Due morti su tre si tumulano da soli, “effetto zombie” dell’evasione fiscale
Pubblicato il 23 Agosto 2011 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – “In Italia due morti su tre si tumulano da soli”. A dirlo è Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it. La notizia avrebbe dell’incredibile, ma Carlomagno non è impazzito e non intende che i morti resuscitano per darsi sepoltura, rileva semplicemente che per ogni 3 decessi registrati c’è la documentazione fiscale di una sola sepoltura. Tradotto due funerali su tre si pagano in nero.
L’evasione sulle esequie è solo la punta dell’iceberg, un paragrafo tragicomico della nel grande libro italico delle tasse non pagate. Ma perché nel nostro paese c’è un tasso così alto d’evasione? Berlusconi aveva detto, a suo tempo, che quando l’imposizione fiscale raggiunge una percentuale elevata è comprensibile che in molti cerchino di sfuggire al fisco. Ma questa tesi, già debolina di per se, viene smentita se si confronta la situazione italiana con quella di altri paesi. In Svezia il fisco porta a casa il 56,4 per cento dei redditi dei cittadini mentre in Italia siamo al 45 per cento e, mentre l’evasione stimata è intorno al 50% in Svezia si ferma al 7%. Dopo di noi, tra i paesi in cui si evade di più, figura la Romania (42,4 per cento) seguita a sua volta da Bulgaria, Estonia e Slovacchia, mentre le ultime posizioni sono occupate dall´Inghilterra (11,9 per cento di reddito non dichiarato) dal Belgio (10,3) e, appunto, dalla Svezia (7,6).
I motivi per cui da noi così in tanti decidono di non pagare le tasse sono, oltre all’indole italica che privilegia gli interessi singolari rispetto all’interesse generale, per dirla in maniera elegante, principalmente due: l’assoluta non certezza della pena e la, concreta, difficoltà nel pagare le tasse, cioè l’eccesso di burocrazia che paralizza l’Italia. Il Tesoro Usa incassa il 94 per cento dell´evasione accertata. E anche altrove le cifre sono incoraggianti: nel Regno Unito si recupera il 91 per cento dell´evasione scoperta, in Francia l´84 e in Turchia il 58 per cento. In Italia il fatto di essere scoperti non significa necessariamente che si debba poi pagare. Solo il 10,4 per cento dei denari truffati al fisco rientrano davvero nelle casse dello Stato. Perché la scoperta di una frode non è la fine di una storia ma, spesso, l´inizio: invece di pagare lo Stato si pagano gli avvocati e comincia un estenuante contenzioso. Lo Stato ripaga il contribuente italiano con la stessa moneta: e così siamo in testa alla classifica per le lungaggini nei rimborsi fiscali.
Il secondo motivo che rende più semplice l´evasione italiana è quello della giungla burocratica. Marco Fantini, che ha curato uno studio Eurostat su questo tema cita:«un recente studio della Banca mondiale che prende in esame 183 paesi nel mondo e stila una classifica mettendo in cima i paesi in cui pagare le tasse è più semplice e in fondo quelli in cui è più complicato». Su 183 paesi, l´Italia galleggia al 167 esimo posto, nel cuore della zona bassa della classifica. Per completezza va sottolineato che ai primi posti non stanno paesi particolarmente virtuosi ma quelli nei quali il sistema fiscale è tanto semplice da essere inesistente: al primo posto c‘è Timor Est dove le tasse assorbono lo 0,2 per cento dei profitti. Ma l´Inghilterra è 76esima, la Danimarca 36esima e gli Usa 124esimi.
Tutto questo è poi gravato dal sistema delle piccole imprese che, di fatto, sono incontrollabili. Forse perché il fisco italiano considera impresa anche il singolo cittadino che si compera un camion e apre una partita Iva. Lui è un camionista ma viene trattato come un capitano d´industria. Così è molto più semplice verificare se la grande azienda paga le tasse che accertare il reddito percepito da un lavoratore autonomo nascosto nel vasto Triveneto.