Germanwings, troupe sciacalli tv: soldi a ragazzi per film dolore classe sparita

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 26 Marzo 2015 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
Una scena del film "Lo Sciacallo"

Una scena del film “Lo Sciacallo”

HALTERN – “All’ora di pranzo il sindaco, Bodo Klimpel, denuncia il tentativo di una troupe straniera di corrompere con i soldi alcuni ragazzini per convincerli a filmare di nascosto le scene di disperazione dentro la scuola” racconta Tonia Mastrobuoni su La Stampa. Lei, la Mastrobuoni, è l’inviata del quotidiano torinese ad Haltern, la cittadina tedesca da cui venivano i sedici ragazzi morti nello schianto del volo Germanwings, e Bodo Klimpel ne è il sindaco. Le parole di questo, raccolte dalla prima, raccontano invece l’infelice spettacolo dietro il commercio del dolore, mostrando a che punto di piccolezza possa purtroppo arrivare l’informazione, o speriamo una sola una parte di questa.

La scena è quella di un paesino tedesco, come tutti immaginiamo e come riportano le cronache non solo gli animi, ma in questo giorno triste, tutto è grigio. Il cielo è coperto, pioviggina, la primavera ancora non si è presentata e davanti al liceo che sino a un paio di giorni fa era frequentato da sedici ragazzi che ora sono morti c’è una numerosa, e triste, processione. Sono i ragazzi che frequentano quella scuola, gli amici di quelli che non ci sono più, i genitori, i conoscenti e anche i colleghi delle due insegnanti morte (perché della scolaresca facevano parte anche due professoresse), i loro mariti o fidanzati e, perché no, i colleghi di altre scuole.

Questa “massa” umana, enorme per un paesino che l’ultima volta che era entrato nelle cronache mondiali era il Medioevo, procede lenta, compatta, triste, verso quella scuola che inevitabilmente è diventata il luogo simbolo del dolore tedesco per la tragedia del volo Germanwings. Lì, racconta la Mastrobuoni, “non c’è lezione, ma nell’aula magna gli studenti sono invitati a parlare, a sfogarsi. Hanno pianto, ‘mai visto tanti ragazzi piangere’, hanno letto testi, poesie, hanno lasciato disegni in ricordo dei morti, racconta il preside, Ulrich Wessel”.

Qui, ad Haltern, come racconta ancora la Tornabuoni, anche nel dolore tutto è organizzato con una teutonica precisione. “La portavoce della polizia, Ramona Hoerst, sintetizza: ‘Ovvio che non ho parenti coinvolti – spiega – altrimenti non potrei fare quello che faccio. Amministrare il dolore richiede distacco’. Poi risponde per ore e ore, diligentemente, alle domande dei giornalisti”. E poi ci sono i volontari pronti a cercare di portare conforto e i poliziotti che, schierati a difesa della privacy degli infelici protagonisti, hanno organizzato un cordone che ha consentito a questi di arrivare davanti alla scuola senza il disturbo dei giornalisti.

I giornalisti, o presunti tali. Ovviamente ad Haltern ci sono anche loro, e quello che gli viene ‘offerto’ è il dolore filtrato, indiretto, ma non per questo meno autentico, di chi con la stampa parla: il sindaco, che ha un figlio nel liceo coinvolto; il preside; le autorità. Un menù che però, evidentemente, a qualcuno non basta. E non importa sapere se “la troupe” in questione fosse italiana, tedesca, francese o di chi sa dove. Fatto sta che questa troupe insoddisfatta vuole di più. E fin qui forse potrebbe essere persino comprensibile, anche se in questo caso più dolore nulla aggiungerebbe alla notizia, ma è disposta a “corrompere” dei compagni di scuola dei ragazzi morti pur di arrivare al suo scopo. Applicando, per un fine già discutibile, un mezzo imbarazzante.

In questa vicenda parlare di meschinità umana, mentre dal fronte delle indagini sta apparendo sempre come più certa l’ipotesi che ad uccidere tutti sia stato, volontariamente e deliberatamente, il copilota, è difficile. Ma è comunque vero che un simile comportamento è più vicino al comportamento dello sciacallo che a quello del giornalista. Perché se è vero che per raccontare la verità a volte è necessario anche aggirare i cordoni della polizia, reali o metaforici che siano, è anche vero che lo si può e deve fare quando da questo arrivi un qualcosa che racconti un pezzo di verità in più. In questo caso, cosa avrebbe aggiunto alla verità il filmato di un adolescente che legge una poesia, forse banale ma certamente sincera, in memoria di un amico, con in aggiunta una moltitudine di lacrime? Certamente nulla. Sarebbe però valsa molti click qualche copia venduta in più.