Elezioni Usa, tira aria di Trump. Ma oggi Hillary è ancora presidente

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 4 Novembre 2016 - 15:23 OLTRE 6 MESI FA
Donald Trump e Hillary Clinton

Donald Trump e Hillary Clinton

NEW YORK –Tira aria di Trump ma Hillary Clinton è al 4 di novembre ancora presidente Usa in pectore. La vittoria della candidata democratica Hillary Clinton è data, oggi 4 novembre, vale a dire a 4 giorni dal voto, ad ad 1.41. Un dollaro e se la Clinton va alla Casa Bianca lo scommettitore incassa 41 centesimi di dollaro.

Donald Trump, a 2.75. Un dollaro e se Trump diventa presidente lo scommettitore incassa 1,75 dollari. Non si tratta di sondaggi, ma delle ultime quote dei bookmakers sulla corsa alla Casa Bianca. Quote che, nella loro matematica asetticità e scevre da valutazione politiche, raccontano di come ci sia in realtà ancora molta, moltissima incertezza su chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti. Quote che dicono che Hillary è ancora presidente nei pronostici ma che Trump ce la può fare.

Numeri che fotografano, come sa chi ama scommettere, una gara tutt’altro che decisa e che dicono, tradotti per chi non è avvezzo e quote e scommesse, Hillary al 65% di probabilità di vittoria, contro un Trump al 35% di probabilità. Le probabilità sono la somma e l’incrocio dell’esito progressivo dei sondaggi sul voto popolare (l’ultimo dà due punti di vantaggio alla Clinton) e dell’attribuzione dei Grandi Elettori, cioè i delegati stato per stato dell’Unione. Delegati a votare il presidente. Voto popolare e voto dei Grandi Elettori può non coincidere, può accadere, è accaduto che un candidato sia diventato presidente anche avendo raccolto meno voti in assoluto. Comunque il calcolo delle probabilità dà Hillary presidente Trump è tutt’altro che già sconfitto.

L’incertezza sul risultato delle prossime presidenziali americane si è decisamente accentuata negli ultimi giorni, dopo la notizia della nuova inchiesta sulle mail dell’ex Segretario di Stato per capirci, ed è un’incertezza figlia di una corsa in un certo senso al ribasso. Per quanto possa infatti apparire paradossale, appena 8 anni dopo il primo discorso da Presidente di Barack Obama, discorso in cui l’allora neo eletto presidente democratico rivendicava come la sua elezione dimostrasse la bontà della democrazia a stelle e strisce, oggi gli elettori americani si trovano a votare il meno peggio. La scelta è oggi tra il candidato non che piace di più, ma che dispiace di meno. Una condizione solitamente molto italiana.

Che Trump non piaccia all’establishment repubblicano e che una consistente fetta di America, compresa quella degli Affari, lo ritenga persino imbarazzante non è certo un mistero. Come è vero che una parte significativa di elettori statunitensi, soprattutto quella fatta dalla cosiddetta ‘pancia’ del Paese lo voterà e lo vota convinto, ma altrettanto vero è che moltissimi repubblicani e americani dallo spirito conservatore in genere lo sceglieranno perché mai voterebbero una come la Clinton.

D’altra parte anche i potenziali elettori democratici sono fortemente in difficoltà con la candidatura dell’ex first lady. Perché se da una parte Trump è semplicemente invotabile, tra i democratici – e per avere un esempio concreto basti pensare agli elettori di Sanders – sono in molti a non amare la Clinton che è con ogni probabilità infinitamente più preparata e qualificata per diventare il ‘capo del mondo libero’ rispetto al candidato repubblicano. Ma è anche una che ha “commesso un errore” nella vicenda delle e-mail, parole usata da Obama. Come è anche, come le rinfaccia Trump, una donna al potere da ormai moltissimo tempo e, oltre alle cose ben fatte, nel suo curriculum trovano spazio anche grossolane figuracce politiche. E’ cioè la Clinton, per usare una formula in voga al di qua dell’Oceano, donna di casta, dell’odiata e vituperata casta.

Democratici in difficoltà nel votare Clinton che anche in campagna elettorale ha mostrato punti deboli: dalla spinosa vicenda mail al suo stato di salute che ha fatto preoccupare più d’uno. E repubblicani in difficoltà nel votare l’uomo dalla capigliatura meno telegenica della storia, che in campagna elettorale ha infilato una gaffes dietro l’altra. Il Trump principe dell’incompetenza arrogante o la Clinton signora dell’antipatia e custode di troppi segreti? Difficoltà a scegliere che si traducono in incertezza.

Un’ultima stima pubblicata oggi negli Usa assegna infatti alla Clinton appena 6 grandi elettori in più rispetto al rivale: 272 a 266 quando per essere eletti ne servono 270. Elezioni Usa, ad oggi prevedibili quanto la pesca dei numeri al Lotto.