Missione search e destroy barconi. E se Renzi bombarda, Salvini si ammoscia

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Aprile 2015 - 14:19 OLTRE 6 MESI FA
Una flotta della Marina Militare Italiana

Una flotta della Marina Militare Italiana

ROMA –Missione cerca e distruggi barconi partita, incursione dei marines del Col Moschin nel porto di Misurata, distruzione selettiva dei barconi alla fonda, affondati quelli degli scafisti/schiavisti. E incursione di elicotteri armati sui depositi di gommoni degli scafisti/schiavisti a ridosso delle spiagge della Libia nord occidentale…Immaginate sia questa la sequenza parlata e filmata di un telegiornale prossimo venturo, un tg delle prossime settimane che annuncia i soldati e la Marina militare italiani a distruggere barconi.

Può succedere davvero, quel tg immaginato può diventare realtà? Ci sono ostacoli diplomatici (pochi) e difficoltà tecniche (tante) per la missione cerca e distruggi barconi. Dall’Onu in qualche modo arriverà un assenso, l’Ue in qualche modo appoggerà e parteciperà. Egitto e Tunisia non porranno ostacoli sostanziali, Russia e Cina consentiranno. Cercarli invece i barconi presuppone uomini in Libia, intelligence, insomma osservatori che guidino le incursioni. E le incursioni a distruggere non possono essere bombardamenti, neanche solo di un sito (a parte la non indifferente circostanza per cui droni armati in Europa ufficialmente nessuno ne ha). Si rischia di affondare naviglio mercantile, di pescatori o di colpire edifici con dentro i migranti/schiavi. Occorreranno azioni di commando coordinate, dal mare, per cielo e con rapide puntate in terra. E visto che gli schiavisti sparano e vanno ad allearsi qua e là con l’Isis libico, qualche militare italiano sarà ferito o ucciso, va messo in bilancio.

Ma se e quando quel telegiornale diventerà verità, allora si abbasserà sia pure per un po’ l’ondata di migrazione disperata, sarà spezzata l’industria del traffico di schiavi, si aprirà una finestra politico/temporale per provare a trattare con una specie di governo libico, ci sarà lo spazio per lavorare seriamente agli altri aspetti del problema: la definizione di quote di immigrazione paese per paese, la predisposizione di corridoi protetti per farli arrivare in Europa, la definizione di ci si respinge e chi si accoglie su scala europea, con regole e pesi equamente e proporzionalmente distribuiti su tutti i paesi dell’Unione.

E in più, interessa solo noi ma interessa, è piccola cosa rispetto alle grandi crisi mondiale ma è cosa di una certa importanza in Italia, se Renzi bombarda i barconi in Libia si può scommettere che Salvini si ammoscia in Italia.

La resistibile ascesa di Matteo Salvini nella scala del consenso vede il capo leghista salire altri gradini proprio sulla questione libica. Lui dice: al governo non fanno nulla, sono passivi, subiscono, sono complici. Questo convince una opinione pubblica spaventata e non poco incattivita. Un discorso che funziona ma di cui non resterebbe nulla di fronte a un governo che manda Marina e soldati ad affondare i barconi. Con rovesciamento di immagine in quel caso il “parolaio” diventa l’oppositore del governo, in questo caso Salvini. Se dai dell’imbelle al governo e poi quel governo fa la missione militare allora subisci pesante contrappasso.

Se Renzi bombarda Salvini si ammoscia. E il Renzi non più imbelle in Libia romperebbe anche l’assedio interno cui di fatto è sottoposto anche su materie che ovviamente con la Libia c’entrano un tubo. I collegi dell’Italicum da ridurre da cento a cinquanta più o meno, i prof che non ci stanno a farsi valutare da un preside, gli allarmi-minacce dei Cuperlo sulla fine del governo se mette la fiducia sull’Italicum…Molto se non tutto di questo verrebbe spianato da un governo che guidasse e realizzasse la missione cerca e distruggi barconi in Libia. Lo ha intuito perfino Berlusconi, ha intuito che in questi casi si partecipa del fall-out positivo in termini di consenso se si fiancheggia il governo che va in missione, o almeno la missione. E’ incredibile che politici come Bersani o leader come Grillo non se ne rendano preventivamente e immediatamente conto.

