Gad Vermer e Fabio Strazio, così parlò il vocabolario Grillo-Casaleggio

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 12 Novembre 2012 - 15:26 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo (LaPresse)

ROMA – Son fatti di nomi storpiati e nomignoli tutti nuovi, e anche di un vecchio e consolidato metodo, il vocabolario e il lessico di Beppe Grillo.  Napolitano è Morfeo , Monti è Rigor Montis. E poi “basta con l’euro, con l’Europa e con gli immigrati”. Come si diceva una volta a proposito di notizie e giornali, non c’è nulla di più inedito del già pubblicato. Grillo e Casaleggio ne devono essere ben informati e consapevoli.

Come ricorda Francesco Merlo su Repubblica il nome storpiato è una tecnica antica della destra italiana che “chiamava per esempio il padre costituente Piero Calamandrei ‘Caccamandrei’ e l’azionista Luigi Salvatorelli era ‘Servitorelli'”. Nuovo nelle parole ma vecchio nei modi quindi, imposto dall’alto ma condiviso dalla base e che comunque merita di essere analizzato in quanto utile, come ogni lingua, a comprendere le menti che l’hanno partorita.

Scorrendo il lessico grillino (attenzione, i fan di Grillo non amano essere chiamati “grillini”, preferiscono “attivisti del MoVimento 5 Stelle”, alla lingua tengono molto) risulta immediatamente evidente che un ruolo fondamentale lo hanno nomignoli, soprannomi, nomi storpiati buoni per indicare personalità della politica italiana, della finanza, del giornalismo ma anche istituzioni. L’introduzione di una parola, pressoché sempre dispregiativa, per descrivere qualcosa o qualcuno che a Grillo non piace è un tratto distintivo del nuovo vocabolario. Così Napolitano diventa Morfeo e Monti Rigor Montis. E poi la Fornero è Frignero, Veronesi è Cancronesi, Bersani è Gargamella e Formigoni è Forminchioni. Ed è lampante come frequentemente la caratteristica scelta per rinominare un personaggio che non si ama punti sul dileggio. Napolitano è anziano, e quindi lento e addormentato, da qui Morfeo. Monti è algido e quindi rigido come un morto e la Fornero piangente diventa Frignero. E ancora Fabio Strazio e Azzurro Caltagirone (che per i meno attenti sarebbe Pierferdinando Casini, sposato con Azzurra Caltagirone).

Nomignoli dispregiativi non solo per le persone, ma anche per le cose: le agenzie di rating sono “le parche della mitologia greca” e gli esattori di Equitalia “i piranha”, i tecnici i “vampiri” e gli evasori fiscali “asini volanti”. E non poteva mancare poi il lessico da dedicare al nemico per eccellenza: la politica e i luoghi del potere, così i partiti sono ora “zombie”, il Parlamento “una larva vuota” mentre “banche e partiti sono gemelli siamesi”.

Non si limita il vocabolario di Grillo al solo nome canzonatorio e dispregiativo, ma declina concetti e propone slogan che tornano e tornano nei comunicati che il  leader pubblica regolarmente sul suo sito. Si va da quelli che sono progetti politici, credibili o meno che siano, come “Le ferrovie sono confini per la natura, bisogna farne il meno possibile” per creare la civiltà della bicicletta, sessanta milioni di biciclette “come i danesi”. Sino all’esaltazione della rete, della banda larga, di internet come strumento supremo di democrazia e giustizia che sarà veicolo per un “nuovo rinascimento” e fonte unica della “democrazia diretta che sostituirà quella rappresentativa”. Da ricette per risanare l’economia come quella dei “Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es. distributori di acqua in bottiglia)” a minacce generiche “Dopo che il M5S avrà vinto le elezioni, sono pronti un bel pigiama a righe e una palla al piede per tutti” e/o specifiche dove Gad Lerner diventa Gad Vermer e Gad Merder e “io non mi fiderei mai di uno con il naso adunco” e “lo spedirei a passeggiare per Gaza con la papalina da ebreo in testa”.

Ma le voci del vocabolario, per quanto giovane, sono già molte. Alcune evidentemente sciocche: i candidati alle politiche del M5S “saranno scelti dai cittadini con il voto della Rete che è più democratico del televoto a Sanremo”. Altre preoccupanti e con un’eco di passati bui: “… a manovrare tutto sono ebrei americani e governo Israeliano”.

Infine, gli immigrati. “Basta con gli immigrati”, “un clandestino è per sempre”, “vanno cacciati per il loro bene”, “l’Italia usi i cacciabombardieri acquistati dagli Stati Uniti da La Russa e lanci i tunisini con il paracadute e un permesso di soggiorno valido su Parigi”. E un odio mai celato per i giornalisti che “sono o indipendenti (pochi, eroici e spesso emarginati) o schiavi (tantissimi, sfruttati e pagati 5/10/20 euro a pezzo) o Grandi Trombettieri del Sistema, nominati in posizioni di comando dai partiti”. Un odio così radicato che il manifesto grillino prevede che “Nessun quotidiano e nessun canale tv con copertura nazionale possono essere posseduti a maggioranza da un soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10 per cento”.

Sono questi degli estratti del vocabolario del duo Grillo-Casaleggio, da loro coniato ma da moltissimi italiani sposato. Pochi estratti buoni per farsi un’idea del Grillo pensiero, anche quello meno diretto. Come le lingue antiche sono uno strumento ottimo per capire i popoli che le hanno create e parlate, allo stesso modo la scelta delle parole usate da Grillo la dice lunga sul modo di vedere il mondo suo e del suo movimento.