Destra perde le città, sinistra perde le politiche. Verso bis del ’93/94

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 7 Marzo 2012 - 15:47 OLTRE 6 MESI FA

Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani (Lapresse)

ROMA – Poco meno di 20 anni e la storia sembra ripetersi. Non parliamo della storia con la “S” maiuscola, ma più banalmente della storia politica italiana. Era il 1993 quando quelli che allora si chiamavano “progressisti”, cioè il centro sinistra in senso lato, stravinse le elezioni amministrative. Nemmeno un anno dopo però, lo stesso schieramento che si preparava a festeggiare una vittoria anche nelle elezioni politiche, la “gioiosa macchina da guerra” subì invece una pesante batosta dal neonato partito di Silvio Berlusconi.

Oggi, 19 anni dopo, il copione che si sta preparando sembra avere la stessa trama. Il 6 maggio prossimo ci sarà un’importante tornata di elezioni amministrative. Si voterà in un migliaio di comuni, tra cui 28 capoluoghi di provincia. Di questi, 10 sono al Nord. E anche quest’anno, come nel ’93, si profila una larga vittoria per il centrosinistra, anzi più sinistra che centro visto che si presenta in genere sotto la forma dell’alleanza tra Pd, Idv e Sel. Il centrodestra è a pezzi, sono queste amministrative la prima consultazione post Berlusconi e l’alleanza che aveva portato il centrodestra a vincere l’ultima volta si è sbriciolata. Pdl e Lega vanno l’un contro l’altro davanti agli elettori.

L’Udc ha lasciato da tempo il Pdl, poi è arrivata la separazione con Fini e, ultima in ordine di tempo, la rottura con la Lega. Ammessa ora anche dal segretario pidiellino Angelino Alfano. In molti seggi gli elettori si troveranno di fronte alla scelta tra un candidato della sinistra, uno espresso dal Pdl, uno dalla Lega e uno dal Terzo Polo. Certo, nei Comuni più grandi ci sarà il ballottaggio, ma questa frammentazione non è certo un buon viatico per il centro destra. E se poi la si somma al non certo splendido lavoro fatto dal loro governo, si capisce perché in molti diano il risultato elettorale già per scontato.

Già nelle amministrative del 2011 erano emerse le difficoltà dello schieramento del Cavaliere al Nord e non solo. Allora il centrosinistra vinse in trenta comuni superiori ai 15mila abitanti su 39, contro i 17 precedentemente amministrati, mentre il centrodestra precipitò da 22 a 9. E allora Pdl e Lega erano ancora uniti e non era ancora iniziata l’era Monti. La rottura con la Lega farà forse meno danni al Sud, ma nel meridione ci sarà il Terzo Polo a far da concorrente al partito del Cavaliere, e non è affatto escluso che proprio il candidato espresso dal trittico Casini-Fini-Rutelli sia quello che si andrà a giocare il ballottaggio in molti comuni.

Frammentazione, crisi politica, Lega in corsa solitaria… tutti elementi presenti anche nel ’93. Allora il centrosinistra vinse, anzi stravinse. Ma quella vittoria fu solo il primo tempo del copione che si va ripetendo. E il secondo tempo fu di tutt’altro tono per i Progressisti di allora. Alle elezioni politiche successive, il centrosinistra si presentò come un’allegra macchina da guerra pronta, finalmente, a guidare il paese. Ma perse. E in parte proprio a causa del successo nelle precedenti amministrative. Successo che fece forse sottovalutare ai leader di allora la reale forza dei rivali e che, soprattutto, ebbe l’effetto di riunire tutti gli elettori di destra o di centrodestra sotto il cappello dell’allora neofita Berlusconi.

Le politiche di 20 anni fa, quelle che segnarono l’inizio del Berlusconismo, quelle della discesa in campo, quelle dell’occasione persa dalla sinistra evidenziarono che uniti a sinistra e solo a sinistra, alle politiche, difficilmente si vince. Elezioni successive hanno poi mostrato che, anche quando si vince, rimanere uniti è difficilissimo, ma questa è un’altra storia. Il punto è che uno schieramento Pd-Idv-Sel, fortissimo alla amministrative, rischia nuovamente di funzionare da aggregatore per lo schieramento rivale. Non è certo l’anacronistica paura dei comunisti che evoca continuamente il Cavaliere, ma la somma di quei tre partiti, unita per di più ad un probabile grande risultato elettorale locale, potrebbe ancora una volta funzionare da campanello dall’allarme per elettori di destra e centro altrimenti delusi o, nel migliore dei casi, demotivati. Una vittoria, specialmente una super vittoria alle amministrative, rischia quindi di dare nuova forza, slancio e motivazioni ad un centrodestra altrimenti impegnato in lotte intestine e ad elettori altrimenti decisi a non votare. Successe più o meno questo nel lontano biennio ’93/94: Pd o come si chiamava allora che vince alle amministrative e sinistra che perde l’anno dopo alle politiche se si sente talmente sicura e forte da presentarsi come sinistra e basta. Sembra che si appresti a succedere di nuovo.

Cosa può fare il centrosinistra se non andare come il Titanic allegramente verso l’iceberg? Probabilmente nulla, certo non può scegliere di perdere le amministrative per “nascondersi”. L’unica cosa che potrebbe forse fare è tentare di darsi un’identità più forte e credibile, evitando per esempio di essere, a seconda dell’interlocutore, a favore e contro la Tav. Creare cioè le basi e le strutture per una coalizione che non sia solo una somma, ma anche una forza capace di convincere elettori indecisi, e non di spaventarli. Sono opinioni, impressioni politiche. Ma ci sono numeri che le supportano. Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore illustra lo stesso parallelo possibile tra le amministrative del ’93, le politiche successive e le amministrative 2012 e le prossime politiche. Ed offre i numeri a sostegno: Ad Alessandria, Asti, Belluno, Cuneo, Genova, La Spezia, Carrara, Lucca, Parma, Piacenza, Pistoia, Brindisi, Lecce e Taranto l’alleanza Pd, Sel Idv ha potenzialmente più voti del Pdl, della Lega, del Terzo Polo che vanno ciascuno per suo conto. Perfino a  Como e a Verona l’alleanza Bersani, Vendola, Di Pietro sfora la maggioranza relativa dei consensi. Resta dietro solo a Frosinone, a Rieti, a Monza. Quindi grandi potenzialità di vittoria alle prossime amministrative. Ma tra un anno gli elettorati di Lega, Pdl e Terzo Polo resteranno divisi e incomunicabili tra loro? E quanti del circa 40 per cento di oggi potenziali astenuti non si sentirà spinto dall’andare a votare di fronte ad una vincente alleanza di sinistra e solo di sinistra? Può succedere, è successo, può succedere di nuovo: destra a pezzi perde le amministrative, sinistra tutta e solo sinistra perde le politiche.