Grillo: Se vinciamo licenziamo. Vuol perdere Roma? No, ma..

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 9 Novembre 2015 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo e la corsa a perdere Roma

Beppe Grillo

ROMA – Sostengono, fior di osservatori politici, che Beppe Grillo voglia scientemente rinunciare alla ‘conquista di Roma’. Per il dopo-Marino, con il Pd che brancola nel buio e prova a tirare fuori dal cilindro il nome di Zingaretti mettendo una concreta ipoteca sulla crescita politica del governatore del Lazio, con la Meloni che “ci pensa” e il centrodestra che, manifestazioni bolognesi a parte, è ancora lontano dal trovare una sintesi che lo riporti ad essere unito e quindi politicamente competitivo, è infatti il Movimento di Grillo ad avere le maggiori chances di scegliere il prossimo inquilino del Campidoglio. Eppure…

Eppure, ed è questo l’elemento che fa ipotizzare una strategia a perdere dell’ex comico, Grillo parlando di quel che accadrà nella città Eterna ha detto che in caso di vittoria del M5s a Roma “avremo, e i romani devono saperlo, scioperi, gente che verrà in Comune a chiedere perché, persone che perderanno il lavoro. (…) Se azzeriamo tutte le amministrazioni, quello che intendiamo fare, ci saranno nell’immediato effetti collaterali abbastanza pesanti. Ma poi nel medio-lungo termine questa città veramente potrà cambiare”.

Dichiarazioni che Sebastiano Messina su Repubblica, tanto per citarne uno, racconta con una parallelo molto evocativo.

“Mi sembrava di averla già vista – scriveva Messina qualche giorno fa -, la scena di Beppe Grillo che inaugura la sua campagna elettorale per il Campidoglio avvertendo i romani che se vincessero i pentastellati molte sventure si abbatterebbero sulla città eterna. ‘Ci saranno effetti collaterali pesanti’, ‘avremo scioperi’, ‘persone che perderanno il lavoro’. Mentre mi domandavo cosa lo spingesse a una mossa così autolesionista, mi è tornata in mente la scena che ricordavo. È quella di John Belushi (“The Blues Brothers”) che spiega alla fidanzata abbandonata sull’altare che lui voleva venire, ‘ma sono rimasto senza benzina, c’era il funerale di mia madre, c’è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette!’. E mi viene il dubbio che la voglia che ha Grillo di governare davvero Roma sia pari a quella che aveva Belushi di andare al suo matrimonio”.

Dopo, prima e insieme a Messina sono in molti, compreso sulla stessa Repubblica Stefano Folli, a leggere le parole di Grillo in questo modo. Ma davvero la strategia dei 5Stelle è e sarà quella del correre a perdere? La risposta non è, in verità, così scontata come molti ora sembrano convinti di indovinare.

Premesso che non è possibile entrare nella testa delle persone e che si possono solo e semplicemente analizzarne azioni e parole, va detto che probabilmente non solo all’interno delle redazioni dei quotidiani, ma anche nelle segreterie di qualche partito, qualcuno ritiene che Grillo&co. non vogliano vincere.

Limitandosi però alla semplice analisi del testo, dopo le promesse non proprio elettoralmente accattivanti come “ci saranno licenziamenti”, Grillo aggiunge anche che “nel medio-lungo termine questa città veramente potrà cambiare”. Parole dirompenti per la politica contemporanea abituata ad un eterno presente ed incapace di guardare oltre il proprio naso, ma storicamente non votate a perdere. Prospettare sacrifici in cambio di una ricompensa futura non è infatti corsa alla sconfitta in senso assoluto, e alzate la mano se il Paradiso vi ricorda qualcosa in materia, come non lo è in politica, almeno quella intesa con la ‘P’ maiuscola.

Anche se poi non si volesse assumere Grillo al ruolo del politico vero in grado di analizzare una situazione difficile, rimandandola come tale anche agli elettori, andrebbe comunque tenuto in maggior conto lo stato attuale di Roma e dei partiti che si candideranno domani a governarla. Il Pd, il partito che ha espresso l’ultimo primo cittadino in ordine di tempo salvo poi defenestrarlo, ha con Marino confezionato uno dei capolavori del ‘tafazzismo’ di sinistra e difficilmente avrà voce in capitolo nella prossima corsa. Un dato su tutti: i sondaggi danno oggi il Pd romano intorno al 17%, la metà rispetto alla media nazionale e circa 15 punti sotto a quella che è la stima del M5s a Roma.

Il centrodestra, che pure ha prodotto quel Gianni Alemanno universalmente ritenuto uno dei peggiori sindaci della lunga storia di Roma, pesantemente invischiato nella vicenda Mafia Capitale, si presenta comunque con maggiori possibilità di vittoria rispetto ai dem. A patto però che si presenti unito. I lavori in corso in questo senso sono cominciati, ma che si arrivi al traguardo è tutt’altro che scontato.

In questo contesto, se anche Grillo volesse davvero giocare a perdere, siamo certi che ci riuscirebbe?