Italia Chernobyl dell’euro: possibilità 10%, un botto!

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 5 Aprile 2013 - 14:26 OLTRE 6 MESI FA

HONK KONG – Mettiamola così: vi sentireste tranquilli se un radiologo vi dicesse dopo avervi scrutato che avete tra il 5 e il 10 per cento di possibilità di un tumore polmonare in corso? Vi sentireste tranquilli mettendovi al volante della vostra auto se il meccanico dopo averla ispezionata vi avesse detto che avete tra il 5 e il 10 per cento di possibilità che una ruota si sganci in autostrada? Guardereste al 90 per cento di possibilità che il grosso guaio non accade e non vi sembrerebbe giustamente un’enormità quel 5/10 per cento che accada il peggio? Il 5/10 per cento come percentuale di possibilità che una catastrofe si verifichi è quel che si dice un “botto”, tanta roba. Ed ecco che un radiologo, un meccanico dei soldi, anzi dei miliardi, ci dice che l’Italia ha oggi un 5710 per cento di possibilità di diventare la Chernobyl dell’euro.

L’Italia è un potenziale ordigno nucleare per l’economia europea e mondiale e, a causa nostra, ci sono tra il 5 e il 10% di possibilità che l’euro salti. In sintesi è questo il risultato di uno studio commissionato dal più grande e potente hedge fund del mondo: Bridgewater. Un’analisi spietata, ma anche scevra da qualsiasi condizionamento ideologico. E una possibilità su dieci che per colpa dell’Italia la moneta unica crolli non è affatto poco. Anzi.

Racconta Federico Fubini sul Corriere della Sera della conferenza svoltasi ieri (4 aprile) ad Honk Kong, una delle capitali della finanza mondiale, e organizzata dall’Institute for new economic thinking, il centro studi creato dopo il crac di Lehman Brothers da George Soros, Roman Frydman e Rob Johnson. Un incontro quindi ai massimi livelli dell’economia globale e un incontro in cui circolava, non prodotto dal centro studi in questione e nemmeno all’ordine del giorno delle discussioni, un documento assai preoccupante sul nostro Paese. A sancire l’importanza del documento, il mittente: Bridgewater. L’hedge fund che con i suoi 130 miliardi di dollari in gestione è probabilmente il più ricco e il più potente del pianeta. Di lui si servono governi e banche centrali ed è, Bridgewater, quello che forse meglio ha letto la crisi di questi anni triplicando i fondi che ha in gestione dal 2007 ad oggi.

Cotanto mittente non poteva passare inosservato e un’analisi fatta da Bridgewater, famosa per la precisione e la puntigliosità degli studi che il leader fondatore Ray Dalio impone, non può non essere presa sul serio. E l’analisi racconta che la sopravvivenza dell’euro non è ancora assicurata, probabile certo, ma non garantita. Ci sono tra 5 e 10 possibilità su cento che la moneta unica diventi carta straccia. Non per colpa della Grecia, e nemmeno ovviamente di Cipro, ma nemmeno a causa di Portogallo o Spagna. I rischi più concreti arrivano dall’Italia e in particolare da Beppe Grillo. “Non è chiaro cosa farebbe” il M5S “se andasse al potere, ha promesso un referendum sull’euro” e pensa che le politiche europee “siano state un cattivo affare per l’Italia”, recita il rapporto. Per questo motivo, “la situazione potrebbe destabilizzarsi rapidamente e il rischio di un esito radicale aumenta”.

Il titolo del documento circolato ieri era di per sé abbastanza chiaro: “Può l’Italia far saltare l’euro?”. E la risposta è “ni”, difficile, ma non impossibile. “Osservare l”involversi della situazione politica in Italia ci spinge a chiederci se il Paese possa far esplodere l’euro”, scrivono gli analisti. Il motivo per cui è difficile escluderlo è la sua interdipendenza con Francia, Germania e Spagna: “Se qualcosa dovesse andare storto, l’impatto sull’intero sistema finanziario globale sarebbe enorme” perché rappresenterebbe “un ordigno nucleare per l’euro”. I problemi italiani o un’eventuale ripensamento del nostro Paese nei confronti della moneta unica, sarebbero letali per l’euro e coinvolgerebbero gli altri paesi europei a noi strettamente legati. Bridgewater ritiene “poco plausibile” che un Paese dell’importanza dell’Italia voglia “gettarsi in questo burrone”. Ma non pochissimo: “La situazione politica in Italia inizia a suggerirci che il poco plausibile sia una possibilità (probabile al 5-10%) che in Italia emerga un governo che non intende cooperare o restare nell’euro. Una possibilità del 5-10% che l’euro salti richiede attenta considerazione”. Attenta considerazione sì, e non solo da parte degli investitore stranieri.

Se questo è il risultato dell’analisi, si spingono gli analisti di Bridgewater alla ricerca delle cause: “La situazione economica in Italia non è mai stata così depressa dalla fine della Seconda guerra mondiale, il Prodotto interno lordo è ancora in caduta, le banche sono in condizioni terribili, i prestiti al settore privato sono in grande tensione e la Banca centrale europea non fornisce il giusto grado di sostegno monetario. Come è tipico di un Paese che vive una sofferenza economica a questi livelli la situazione politica inizia ad apparire piuttosto caotica”.

Un mix micidiale, una spirale che avviluppa economia in crisi e situazione politica caotica, con l’una volano dell’altra, e che può sfociare nella fine dell’euro. Forse, anzi probabilmente non finirà così, ci sono il 90% di possibilità che la moneta unica sopravviva, ma investitore, anzi un paese, anzi un continente avvisato…