A luglio altri 100 milioni per i partiti. Fermarli è la prima riforma

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 10 Aprile 2012 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA

Lapresse

ROMA – Meno di quattro mesi e i partiti italiani intascheranno altri 100 milioni di euro di rimborsi elettorali. Quarta rata dei rimborsi dovuti per le elezioni del 2008 che arriverà il prossimo 31 luglio. Altri soldi pubblici che si andranno a sommare a quelli già incassati e, in alcuni casi, spesi allegramente. Angelino Alfano, Pierluigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e praticamente tutti i rappresentanti delle varie forze presenti in Parlamento si sono detti pronti a cambiare, hanno detto che una riforma è necessaria ed urgente. Quale occasione migliore quindi che quella di cominciare bloccando questa quarta tranche di rimborsi? Anche perché di milioni per le elezioni del 2008 ne hanno spesi complessivamente 136, mentre ne stanno incassando 503. Senza contare poi quelli derivanti dalle elezioni amministrative e dai referendum. Congelare una rata non potrà mettere certo in crisi i loro bilanci. Fermare i rimborsi di luglio è il prezzo minimo da pagare per ricomprarsi un po’ di credibilità. Ma i partiti di riforma dei loro soldi, anzi dei soldi loro versati dai contribuenti, parlano molto ma da questo orecchio non ci sentono.

Il prossimo pagamento verrà effettuato dalla Camera su mandato del Tesoro che girerà complessivamente ai partiti un quinto dei 503 milioni e rotti previsti dai contributi statali, sapendo che questa poi è la quarta rata da incassare è facile stimare che sinora, sempre a fronte dei 136 spesi, i partiti hanno già incassato circa 300 milioni, poco più del doppio. I bonifici saranno poi autorizzati dall’ufficio di presidenza di Montecitorio, a patto che i singoli tesorieri presentino il quarto “rendiconto di esercizio” che attesti almeno un minimo di spese elettorali sostenute più di 4 anni fa. Ma quel controllo, per ammissione degli stessi revisori dei conti nominati dai presidenti di Camera e Senato, sarà puramente formale. La presidenza della Camera ha già poi fatto sapere che l’unica autorità in grado di fermare il pagamento sarebbe l’ente erogatore, cioè il Tesoro. Dicastero occupato però al momento da un “tecnico”, fattispecie che rende il terreno particolarmente scivoloso. Gli unici che potrebbero realisticamente fermare i rimborsi sono quindi gli stessi partiti. Invece delle solite chiacchiere un gesto simbolico e non solo. Noi intanto fermiamo tutto e non ci prendiamo questi altri 100 milioni, e nel frattempo scriviamo una nuova legge.

La Stampa, domenica 8 aprile ed oggi (martedì 10), pubblica poi due tabelle con un po’ di numeri che visualizzano quello che Antonio Polito scrive sul Corriere della Sera: “Inutile che i partiti si facciano illusioni: hanno ricevuto in questi anni troppi soldi, e li hanno usati troppo male. L’elettorato accetterà solo una riforma che riduca l’assegno di mantenimento”. La Stampa racconta di 285 milioni di euro incassati dai partiti solo nel 2010 quando, nello stesso anno, in Germania ne hanno ricevuti 133 e in Francia 80, e appena 5 in Gran Bretagna dove a riceverli è solo l’opposizione. Eppure Francia e Gran Bretagna sono proprio i paesi dove la moderna democrazia è nata, possibile che lì i partiti riescano a vivere con così pochi soldi?

Da noi, in Italia, la vita è per loro senz’altro più comoda. Sempre La Stampa racconta che per il voto del 2008 Forza Italia ha speso 50 milioni di euro e ne riceverà 128 di rimborsi, con un regalo di quasi 80 milioni di euro. L’Ulivo ne spese 7 di milioni e ne intasca oltre 80 di rimborsi; Alleanza Nazionale 6 spesi e 65 rimborsati. Ds 9 spesi e 47 rientrati; Rifondazione 1.5 speso e 34 incassati. E poi Margherita e Lega Nord, partiti i cui tesorieri sono al centro degli ultimi scandali: il primo spese 10 milioni e mezzo e ne sta incassando oltre 30, con un “utile” pari a 20 milioni e 328 mila euro. La Lega invece, ne ha spesi 5 e ne incassa 22, con un più 17 milioni e 300 mila euro.

Nonostante si discuta molto di “controlli”, di “visibilità”, di “trasparenza” per i soldi pubblici che i partiti incamerano sotto il simpatico nome di “rimborsi elettorali”, il punto è un altro. I partiti incassano troppo, paradossalmente la cosa grave non è che possano poi spendere quei soldi come gli pare, non servono controlli, devono avere meno soldi. Se si chiama “rimborso” devono essere rimborsati, avere cioè quello che hanno speso, non un euro in più. La riforma non deve riguardare come vengono spesi quei soldi e chi controlla i bilanci, ma quanti soldi pubblici i partiti possono ottenere.

Lo faranno? Si taglieranno i fondi i partiti italiani? Lo faranno autonomamente come ha auspicato Napolitano, come si augura Schifani e come promettono i vari segretari? Se la volontà c’è l’occasione è pronta, bloccassero la rata di luglio, destinando quei soldi magari a qualcos’altro.