In pratica nessuno.

Sistema antico quello di nascondere i soldi nelle borracce o comunque sfruttando la relativa invulnerabilità ai controlli delle corse ciclistiche. Ma sistema che, con controlli tecnologici sempre più stringenti, è tornato di moda. Le corse sono tante, praticamente una ogni fine settimana, e i corridori ancora di più. Il sistema è semplice: invece dell’acqua o della bevanda energetica di turno, la borraccia della bicicletta si riempie di banconote, e con il taglio dei 500 euro di contanti se ne possono mettere molti. Si parte e, una volte in cima al Titano, una breve sosta ad uno sportello bancario, o anche ad un bancomat di ultima generazione, quello cioè dove si possono anche effettuare i versamenti, poi di nuovo in sella verso la Romagna e il gioco è fatto e i soldi sono all’estero.

Peccato però, verrebbe da dire, che San Marino non sia più quella di una volta. Un tempo, i soldi occultati presso la repubblica del Titano sfuggivano al fisco italiano ma venivano reinvestiti per lo più nei dintorni. Con ovvi benefici per l’economia locale. Testimonianza ne sono anche le vestigia immobiliari sparse nella zona. Oggi invece quei soldi transitano soltanto, nella maggior parte dei casi, per San Marino. La loro destinazione finale è spesso un’altra, più lontana e più sicura: la sempreverde Svizzera, Lussemburgo, le classiche Cayman o le new entry del sud est asiatico. E l’economia locale ne risente.

Non vuol essere naturalmente un elogio dell’evasione. Se tutti pagassero quello che devono dove devono, senza ricorrere a corrieri, ciclisti, borracce, prestanome o quello che sia, l’economia tutta, non solo della Romagna, sarebbe ben più “contenta”. E’ un fatto però, come raccontava qualche giorno fa Stefano Elli sul Sole24Ore, che intorno a San Marino c’è ormai terra bruciata. “C’è il ristoratore di 74 anni di Domagnano che, affidato dalle banche, ha costruito accanto alla trattoria le case per le figlie e altre abitazioni. Ora le banche rivogliono i soldi. Lui sta cercando di vendere. Non ci riesce. E c’è l’avvocato di grido che ha investito milioni di euro in immobili in un mercato grippato. La crisi sta anche nella desolazione di un palazzo pomposamente battezzato World Trade Center. L’ha progettato Sir Norman Forster, baronetto e archistar: quello di Milano Santa Giulia. Un tempo qui c’era una banca un albergo in stile giapponese molto trendy (fallito). All’interno lunghi corridoi vuoti. E un enorme parcheggio. Vuoto anche lui. E ancora: area industriale di Rovereta, circondata di outlet di abbigliamento con insegne in cirillico (perché qui i russi sono ovunque) Qui c’è un centro uffici che si chiama la Piazza. Entrarci è un’esperienza metafisica. Dovrebbero girarci un film. Centinaia di porte si aprono lungo corridoi senza fine. Tutto deserto. C’è nessuno. Sui vetri decine di cartelli: affittasi”.

Reinvesti in loco o meno, i soldi al Titano continuano a salire, anche in bicicletta, perché come spiega un finanziere del nucleo di polizia tributaria di Rimini “provateci voi a fermare una gara di ciclisti dilettanti lanciati sulla strada consolare che va da Rimini a San Marino. Se si fa male qualcuno?”.