Imu, col cavolo che mini: 100 euro in città. Se non paghi 14 giorni per pentirti

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 15 Gennaio 2014 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

imuROMA – Mini Imu, e neanche tanto mini. Al momento di mettere mano al portafogli ci si accorge che i 42 euro di media che ci hanno raccontato saranno sì forse la “media” appunto dell’esborso, ma il conto che fisco e Comuni presentano nelle grandi e medie città supera ovunque i cento euro per una prima casa di proprietà di 120 metri quadri. L’importo medio dell’obolo da versare, ci hanno fatto sapere istituzioni e giornali, sarà di 42 euro. L’esborso in euro, ci sta facendo sapere il commercialista, è doppio o triplo. Nelle grandi città. A Milano, ad esempio, chi possiede una casa di 120 metri quadri, pagherà 163 euro, a Torino 152. E tutto per una tassa, l’Imu sulla prima casa, che in teoria, ma solo in teoria, non esiste più.

La tassa sulla casa, la prima, almeno per il 2013 sarebbe stata cancellata. Eppure i contribuenti italiani di 2.401 comuni la dovranno pagare ancora e si dovranno anche sbrigare nel farlo. Hanno tempo sino al 24 gennaio prossimo. In agguato, per i ritardatari, sanzioni che di mini non hanno nulla. E “mini” è l’aggettivo che è stato all’Imu sulla prima casa agganciato. Un aggettivo che però ha poco o nulla a che fare con la realtà, come sanno i proprietari di case che in questi giorni si stanno preparando a pagare.

Sotto i 12 euro non si paga, e l’importo medio dell’imposta dovrebbe essere di 42 euro. Stime rassicuranti, almeno dal punto di vista di chi deve pagare, ma stime che non riguardano le grandi città. A Roma, a Milano e a Torino, ad esempio, l’importo che un appartamento medio, 120 metri quadri, dovrà pagare sarà ben altro: 2 o 3 volte la cifra indicata dal governo.

E come spesso accade al danno del pagare si aggiunge, in Italia, la beffa, anzi le beffe. Vale nel caso della mini Imu il plurale: alla beffa del dover pagare una tassa che sarebbe stata cancellata, si somma la beffa delle complicazioni al limite dell’incredibile cui i contribuenti devono andare incontro. “Per capire quanto occorre pagare – ricorda Gianni Trovati sul Sole24Ore -, bisogna calcolare l’imposta in due modi: con l’aliquota decisa dal comune e con l’aliquota standard del 4 per mille, sottrarre ad entrambi gli importi le detrazioni, e conteggiare la differenza fra i due importi. Il 40% di questa differenza è carico del contribuente”. Come a carico del contribuente è il conteggio dell’importo. A carico nel vero senso della parola perché, ogni cittadino, dovrà fare da solo o il calcolo affidandosi magari ai Caf, sovraffollati, o pagando un commercialista che a lui si sostituisca.

In caso di errori, o di mancato pagamento, salate sanzioni. Si hanno 14 giorni dopo la scadenza del prossimo 24 gennaio per mettersi in regola con la formula del “ravvedimento sprint” che garantisce sanzioni light: 0.2% per ogni giorno di ritardo. Dopo, dall’8 febbraio sino al 24 dello stesso mese, la sanzione salirà al 3% e, per chi pagherà ancora dopo, arriverà sino al 3.75%, più gli interessi legali calcolati in base ai giorni di ritardo.

Operazione cervellotica e mica tanto mini che serve a trovare quei 400 milioni di euro che mancano alle casse pubbliche. Buco frutto della cancellazione dell’Imu appunto e che sarebbe, in realtà, di un miliardo di euro o giù di lì. Del 60% di questo ammanco si è fatto carico lo Stato, del restante 40 se ne devono far carico, invece, i contribuenti.