Eletti con la legge che non c’é Pd 263, Pdl 120, Grillo 90. Governo Pd, Udc, Sel

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 24 Agosto 2012 - 14:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Pd primo partito in percentuale e pure “premiato” in seggi dalla nuova ipotizzata legge elettorale. Ma in grado di fare un governo solo sommando ai suoi parlamentari anche gli eletti di Sel e Udc.  Poi 90 deputati grillini e panico da tutti a casa nel Pdl e nella Lega che vedrebbero i loro onorevoli dimezzati rispetto alla consistenza attuale, rispettivamente 120 invece di 276 e 33 invece di 60 . Sarebbe questo lo scenario che uscirebbe dalle urne se si andasse a votare con la legge elettorale nell’ultima plausibile, ma non certa e definitiva versione, che i partiti stanno mettendo a punto. La legge non è ancora stata confezionata e tanto meno varata, e le intenzioni di voto sono cosa diversa dai voti veri, ma il quadro che esce dall’analisi fatta dall’Istituto Cattaneo per La Stampa offre diverse indicazioni interessanti.

Per la sua elaborazione l’istituto bolognese ha ipotizzato un premio di maggioranza assegnato al primo partito attorno al 14%, metà dei seggi assegnati nei collegi e l’altra metà proporzionalmente e un bacino elettorale calcolato sulla media dei sondaggi di luglio. Le stesse indicazioni su cui stanno ragionando i partiti per la nuova legge elettorale. Con questi presupposti, il risultato che uscirebbe dalle urne, sarebbe quello di un Pd vincitore con il 27% dei voti. Un vincitore però dimezzato perché, anche con il premio di maggioranza, porterebbe alla Camera 263 deputati quando la maggioranza è a quota 316. Dietro i democratici il Pdl, con il 20% dei consensi e, terzo ma non più sorprendente, il movimento di Beppe Grillo forte di un 15% dei voti. E poi l’Udc che con Fli conquisterebbe un 9,5%, Sel con il 7% e, pari merito, Idv e Lega con il 6%.

Percentuali che tradotte in deputati varrebbero i già citati 263 del Pd, 120 per il Popolo della Libertà, 90 per Grillo, 49 per l’accoppiata Udc / Fli, 34 per Vendola, 33 per la Lega e 25 per l’Idv. Cifre che preoccupano, per motivi diversi, sia Pdl che Pd, e che lasciano aperte molte incognite sulla governabilità e su quale maggioranza si verrebbe a creare.

Dal punto di vista della governabilità, prendendo ovviamente per buono il risultato proposto dall’Istituto Cattaneo con le sue molte variabili, l’unica maggioranza possibile e credibile sarebbe quella formata dal Pd insieme a Sel e Udc. Una coalizione che potrebbe vantare 346 deputati, 30 in più della maggioranza numerica. Un’eventuale alleanza tra Pd, Sel e Idv varrebbe invece 322 deputati, appena 6 in più della maggioranza numerica di 316, troppo poco per reggere. Pd più Idv e Udc varrebbe invece 337 deputati, un margine discreto, ma mettere insieme Di Pietro e Casini somiglia molto alla fantapolitica. Come fantapolitica sarebbe un’alleanza Pd e grillini.

Ma se l’unica maggioranza credibile sarebbe quindi quella tra il partito di Bersani, Vendola e Casini, sarebbe questa una maggioranza fortemente condizionata e condizionabile dalle due “ali” della coalizione. Ali che sarebbero in grado infatti di far pesare la loro indispensabilità ogni volta che lo ritenessero opportuno mettendo di fatto il Pd, primo partito e titolare del premio di maggioranza nonché della guida della coalizione, nella condizione di fungere più da paciere e mediatore che da leader. Una condizione vissuta già in passato dalle maggioranze di centro sinistra e che mai, alla prova dei fatti, ha retto a lungo.

Se il quadro prospettato dalla Stampa lascia intravedere non pochi problemi per la formazione, e soprattutto la tenuta di un nuovo governo, di altro tipo sono gli imbarazzi che nascerebbero in casa Lega e Pdl. Entrambi gli schieramenti vedrebbero infatti il numero dei loro deputati praticamente dimezzato rispetto all’attuale legislatura. La Lega passerebbe da 60 a 30 e il Pdl dai 276 eletti (diventati per vicende varie ora 209) ad appena 120. Un problema non indifferente per le segreterie che dovranno comporre le liste elettorali e tanti, tantissimi “trombati”, anche eccellenti, nelle fila dei berlusconiani che non rimetteranno piede in Parlamento.