Grillo: “A chi? A noi vincitori!” Col 25%? M5S e il mito della vittoria mutilata

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Marzo 2013 - 15:07| Aggiornato il 28 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Loro si sono presi presidenti di Camera e Senato, loro vogliono prendersi il governo, tutte cose che spetterebbero a noi che abbiamo vinto le elezioni per numero di voti…”. L’incontro tanto atteso tra il presidente Napolitano e Beppe Grillo c’è finalmente stato. Quali siano stati i toni non è dato saperlo ma quello che è certo è che l’incontro ha prodotto un risultato, una notizia rivelata dalla portavoce 5 Stelle e capogruppo alla Camera Roberta Lombardi: “I 5 Stelle hanno vinto le elezioni”. Quando? Dove? Si è rivotato e non lo sappiamo? Nessuna di queste obiezioni e moti di stupore hanno potuto esser verbalizzati perché la notizia, come quasi tutte le rivelazioni di casa Grillo, è arrivata attraverso una comunicazione che non ammetteva domande.

Sì, comunicare alla stampa le deliberazioni del quartier generale e andare via: questo ormai lo stile consolidato. Hanno vinto e quindi, come hanno spiegato i due portavoce che si sono divisi la lettura del documento da bravi e democratici cittadini, hanno chiesto per il Movimento5Stelle la guida del governo. I giornalisti non hanno potuto, ma forse almeno quella “salma” di Napolitano gli avrà fatto notare che non hanno la maggioranza in Parlamento e che la nostra è una Repubblica Parlamentare?

Appare la posizione grillina sintetizzabile nel “a noi tutto e a agli altri poco e niente”. Come se avessero vinto, numericamente vinto, quando in realtà vinto non hanno. Politicamente e socialmente il 25% dei voti raccolti da M5S è davvero lo “tsunami” voluto, organizzato e preconizzato da Grillo. Una grande, grandissima vittoria politica che infatti tutti stanno riconoscendo e alla quale molti si stanno adeguando, perfino inchinando. Ma, anche sè è cosa enorme e “tanta roba”, il 25% dei voti fa di M5S solo una delle tre minoranze votate e volute dall’elettorato: 30 per cento abbondante per Bersani e alleati, 30 per cento risicato per Berlusconi e alleati, 25% per Grillo. Questi i voti e in Parlamento poi per M5S è ancora peggio: nessuno ha la maggioranza, M5S meno che mai.

Il fatto è che queste elezioni numericamente non le ha vinte nessuno, proprio nessuno. Ma è da giorni ormai che il MoVimento sta elaborando una sua “narrazione” dei fatti, una “vulgata” che non corrisponde ai fatti, una nenia che qualche significato ce l’ha. La nenia è appunto: a noi che abbiam vinto le elezioni ci spetta…L’hanno cominciata a cantare e sgranare la nenia per difendersi dall’accusa di non voler trattare niente con nessuno. Sta diventando la nenia, dal ritornello antichissimo e collaudatissimo nella storia, della “vittoria mutilata”. Si canta così: ci si proclama vincitori anche se si è minoranza. Se gli altri governano o fanno una maggioranza si grida al sopruso, alla volontà popolare tradita e imprigionata. La realtà dei numeri e dei voti espressi non conta perché gli unici voti buoni e veri da conteggiare sono quelli per se stessi, gli altri voti sono errore, incidente. L’ultimo a cantare questa nenia in Italia è stato Silvio Berlusconi. L’ultimo in ordine di tempo, con noti, notissimi precedenti. Ora la nenia della vittoria mutilata è il motivetto cantato da 5 Stelle. Sic transit nenia mundi.

