Omicidi, assegni a vuoto, sfratti: ricorso sempre sentenza mai. Knox, Stasi…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 19 Aprile 2013 - 14:57| Aggiornato il 30 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Come non detto, abbiamo scherzato. Dopo il processo Kercher anche quello sul delitto di Garlasco è da rifare. A quasi 6 anni dai fatti la Cassazione ha annullato le sentenze d’Appello e ordinato nuovi processi. Sono questi però solo i casi più eclatanti, i “vip” dei ritardi, delle lentezze e delle lungaggini giudiziarie del nostro Paese. Non è un caso infatti se la Banca mondiale colloca l’Italia al 160º posto (su 185) per la tutela giurisdizionale dei contratti. La durata media dei processi d’appello, nel 2011, è lievitata nel nostro Paese da 947 a 1033 giorni. Quelli di primo grado, nel 2012, impegnavano 463 giorni. Tanto per fare qualche confronto, significa che in Italia un processo per sfratto dura in media per 630 giorni e in Canada 43, un contenzioso per incassare assegni a vuoto si conclude da noi dopo 645 giorni e in Olanda dopo 39. Per non parlare dei giudizi penali, come quelli in cui sono imputati Amanda Knox o Alberto Stasi, che dopo 1500 e passa giorni sono ancora in attesa di una sentenza definitiva.

È il nostro il Paese delle sentenze che non sono sentenze e dei colpevoli che non sono colpevoli. Come ha chiaramente illustrato la Corte Suprema americana, e come Michele Ainis sul Corriere della Sera ricorda, Justice delayed, justice denied (giustizia tardiva, giustizia negata). E in Italia la giustizia è molto più che tardiva, tanto che per ben 130 mila processi ogni anno scatta la prescrizione, che non è ovviamente sinonimo di giustizia,

Una lentezza, quella della nostro sistema giudiziario, che non è però imputabile ai magistrati, ma nemmeno alle carenze delle strutture e dei fondi a loro disposizione. È questa lentezza ormai endemica figlia soprattutto della nostra Costituzione eccessivamente garantista. Stabilisce infatti la nostra Carta che chiunque può fare ricorso contro qualsiasi giudizio. Principio di garanzia a tutela dei cittadini, ma principio che, abusato come lo è ogni giorno, si traduce in danno e non più diritto. La possibilità di presentare ricorsi su tutto fa si che anche una causa per mille euro o poco più possa finire in Cassazione.

Pesa sull’abuso di questo diritto anche l’interesse di parte delle legioni di avvocati che popolano la nostra penisola. Ben 236 mila, pari a 5 volte i colleghi francesi, che per anche comprensibile interesse personale hanno fatto loro la massima “più pende, più rende”. Così quella che voleva essere nella mente dei suoi estensori una norma di garanzia, si è tradotta nella realtà nel suo opposto, diventando privilegio per i ricchi, che possono permettersi salate parcelle e rimandare all’infinito con appelli e controappelli, e torto per i deboli che invece di queste armi non dispongono.

Sulla magistratura pesa poi l’arretrato, che ha ormai raggiunto la cifra formidabile di 5,4 milioni di processi pendenti, ma anche la litigiosità degli italiani che, per fare un esempio, ogni anno innescano 180 mila nuove cause solo per baruffe condominiali. Istruttivo è allora dare uno sguardo alle legislazioni di altri paesi che i nostri problemi non hanno. Scrive Ainis:

“In materia civile, la Spagna ne permette l’uso (del ricorso) in casi circoscritti, e sempre che il valore della causa ecceda i 150 mila euro. Funziona così, più o meno, anche nel Regno Unito, in Germania, in Francia, negli Usa. Dove il giro di vite è ancora più stretto nella materia penale, perché soltanto i condannati a morte hanno diritto a una revisione automatica del giudizio. Gli altri possono richiederla soltanto a certe condizioni, sicché ne beneficia un imputato ogni 170. Mentre la Corte suprema riceve 80 casi l’anno, quando la nostra Cassazione ne assorbe 80 mila”.

E aggiungiamo noi, la Corte americana riceve un millesimo di casi rispetto alla nostra Cassazione pur avendo, gli Stati Uniti, circa 6 volte la popolazione dell’Italia.

Amanda Knox e Raffaele Sollecito, dopo l’assoluzione in Appello e, soprattutto, a 5 anni e 5 mesi dall’omicidio di Meredith Kercher, dovranno di nuovo essere giudicati. A 68 mesi dall’omicidio della figlia Chiara Poggi, i genitori della giovane di Garlasco, sono ancora in attesa di un colpevole. L’unico imputato, Alberto Stasi, dopo due assoluzioni dovrà di nuovo essere giudicato. Cronache dal Paese delle non sentenze.