Ebola guarire o morire dipende dal tris: soldi, Zmapp e sperimentazione animale

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Agosto 2014 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA
Ebola guarire o morire dipende dal tris: soldi, Zmapp e sperimentazione animale

Kent Brantley

ROMA – Kent Brantly ce l’ha fatta, è guarito da Ebola. Tre settimane fa sembrava a tutti, anche a se stesso, spacciato. Ma ora è guarito e come lui è guarita l’infermiera missionaria che con lui era stata contagiata. Ringraziano entrambi dio e non è un modo di dire data la loro profonda religiosità. Ringraziano i medici che li hanno curati, ringraziano la scelta azzardata/disperata di curarli con lo ZMAPP, un anti-Ebola sperimentale mai sperimentato sugli uomini. Ma forse c’è una cosa che davvero e soprattutto li ha salvati, in collaborazione con ZMAPP in questo mondo e con il volere divino, se c’è, e comunque con la buona sorte.

Come sanno e spiegano tutti coloro che trattano malattie e contagi infettivi letali, Ebola compreso, se guarisce o muori di pende da un tris di fattori, dipende da sei hai o no in mano tre carte. La prima, brutalmente e cinicamente, sono i soldi. I soldi sotto forma di sistema sanitario, di sanità ricca e organizzata. Qualunque essere umano aggredito da un virus potenzialmente letale può essere aiutato o non a combattere il virus con tecniche di idratazione, terapie di appoggio antibiotico, sostegni alle funzioni vitali (reni, fegato…) disponibili in molti ospedali occidentali e in qualche parte dell’oriente sviluppato e invece impensabili in Africa e in larga parte dell’Asia. Sono queste terapie di sostegno che danno il tempo, offrono all’organismo aggredito la possibilità di reagire. Tutti gli infettivologi intervistati dai mass media all’indomani della guarigione di Brantly hanno concordemente affermato che il medico contagiato da Ebola si è salvato primo perché è stato curato negli Usa e secondo perché ha assunto ZMAPP.

La seconda carta della guarigione o della morte è appunto il farmaco. ZMAPP non ha funzionato sul missionario spagnolo. Ma questi aveva 75 anni e quindi si può supporre avesse un organismo per così dire troppo “stanco” per reagire al virus, anche con il supporto di farmaci tradizionali o rischia tutto come appunto ZMAPP. Su esseri umani ZMAPP è stato provato tre volte, due volte ha funzionato, una no. Ma non si può per questo dire che funzioni al 75%, troppo esigua è la scala statistica. Di sicuro c’è che vale la pena di continuare a sviluppare e produrre il farmaco. Di molto probabile c’è che, quando anche fosse disponibile in decine di migliaia di dosi (tante ne servirebbero oggi in Africa Occidentale), la sua semplice somministrazione in assenza di strutture e cure ospedaliere a livello europeo, americano, australiano o cinese, non guarirebbe da Ebola se non in percentuali minime. Oggi ZMAPP potrebbe essere disponibile in centinaia di unità, quindi miracoloso o no, non servirà per l’Africa. E comunque ZMAPP guarisce se si combina con le altre terapie avanzate (avanzate e costose). Non si sa quale percentuale è di ZMAPP e quale, per così dire, dell’ospedale modello. Ma quel che guarisce è il loro connubio e somma.

Terza carta per morire o guarire da Ebola e da altre infezioni/epidemie letali è la sperimentazione. Prima che sui tre umani ZMAPP era stata sperimentata sui primati, sulle scimmie. E su animali sono sperimentate le ipotesi di vaccino e i sieri anti Ebola. E la sperimentazione animale è stata usata per individuare, isolare, elaborare contro misure farmaceutiche contro ogni pestilenza, sia quelle di un passato non troppo lontano, sia quelle di un futuro che talvolta sembra avvicinarsi a velocità di collisione.

Carte per guarire o morire: la sanità occidentale, quella ricca, quella ricchezza di cui disponiamo e che spesso ci dimentichiamo di possedere. E poi la scienza, quella scienza medica che molto spesso ci piace ignorare, denigrare, bypassare, perfino aggredire. E infine il jolly del mazzo: la buona sorte o la divina provvidenza o il caso che in fondo sono sempre la stessa carta. Ebola è letale all’incirca al 60 per cento. Se un malato di Ebola sta in quel sessanta o in quel quaranta dipende da dove è nato, dalla sua condizione socio economica, dalla sua condizione fisica, dai farmaci, dai farmaci tipo ZMAPP, dalla scienza sperimentale, dalla sperimentazione animale e infine anche un po’, solo un po’ ma chissà davvero quanto po’, dalla carta jolly.