L’esito dell’incontro tra Napolitano e la delegazione 5Stelle, in attesa di note ufficiali del Quirinale o di più succosi racconti fatti filtrare, sta tutto nelle parole pronunciate dal duo Lombardi-Crimi. Sono stati infatti solo loro a presentarsi ai giornalisti al termine del colloquio col Presidente, mentre Grillo ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Crimi e Lombardi però, come è uso dei 5Stelle, non hanno risposto alle domande dei cronisti ma hanno letto una loro dichiarazione e tanti cari saluti. Dichiarazione che recitava ed elencava i seguenti concetti: primo, il M5S ha vinto le elezioni per numero di voti; secondo, per questo ci spettavano la presidenza di Camera e/o Senato ma non le abbiamo avute; terzo, come vincitori reclamiamo il diritto a ricevere l’incarico di governo nella persona di, ora non ve lo diciamo; quarto, se non ci darete nemmeno il governo vorremo, in quanto opposizione, Copasir e Vigilanza Rai. Arrivederci.

I cronisti presenti, se mai ne avessero avute non hanno potuto fare né domande né tanto meno obiezioni. Proveremo quindi a farne qualcuna qui. Premesso che certo, i grillini, come fenomeno e come dato politico sono i veri vincitori delle ultime elezioni, va ricordato che in primis non sono il partito che ha preso più voti alla Camera perché, a rigor di diritto e numeri, il Pd, contando i residenti all’estero ha preso anche in termini numerici più voti. E se uno vale uno, come sottolineano sempre e comunque i cittadini di Grillo, anche l’uno che vive in Argentina o in Australia vale come l’uno che vive a Cantù o Marsala.

E’ questa però forse una minuzia perché, per chi non lo sapesse, esistono nelle nostre regole democratiche e di voto delle cose chiamate coalizioni. E se anche un partito da solo prende il 30% dei voti ma si trova contro una coalizione formata da 60 partiti che prendono ciascuno l’1%, il primo partito avrà comunque perso. Avranno notato infatti anche i grillini più fedeli che il premio di maggioranza è assegnato alla coalizione vincente e non al partito. E non è certo questa una regola inventata per mettere i bastoni tra le ruote a Grillo visto che è una regola che esisteva ben prima di lui e anche in paesi dove lui non è ancora arrivato.

Ora, avendo rispolverato le regole elettorali, appare chiaro che l’affermazione delle Lombardi è una macroscopica balla che richiama più che altro il fantasma della vittoria mutilata, come probabilmente è il risultato delle ultime elezioni percepito in casa Grillo. La realtà è l’M5S, rivelazione e vincitore morale delle politiche appena passate, è in Parlamento e in termini numerici una delle tre forze di minoranza, e non certo la prima ma nemmeno la seconda. Tre forze quasi equivalenti e tre forze in cui, paradossalmente, il più forte è quello che ha ottenuto un risultato molto peggiore delle attese, cioè Bersani.

Potrà non piacere ma la realtà politica è questa. Nessun diritto quindi per Grillo ad ereditare le istituzioni per istituzionale vittoria alle elezioni. Diritto politico a contare e decidere certo, ma M5S per volontà espressa degli italiani è una delle tre minoranze, minoranza anch’essa. Se ci fosse stato un vincitore delle elezioni questo avrebbe deputati e senatori per votarsi il suo governo e Napolitano e il paese tutto non avrebbero il problema di doverselo inventare un governo. Nessun diritto a prendere per diritto di voto ricevuto le presidenze delle Camere, che tra l’altro a M5S sono anche state offerte, e nessun diritto a prendersi il governo con il solo argomento del 25% dei voti raccolti. Anche perché, essendo l’Italia una Repubblica Parlamentare, prevede la nostra legge che un governo come atto di nascita ottenga la fiducia parlamentare. Ha la maggioranza Grillo alla Camera? No. Ha la maggioranza al Senato? No. E quindi non si vede come un governo grillino potrebbe veder la luce. Nell’attesa del cento per cento che inevitabilmente verrà come Casaleggio e Grillo assicurano, nelle democrazie finora note per avere il governo occorre avere la maggioranza dei voti o fare un’alleanza che raggiunga la maggioranza degli eletti. Entrambe le condizioni non si riscontrano oggi in M5S.