Iva, Imu 2013 e manovra: quanto ci costerebbe la crisi d’agosto

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 15 Luglio 2013 - 14:53 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

ROMA – Più o meno una quindicina di miliardi sull’unghia, tanto costerebbe all’Italia, tanto costerebbe a noi italiani la “crisi d’estate”. Senza tener conto, anche perché una stima precisa è quasi impossibile, dell’effetto spread e del relativo aumento degli interessi sul debito. Dall’Imu a settembre, passando per l’Iva ad ottobre e arrivando, verosimilmente, ad una manovra correttiva di fine anno, sarebbe per le tasche degli italiani un vero autentico salasso una crisi di governo agostana. Ipotesi affatto campata in aria e legata a doppio filo all’appuntamento che attende l’ex premier Silvio Berlusconi il prossimo 30 luglio in Cassazione.

Che il governo Letta sia un esecutivo perennemente a rischio non è una novità, a partire dalla sua genesi frutto della strana coppia Pd-Pdl. Lo stesso premier, nel suo primo discorso al Parlamento, ha legato le sorti della sua esperienza di governo a degli obbiettivi precisi, mettendo praticamente da parte l’orizzonte temporale “naturale” che ogni governo ha. Alla difficoltà di una relazione complessa come quella tra democratici e pidiellini si sono aggiunte poi le diverse visioni sull’Imu, sul diritto di cittadinanza, sull’economia in generale e, ultima solo in ordine di tempo, l’imbarazzante questione dell’espulsione della moglie del dissidente kazako. Una quantità di motivi e di possibili occasioni per far saltare il governo in carica che impallidisce però di fronte a quella che più di tutte potrebbe sancire la fine dell’esperienza di questo esecutivo: la sentenza della Cassazione sui diritti Mediaset.

La Suprema Corte ha fissato la data in cui la condanna per il Cavaliere potrebbe diventare definitiva, con relativi arresti domiciliari per il capo del Pdl e la sua interdizione dai pubblici uffici. Se questo dovesse accadere si può tranquillamente scommettere che il governo Letta sarebbe costretto a fare i bagagli in tutta fretta.

Visto che l’ipotesi è tutt’altro che campata in aria proviamo allora a capire cosa succederebbe all’Italia e agli italiani, e soprattutto alle loro tasche e finanze, se con agosto dovesse arrivare anche la crisi di governo.

In primis i rinvii di Imu ed Iva scadrebbero senza che nessuno possa rinnovarli o tanto meno riformare la prima e cancellare la seconda. Gli italiani possessori di una prima casa dovrebbero quindi, già a metà settembre, pagare la tassa sugli immobili e, dal primo ottobre, gli italiani tutti vedrebbero l’Iva aumentare. Costo complessivo della fine dei due rinvii per i contribuenti 8 miliardi circa, 4 di Imu e 4 di Iva.

Ma non è tutto, e ci mancherebbe. L’Europa ha da poco chiuso la procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese e, supponendo che chiuderemo il 2013 sotto la fatidica soglia del 3%, avremmo nel 2014 la possibilità di spendere una cifra che è stimata tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. Se il governo cadesse però, difficilmente centreremmo gli obiettivi di bilancio e quindi addio, o almeno arrivederci, anche al tesoretto già festeggiato all’indomani della fine della procedura d’infrazione.

C’è ancora dell’altro, i cosiddetti cofinanziamenti europei, cioè tutti quegli stanziamenti continentali che si affiancano a progetti nazionali, come ad esempio alcune opere pubbliche. Va de sé che i finanziamenti arrivano se le opere si fanno, se non si fanno addio opere e pure finanziamenti.

Fin qui il conto di una crisi estiva, figlia verosimilmente di una sentenza di condanna per Berlusconi ma non necessariamente solo di questa, si aggira sui 15/20 miliardi di euro, ed è leggermente per difetto.

 Dulcis in fundo lo spread. Il nemico pubblico numero uno di appena un anno e mezzo fa, apparentemente domato, tornerebbe ad alzare la testa. E’ facile infatti immaginare come i mercati non prenderebbero affatto bene una crisi, con relativo tempo di incertezza e instabilità politica, due condizioni letteralmente indigeste ai mercati. La nostra economia tornerebbe quindi a zoppicare più di quanto non faccia già e gli interessi sul nostro debito tornerebbero a lievitare, fino a dove è impossibile prevederlo, ma è facile immaginare come sarebbero compensati: con una manovra correttiva di fine anno.