Milano Agenzia ammorbidisci testimoni. Clienti: le imprese. Gestore: ‘Ndrangheta

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 9 Gennaio 2014 - 14:42 OLTRE 6 MESI FA

mafia-camorra-ndrangheta-1-770x513MILANO – Esiste, nella civilissima ed ex capitale morale del nostro Paese, un servizio che non ha eguali altrove: l’agenzia ammorbidisci testimoni. Un servizio dedicato alle aziende che possono trovarsi in guai giudiziari, gestito dalla mano sapiente della ‘ndrangheta.

Un lavoratore vi ha fatto causa perché non rispettavate le norme di sicurezza? Un dipendente in un procedimento fallimentare vuole raccontare di quei viaggi pagati con la carta aziendale? Nessun problema, l’agenzia offre un doppio servizio: prima “sensibilizza” l’incauto e poi, per evitare incomprensioni, un incaricato dell’agenzia presenzia all’udienza in tribunale. Uomo avvisato…

Svela Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera uno degli aspetti apparentemente marginali dell’inchiesta che ha portato ai 10 arresti di ieri (8 gennaio). Arresti che sono il frutto dell’inchiesta dei pm Paolo Storari e Giuseppe D’Amico su Agostino Catanzariti, 66 anni, già protagonista della stagione dei sequestri di persona.

Catanzariti, dopo quasi 30 anni passati in carcere, dal 1981 al 2009, nel 2011, dopo 2 anni ai domiciliari per motivi di salute, è tornato in libertà ed è andato a riempire quello che gli inquirenti hanno descritto come “un vero e proprio vuoto di potere”. Vuoto costituito dalla mancanza di un vertice malavitoso nella zona Corsico-Assago-Buccinasco, frutto della carcerazione di Domenico e Antonio Papalia, così come da quella di Rocco Papalia che, nella per lui migliore delle ipotesi, tornerà libero solo nel 2017.

Riempiendo quel “vuoto” Catanzariti ha ripreso in mano le principali attività della ‘ndrangheta nel milanese. E tra queste non potevano mancare alcuni “classici” come la protezione. Protezione che veniva garantita ai locali meneghini anche attraverso la fornitura del personale addetto alla security e protezione che, come il mercato in generale, ha scoperto in questo caso anche nuovi territori di conquista. Come appunto la protezione dai dipendenti chiacchieroni.

Tra le pieghe dell’indagine che ha svelato come le ‘ndrine gestissero la protezione di decine di locali della movida meneghina, e le intercettazioni che hanno portato alla riapertura di un caso di omicidio di fine anni ’70 e poi archiviato, gli inquirenti si sono imbattuti così anche nell’inaspettata agenzia.

“Un’agenzia di servizi – scrive Ferrarella – alla quale rivolgersi per avere un’assicurazione a 360 gradi dai rischi d’impresa, compresa la protezione globale dai guai giudiziari: ecco cosa una certa imprenditoria lombarda compra oggi dalla ‘ndrangheta a Milano. Come l’imprenditore che, imputato di bancarotta e fatture false anche sulla scorta di tre testimonianze di ex dipendenti, si rivolge a malavitosi nell’orbita della famiglia Papalia affinché costoro, prima con opera di ‘sensibilizzazione’ alla vigilia delle udienze e poi con muta ma minacciosa presenza fra il pubblico nelle aule del tribunale di Milano durante le udienze, spingano i testimoni a mentire, minimizzando o dicendo ai giudici il contrario di quanto invece sull’imprenditore due anni prima avevano raccontato al curatore fallimentare”.

Come portassero avanti l’opera di “sensibilizzazione” né Ferrarella né gli inquirenti lo raccontano. Ma è facile immaginare che gli uomini della ‘ndrangheta non si presentassero dai malcapitati ex dipendenti con un mazzo di fiori o una scorta di ‘nduja. Così come è facile supporre che, qualora le dichiarazioni rese al giudice in aula non fossero consone alla versione morbida gradita al cliente, la reazione dell’agenzia non sarebbe stata quella di pacata rassegnazione.