Villa Galan, qui abita il Colosso di Godi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 6 Giugno 2014 - 15:26 OLTRE 6 MESI FA
Villa Rodella, la casa di Giancarlo Galan

Villa Rodella, la casa di Giancarlo Galan

PADOVA – Non è Hollywood e nemmeno Bel Air, ma almeno il parco macchine non ha nulla da invidiare: Porsche, Land Rover e Volvo station wagon. E poi una villa in cima alla collina che domina i dintorni dall’alto dei suoi quattro ingressi. La cappella privata, come i lampadari in ferro battuto, segnalano che il gusto è esattamente lo stesso che caratterizza le ville d’oltreoceano. A stonare è forse solo il nome poco esotico della località: Cinto Euganeo. Non California ma, al massimo, deep Padania, e la magione in questione altro non è che casa Galan.

Giancarlo Galan, in un libro dal titolo I Padroni del Veneto scritto da Renzo Mazzaro viene ribattezzato il Colosso di Godi, in omaggio al “suo amore godereccio per la vita” come scrive e ricorda sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella. Colosso per la sua stazza e di Godi al posto di Rodi in un malignetto gioco di parole e assonanze. E’ poi Fabio Poletti su la Stampa a farci da guida verso e dentro villa Rodella.

Il nido dell’ex governatore, forse già non più fedelissimo di Silvio Berlusconi e attuale parlamentare di Forza Italia finito nello scandalo Mose, accusato di aver incassato negli anni passati per i suoi servigi uno stipendiuccio in nero da circa un milione di euro l’anno. I divi di Holywood, solitamente, dal citofono eliminano il loro nome per tentare di contenere l’assalto dei fan. A casa Galan, accanto al citofono, compare la targa che ricorda che lì, sotto i lampadari di ferro battuto e dietro la Porsche, ha sede la “segreteria politica dell’onorevole Galan”. I fan non si scoraggeranno, ma i magistrati sono avvertiti che lì, senza via libera parlamentare, non si entra.

La descrizione della simpatica magione della famiglia Galan trova spazio oggi su quasi ogni organo di stampa, aiutata anche dalla figura della caratteristica ed innamorata signora Galan che i giornalisti accoglie sulla porta, pardon sul cancello. “Mio marito non c’è, è ancora in viaggio”, si premura di dire al posto del buongiorno la colorita Sandra Persegato. E, assodato che il buon Galan non è in casa, nonostante sia il quinto anniversario di matrimonio dei non più giovani coniugi, parte la difesa convinta ed accorata. “Ma se ho due mutui ancora accesi da pagare… Vengano a vedere i conti vengano invece di tirare fango addosso a mio marito l’uomo migliore del mondo…”, protesta la signora Sandra in Galan stretta in un tubino nero ma con le ciabatte scamosciate ai piedi.

Anche lei, la consorte, come la villa merita una descrizione per essere inserita nel quadro di “casa Galan”: ex cubista, ha incontrato in discoteca quello che definisce “l’uomo migliore del mondo” ed ha tutte le ragioni per essere arrabbiata.  “Mio marito ha fatto solo del bene – spiega -. Stanno infangando lui e il suo lavoro… Sono sotto shock…”, ripete la Persegato. Giudici a parte, il 5 giugno sarebbe stato il giorno del suo quinto anniversario di matrimonio. Matrimonio celebrato proprio in quella villa appena ristrutturata davanti a 300 invitati tra i quali spiccavano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come testimoni, il primo condannato per evasione fiscale e il secondo per collaborazione esterna in associazione mafiosa, e Renato Brunetta più qualche altro indagato col Mose. Dicono che lei fosse raggiante nel corpetto panna più gonna verde muschio più coroncina di fiori d’ordinanza, e sarà certamente vero, ma se è vero anche che per conoscere una persona è bene inquadrare quali sono i suoi amici…

Pettegolezzi a parte, Sandra in Galan riprende: “Mio marito – dice – è una persona perbene… Poteva fare i soldi se rimaneva solo un dirigente…”. Ma visto il tenore di vita i soldi li ha forse fatti lo stesso. Fare il direttore centrale di Publitalia 80 di Silvio Berlusconi dava belle soddisfazioni. Ma anche fare due volte il ministro non è che sia da buttar via. E se poi fosse vero che ha pure incassato uno “stipendio” di oltre 6 milioni di euro in sei anni per alleggerire i controlli sugli appalti del Mose, come sostengono i giudici che lo vorrebbero vedere in manette, non è che gli sia andata proprio malissimo. E anzi, gli è andata evidentemente così bene da aver sfiorato, anzi sforato, il troppo. E il troppo si sa, stroppia. Gli inquilini di casa Galan, hanno accertato le Fiamme Gialle, dal 2000 al 2011 hanno dichiarato redditi per circa un milione e 400 mila euro. Buon per loro. Il problema è che hanno però speso nello stesso periodo oltre 2 milioni e 600 mila euro. E proprio quel milione e due “in più” ha attirato l’attenzione dei solerti giudici. La prova provata di quello “Stato di polizia tributaria” più volte evocate dal testimone di nozze di Galan.