No Monopoly senza prigione e Garattini muto: l’anima nera del cuor progressista

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Agosto 2013 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
Il gioco Monopoli

Il gioco Monopoli

ROMA – Qualcuno la definisce “fascista”, altri più delicatamente “nera”, altri ancora con molta indulgenza “bigotta”. E’ l’anima che alberga e pulsa talvolta, solo talvolta per fortuna, quando il cuore batte progressista. Solo il cuore, l’anima nera infatti non si manifesta se appena il cervello al cuor si connette. Eppure talvolta è l’anima nera, non dei reazionari che ce l’hanno d’ufficio e d’ordinanza, ma dei progressisti italiani. Non di tutti per carità, anzi di pochi. Ma di pochi che fanno titolo e purtroppo opinione, di pochi che fanno tweet, tendenza e cronaca. Di pochi che i più dei progressisti non zittiscono ma subiscono. E dagli e dagli l’anima nera diventa luogo comune, si traveste e camuffa da politicamente corretto. L’anima nera, quella che si sente orfana della prigione, della casella della prigione nel nuovo gioco del Monopoly (copyrigth parlamentari del Pd con chiare derivazioni culturali dalla Cgil e dai Movimenti per i vari beni comuni). E soprattutto, made in No-Tav e ora approdata M5S, quella per cui zittire, imbavagliare, cacciare chi non ti dà ragione è questa la democrazia, olè! Sembra un paradosso ma non lo è, l’accostamento tra fascista e progressista e tra progressista e bigotto non è infatti in questo caso una forzatura come il dizionario suggerirebbe. E due episodi raccontati dalle cronache odierne descrivono bene quest’anima “nera”.

Il primo episodio ha la forma di una lettera, indirizzata all’ambasciatore americano in Italia e porta la firma di ben sei parlamentari Pd: Michele Anzaldi, Marina Berlinghieri, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli, Ernesto Magorno. Una missiva accorata, pubblicata dal Corriere della Sera, in cui si chiede che gli Stati Uniti blocchino l’uscita dell’ultima versione del Monopoly, immorale a dir loro. Superfluo sarebbe sottolineare come non sia probabilmente questa una questione di tale importanza da scomodare parlamentari ed ambasciatori mentre, meno superfluo, è sottolineare la sinistra assonanza con altri governanti ed altri casi che in nome, ad esempio di una religione, chiedono il blocco di giochi, libri o film che reputano immorali.

Scrivono i sei:

“Gentile ambasciatore degli Stati Uniti, in (…) questi giorni, e contraddicendo la chiave etica del Presidente, l’azienda statunitense Hasbro starebbe per lanciare la nuova versione dello storico gioco da tavolo ‘Monopoly’. Stavolta però le tradizionali proprietà immobiliari sono sostituite da pacchetti azionari di grandi multinazionali. Si passa dall’acquisto di immobili alla speculazione in Borsa e inoltre, novità decisamente preoccupante, sarebbe stata abolita la casella della ‘prigione’. Mentre la Casa Bianca, con realismo e saggezza, pone l’accento contro le frodi dei titoli e gli abusi degli strumenti finanziari, il ‘Monopoly’, gioco che da generazioni alfabetizza i giovani sui meccanismi del libero mercato, torna ad esaltare la turbo economia che ha aperto la crisi finanziaria 2008, con il messaggio diseducativo che, in caso di violazione delle regole, non si viene neanche puniti. (…) Per noi gli Stati Uniti rappresentano il faro sulle tutele ai consumatori e spesso il nostro Paese ha seguito gli Usa su battaglie sociali a protezione dei cittadini. Perciò ci permettiamo di chiederle se non sia il caso di valutare eventuali provvedimenti delle autorità competenti o comunque una posizione critica sul nuovo ‘Monopoly’, gioco distribuito in tutto il mondo e quindi anche in Italia”.

Sarà senza dubbio diseducativo il nuovo Monopoly, ma turbarsi per l’assenza della prigione e chiedere che un governo intervenga almeno per criticare un gioco da tavolo di progressista sembra aver poco e di bigotto molto.

Non solo il Partito Democratico incarna però la figura dei progressisti del nostro Paese. Anzi, sono forse i grillini, i cittadini a 5Stelle quelli che si sentono e considerano maggiormente rappresentativi del nuovo che anima l’Italia. Così innovativi che un loro eletto, per la precisione il capogruppo del Movimento 5 Stelle a Sarzana, ha scritto una lettera al sindaco Pd Alessio Cavarra per farsi portavoce delle “proteste e rimostranze” giunte “da più parti” in merito alla partecipazione di Silvio Garattini al Festival della Mente. E questo perché Garattini, come spiega Valter Chiappini, “è il capofila della sperimentazione animale in Italia, sulla quale il Movimento è da sempre contrario”. Ergo, siccome loro sono contrari, si deve o “annullare la presenza del professore” o, “in subordine, prendere ufficialmente le distanze da ciò che lo scienziato rappresenta”.

A parte la discutibile logica secondo cui chi ha idea diverse dalle proprie non deve parlare o “in subordine” essere additato come un paria, va detto che il convegno a cui Garattini è stato invitato non ha come tema né la sperimentazione animale né tanto meno la vivisezione. Ma è un simposio dal titolo “L’invecchiamento cerebrale: un’epidemia del terzo millennio”, e il farmacologo è stato invitato in quanto indubbio conoscitore della materia. Eppure, nonostante la competenza, la macchia di essere un mostro che sperimenta i farmaci sugli animali, cosa che tra l’altro per quanto crudele ha contribuito al salvataggio di milioni di vite umane, è una macchia che non può lasciare il suo titolare. Che lo si scacci o che si prendano da lui le distanze!

Anche in questo caso il progressismo, o almeno quello che la nostra lingua con quel termine indicherebbe, appare assai sbiadito. Mentre, al contrario, emerge nettamente l’anima bigotta della nostra Italia.