Lapo Elkann ci ricasca. Inscena per 10mila dollari, gli hanno chiuso i rubinetti?

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 29 Novembre 2016 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA
Lapo Ekann ci ricasca. Inscena per 10mila dollari, gli hanno chiuso i rubinetti?

Lapo Ekann ci ricasca. Inscena per 10mila dollari, gli hanno chiuso i rubinetti?

NEW YORK – Arrestato perché ha simulato un reato. Fermato perché ha messo in scena il proprio rapimento, così da ottenere 10mila euro con cui pagarsi cocaina e prostitute. E’ la storia di cui si è reso protagonista Lapo Elkann, il nipote dell’avvocato Gianni Agnelli non esattamente nuovo a questo tipo di performance, che oggi domina la cronaca al di qua e al di là dell’Oceano Atlantico. Il non più tanto giovane rampollo dell’industria italiana questa volta, infatti, ha scelto come teatro delle sue bravate la città che non dorme mai: New York. Se da una parte, visti i precedenti, non desta più di tanto stupore la condotta di vita scelta da Lapo, quello che davvero lascia stupefatti in questa storia è che un Elkann erede Agnelli debba, per 10mila euro, architettare questa messa in scena.

Si sprecano, questa mattina, battute e commenti non sempre edificanti sulle vicende di cui Lapo Elkann si è reso protagonista. Ci si interroga, o almeno lo fa chi va un centimetro oltre le battute da bar, su come mai un soggetto come lui venga vissuto e raccontato come una delle menti più brillanti e come un maître à penser del panorama italiano e, forse, non solo. Quello che però emerge dagli ultimi fatti di cronaca è il ritratto di un uomo con un problema con la ‘P’ maiuscola. Un uomo a cui la famiglia è arrivata a dover togliere la libertà, nella speranza che non si faccia male. O almeno non troppo.

E non c’entra nulla in questo caso la morale o un redivivo perbenismo. Sniffare cocaina è vero, è illegale. Come illegale è la prostituzione, anche se enormi differenze tra i diversi Paesi esistono come esistono realtà dove illegale non è. Al netto di questo, spacchettando la notizia, quel che si legge tra le righe non è che Lapo Elkann è stato ‘pizzicato’ dopo una notte brava a coca e trans, ma che il fratello del patron di uno dei primi gruppi automobilistici mondiali sia dovuto ricorrere ad un rapimento simulato per la miseria di 10mila euro. Miseria è evidentemente un concetto relativo. E quella stessa relatività che rende una non-notizia la ‘bravata’ di Lapo, rende stridente la mancanza di liquidi con la carta d’identità del soggetto.

Quante casa avrà Lapo Elkann? Quante proprietà immobiliari e non, quote azionarie, conti in banca, conoscenti che più o meno senza problemi possono anticipargli dei liquidi? Quante carte di credito e quante automobili di gran lusso possiederà? Tante, certamente più di un comune mortale che il lunedì mattina timbra il cartellino in ufficio. Anche senza conoscere la dichiarazione dei redditi del giovane Elkann è una quasi certezza che sia così. E allora ne discende logicamente che a questi, ai conti come agli amici, Lapo non può accedere. Non può prelevare con una carta di credito (che già a medi livelli eroga senza problemi 10mila euro cash) e non può chiedere prestiti agli amici come, evidentemente, non può prelevare da un qualsivoglia conto in banca e/o fare bonifici.

Un’impossibilità che, analizzando i fatti, non può che essere frutto di una scelta. Ovviamente non di Lapo. Se la matematica non è un’opinione, e se due più due continua a fare quattro, basta mettere in fila gli elementi per arrivare all’amara conclusione che a Lapo, la famiglia, deve aver tagliato i fondi. Non necessariamente per astio o ripicca, ma per precauzione.

Primo elemento: Lapo Elkann oltre ad avere una passione condivisibile o meno per droga e prostitute, non è evidentemente in grado di gestirla senza rendere pubbliche le sue bravate e, cosa più importante, senza rischiare la pelle. Una decina d’anni fa, va ricordato, fu ritrovato in fin di vita dopo un’overdose in casa di una famosa trans torinese.

Secondo elemento: Lapo, nonostante sia parte di una delle famiglie industriali più ricche d’Italia, per avere 10mila euro inscena un rapimento. Una scelta deficiente, certo. Ma anche sotto l’effetto di droga è lecito immaginare che se avesse avuto un modo più semplice, rapido e meno chiassoso anche un tossicodipendente lo avrebbe preferito al finto rapimento. Tra l’altro quando si deve comprare droga o fare qualcosa di illegale è praticamente naturale cercare di avere il meno a che fare possibile con la polizia.

E allora? Allora Lapo, a giudizio di chi gli sta intorno, non è in grado di gestire se stesso. Ha bisogno della tutela dei familiari o comunque di qualcuno e non può quindi disporre del suo denaro, del suo tempo e della sua vita. E allora forse non è un caso che l’ultimo fattaccio sia avvenuto a New York, una fuga più che una vacanza. O una fuga mascherata da vacanza. Questa, in verità, è la notizia.