Enrico Letta, primo passo falso: troppa carne e poco fuoco

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Maggio 2013 - 17:07 OLTRE 6 MESI FA
Enrico Letta, primo passo falso: troppa carne e poco fuoco

Enrico Letta (Foto LaPresse)

ROMA – Pronti via e la prima decisione del neonato esecutivo Letta è quella di non decidere. Seguendo lo schema di un’antica abitudine nostrana la prima riunione di governo è servita ad indire una nuova riunione, aggiornare la seduta e, nel frattempo, tutti in convento. Il rinvio dell’Imu si farà, ma domani.

E anche il poco più che simbolico taglio degli stipendi dei ministri parlamentari dovrà aspettare, così come la copertura tampone per un miliardo della Cassa integrazione in deroga. Troppo presto per dire che Letta e la sua strana alleanza abbiano fallito. Ma un governo come quello che da poco si è insediato, anche per sopravvivere alle sue contraddizioni, dovrebbe porsi pochi e concreti obbiettivi, da portare a casa subito per dare un senso al suo operato e anche per darsi un orizzonte di vita e di durata un po’ più lungo di quello che va dalla sera alla mattina.

Questione delicata quella dell’Imu, politicamente ed economicamente. Eliminarla è quasi un obbligo, vista l’intransigenza assoluta sul tema della gamba destra dell’esecutivo, ma come, a chi, recuperando dove i fondi sono tutte questioni tutt’altro che risolte. Nessuno credeva o poteva credere che il consiglio dei ministri convocato per ieri (9 maggio) potesse dare una risposta ad ognuna di queste domande. Ma almeno che mettesse nero su bianco quello che a parole era stato annunciato già nel primo discorso da premier di Enrico Letta era legittimo aspettarselo.

Come era legittimo credere che una questione simbolica più che sostanziale come quella degli stipendi dei ministri parlamentari potesse esser risolta. E invece no. Nulla di tutto questo. Il risultato del Cdm è stato quello e solo quello di aggiornare tutte le questioni al prossimo appuntamento. Tenere insieme coalizioni fatte di attori diversi come quelli che compongono l’attuale maggioranza è un’impresa tutt’altro che semplice.

Ma proprio la diversità dei diversi soggetti che il governo compongono imporrebbero poche scelte, da realizzare subito, utili al Paese ma anche al governo stesso che troverebbe in queste un collante in grado di farlo sopravvivere e un viatico buono anche al vaglio e al varo di questioni altre e meno immediate. I ministri andranno ora in ritiro in un convento toscano, “per fare spogliatoio” ha spiegato il premier. Iniziativa lodevole ma, facendo spogliatoio, non si creano certo posti di lavoro così come non si salvano le aziende che chiudono e così come non si trovano i fondi per la cassa integrazione.

“Dal Governo che deve far uscire il Paese dall’emergenza era legittimo aspettarsi di più – scrive Fabrizio Forquet sul Sole24Ore – Se si vuole davvero rilanciare l’economia serve un metodo, servono scelte rapide e coraggiose, all’interno di un strategia complessiva di discontinuità rispetto al passato”.

Come, prova a spiegarlo Elisabetta Gualmini su La Stampa: “In primo luogo, devono essere cassate dall’agenda le questioni più divisive, come ad esempio, nel nostro caso, lo ius soli o il ripristino del reato di falso in bilancio. (…) Letta è una persona di valore. Ma punti su tre obiettivi, non di più, da raggiungere entro l’autunno e tenga la barra ferma. Se ce la fa, completi la riforma delle Provincie, lasciata appesa dal ministro Patroni Griffi, ora suo sottosegretario. Cancelli il Porcellum ripristinando la Mattarella, come ha detto pochi giorni fa, e vari un provvedimento omnibus su occupazione e crescita. Tutto il resto, solo ed eventualmente dopo”.

Una strategia, quella di pochi e chiari obiettivi da realizzare subito, quasi obbligata. E anche l’unica che può sperare di render concreto quell’orizzonte temporale lungo che Letta ha manifestato di volere e vedere e per il suo esecutivo. Una strategia diversa da questa finirebbe verosimilmente col soffocare il governo delle larghe intese sotto il peso di un’apparente voglia di galleggiare e sopravvivere.