Renzi bombarda barconi in Libia? Non succede, ma se succede… La scaramanzia di mille colori si esprime spesso anche attraverso questo concetto, un concetto che è ora applicabile alla sempre più possibile missione in terra libica. Non succede, perché per far partire un’operazione militare nel paese che fu di Gheddafi bisogna mettere in fila una serie di condizioni non semplici, ma se succede potrebbe questa avere per il governo italiano, e per il premier Renzi, dei risvolti inaspettatamente positivi. Quasi certamente, ad esempio, il politicamente rampante Salvini perderebbe molto dell’appeal costruito su slogan del tipo “Renzi becchino” che nulla fa se non seppellire affogati e importare negri.

L’ipotesi di un’operazione internazionale in Libia è ormai molto più che semplice teoria. L’idea di cosa si andrebbe a fare e come è persino già definita, almeno nelle sue linee generali. Un’operazione individua e distruggi, questa dovrebbe essere la sintesi della missione in Libia: individua i barconi usati da trafficanti di uomini, e distruggili. Nonostante questo e nonostante l’eco mondiale dell’ultima strage di migranti, per far sì che una missione di questo genere parta bisogna trovare la quadra per una serie di punti. Dal punto di vista internazionale una simile operazione dovrebbe avere il ‘bollo’ dell’Onu, o almeno della Nato col tacito assenso di Russia e Cina. Inoltre dovrebbe includere la disponibilità di una qualche forza araba disposta ad impegnare qualche suo uomo.

Assolte queste condizioni, altri equilibri andrebbero, e forse andranno trovati sul fronte della politica interna. Una missione di questo genere deve infatti essere autorizzata dal Parlamento, e anche se probabilmente sarebbe sposata da una fetta del centrodestra, creerebbe altrettanto probabilmente mugugni e malumori e distinguo nell’area che va da Sel a M5s passando per la galassia pacifista. E, particolare non irrilevante, partecipare ad un’operazione sull’altra sponda del Mediterraneo costa, e non poco. Per tutti questi motivi non è detto che l’operazione parta e, comunque, gli eventuali tempi di questa sono assolutamente non stimabili. E’ anche però vero che, specie a suon di stragi, il problema non può essere rimandato a tempo indeterminato.

E allora se domani gli incursori della Marina Italiana, gli uomini del Col Moschin, magari con l’appoggio dell’aviazione francese e via immaginando dovessero affondare la flottiglia che i nuovi schiavisti, come sono stati definiti gli uomini che gestiscono il traffico dei migranti, nei porti libici, non è difficile capire che questo avrebbe ripercussioni anche al di qua del Canale di Sicilia. Ed oltre all’alleggerimento della pressione migratoria, queste sarebbero anche di natura squisitamente politica. Matteo Salvini e la sua Lega, da mesi la formazione più in forma nell’oggi desolato panorama della destra italiana disperatamente in cerca di un nuovo campione, si troverebbero improvvisamente con un argomento in meno, e per giunta uno di quelli, anzi forse quello su cui più puntano.

E poi, oltre a spuntare le armi e le ragioni, per quanto demagogiche, di una fetta di “competitor” politici, l’affondamento avrebbe un effetto in generale ‘balsamico’ per il governo e per Matteo Renzi. Da che mondo è mondo infatti la battaglia vittoriosa esalta e chi vince piace. Distrae l’opinione pubblica dalle altre questioni, magari meno affascinanti anche televisivamente, e chi vince piace perché è nella natura umana cercare un capo e credere in lui quando ottiene un simile risultato. In altre parole la missione individua e distruggi avrebbe anche l’effetto di far crescere l’appeal del premier, che avrebbe quindi gioco più semplice anche sulle questioni interne, dall’Italicum alla scuola.