Letta bugia n° 2: “Io primo giù tasse”. Falso: nuove tasse fanno pari o peggio

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Ottobre 2013 - 14:24 OLTRE 6 MESI FA

lettaROMA – “Sono il primo ad aver abbassato le tasse”, ha annunciato fiero il premier Enrico Letta all’indomani della presentazione del ddl stabilità. Una conquista di cui andare giustamente fieri, specie in un momento di grande difficoltà economica come quello vissuto dall’Italia negli ultimi anni. Peccato che non è vero. Le tasse, con la legge di stabilità che ancora deve essere varata, non diminuiscono. L’annuncio di Letta, non corrisponde alla verità dei fatti. Forse era impossibile abbassarle davvero le tasse ma questo non giustifica un vantare e vendere ciò che non è. Per un “cuneo fiscale” che cala di un po’, molto po’, nelle buste paga dei lavoratori dipendenti, ci sono prelievi diretti o indiretti per gli stessi lavoratori dipendenti, per i pensionati e per i risparmiatori. Fino a far pari e patta, o anche peggio.

In molti, anche se la legge di stabilità è ancora più che informe, anche se deve questa ancora passare il vaglio parlamentare dove potranno arrivare molte e diverse modifiche, si sono affrettati e affannati a fare i conti, a vedere se e quanto gli italiani risparmieranno. A vedere cioè, se le tasse saranno abbassate oppure no. Due dei quotidiani più autorevoli e non certo partigiani politicamente, il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, sono arrivati alla medesima conclusione: le tasse non diminuiranno. Ci saranno, è vero, alcuni soggetti che avranno in busta paga qualche aumento. I più fortunati arriveranno ad avere in più ben 5/6 euro al mese. Ma saranno questi un’esigua minoranza. La maggior parte degli italiani, al contrario, di tasse ne pagherà di più.

Seguendo l’esempio e i conti fatti dalla tabella pubblicata dal Corriere della Sera, i fortunati che vedranno qualche euro in più in busta paga, saranno i lavoratori dipendenti con redditi annuali lordi da 9 mila a 60 mila euro. I primi, quelli con 9 mila euro di reddito, guadagneranno in un anno ben 4,5 euro. Gli ultimi, quelli da 60 mila euro, sempre in una anno porteranno a casa 2,34 euro in più. Quelli che invece guadagneranno di più saranno i lavoratori dipendenti con redditi da 17 a 35 mila euro annui lordi. Per questi il guadagno annuale sarà intorno ai 100/150 euro, per effetto del combinato disposto meno Irpef e meno detrazioni fiscali.

Eccezion fatta per queste mosche bianche che certo non cambieranno il loro tenore di vita grazie ai nuovi “guadagni”, tutti gli altri italiani pagheranno di più. A partire dai pensionati che, nel nostro Paese, sono una fetta non indifferente di popolazione. Per questi, non solo le tasse non diminuiranno, ma ne arriveranno persino delle nuove. Una tassa e che tassa è di fatto il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra i 2.200 euro netti. Poi il doppio contributo di solidarietà per le pensioni sopra i 150 mila euro e per i redditi sopra i 300 mila. E poi, nonostante i proclami del premier, tornerà l’imposta di registro sulle compravendite immobiliari, imposta che sarà proporzionale al valore della transazione ma che mai sarà inferiore ai mille euro. Ancora sugli immobili poi, e per la precisione sulle seconde case sfitte, tornerà l’Irpef che, per di più, sarà retroattiva, si pagherà cioè non dal 2014 ma anche per l’anno in corso.

Forse indispensabili, comunque di tasse si tratta. Tasse nuove o tasse vecchie riesumate che siano, certo di tasse abbassate non si tratta. Perché affezionarsi a questa bugia, perché raccontare ciò che vero non è e che presto sarà scoperto da tutti come non vero? E’ un metodo di governo? Se lo è, è un metodo che sa d’antico, ricorda qualcosa. Indovina cosa.