Nazareno Nano Bersani-Fitto vive, lotta e vota contro Renzi-Berlusconi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Dicembre 2014 - 14:30 OLTRE 6 MESI FA
pd diviso

Foto d’archivio

ROMA – Nazareno dicesi il patto tra Berlusconi e Renzi che tutto avrebbe previsto e regolato, spartito e organizzato. In un impeto di agitazione motorio-politica a qualcuno di M5S è pure venuto in mente di denunciare il “patto” alla magistratura, più comunemente è ampio il numero di coloro che pensano sia una carta scritta. Chissà perché in Italia sembra ovvio l’improbabile cioè che i patti politici, se ci sono, si scrivono su carta. Improbabile: sarebbe il modo perfetto per farsi “scoprire” e comunque per un’intesa politica non è mai un verbale redatto dopo un incidente stradale. Si sa invece perché, ma sempre follia resta anche se nota, in Italia ogni accordo politico, cioè in fondo la ragione stessa della politica, sia sempre e comunque “inciucio”.

Come che sia, sia il Patto del Nazareno la carta di ogni nequizia o la utile normalità della politica come dovrebbe essere, ecco che i nemici più acerrimi del patto ne fanno un altro di Nazareno, il Nazareno due o il Nazareno Nano. Comunque c’è e lotta insieme a noi: è l’alleanza, l’intesa, il patto, l’incesto, “l’inciucio” tra la grossa minoranza interna a Forza Italia e la montante minoranza interna al Pd. Se il Nazareno è Renzi-Berlusconi, il Nazareno nano è Bersani-Fitto, Bindi-Capezzone, D’Attorre-Brunetta…Vive e lotta il Nazareno Nano: ha un obiettivo primario: abbattere Renzi. E un corollario dell’obiettivo primario: tenersi Berlusconi ma tenerselo impagliato. Vive e lotta e vota il Nazareno Nano, vota qualunque cosa pur di sgambettare il governo. Ha appena finito di votare no ai cinque senatori da far nominare al presidente della Repubblica. In realtà al Nazareno Nano di cinque senatori di nomina presidenziale sì o no nulla importa davvero. Importa con quel voto graffiare Renzi e segnalare a Renzi che la sua riforma del Senato passerà, se passerà alle Camere, straziata dal patto del Nazareno due.

 

“Due forze uguali e contrarie si annullano”. Non avranno pensato probabilmente né a Newton né ai principi della dinamica i parlamentari che ieri, a Montecitorio, hanno votato contro le indicazioni dei loro rispettivi partiti dando vita, di fatto, a quello che può essere definito il “Nazareno 2”. Ma si sono mossi, i rappresentanti della minoranza dem come quelli della fronda forzista contro Silvio Berlusconi, seguendo apparentemente proprio il principio su citato.

Ieri, alla Camera dei Deputati, è andato in scena il nuovo scontro tra il governo e il Pd. O meglio, tra l’esecutivo guidato da quello che del Pd è il segretario, e la minoranza del suo partito che, segretario e governo, non ha mai davvero amato. Anzi.

Fin qui nulla di nuovo o quasi. La storia del Pd, come quella della sinistra italiana, è costellata di divisioni, distinguo, sgambetti e screzi vari. E dall’avvento di Matteo Renzi sulla scena politica, una parte prima maggioritaria e poi sempre più esigua del suo partito gli ha sempre fatto la guerra, aperta o silenziosa a seconda dei casi.

La novità di ieri è allora un’altra, ed è proprio quella che è sintetizzabile nella dicitura ‘Nazareno 2’. Tra i principali “peccati” contestati al premier dai suoi colleghi di partito della minoranza dem, c’è proprio il patto del Nazareno. Patto criticato prima ancora che per il suo contenuto, per quello che considerato una sorta di peccato originale, e cioè aver legittimato come interlocutore Berlusconi, controparte di Renzi nel fin troppo citato accordo.

Per caso o forse no, ieri i vari Rosy Bindi, Gianni Cuperlo, Pippo Civati e via dicendo, insomma i vari esponenti della minoranza Pd, hanno in sostanza ricalcato le mosse contestate al premier. E lo hanno fatto votando in commissione insieme ai dissidenti di Forza Italia che, come loro, criticano un giorno sì e l’altro anche il patto del Nazareno. Così facendo hanno dato vita ad una maggioranza nuova, seppur temporanea in Parlamento, ma che segna una preoccupante, almeno per i diretti interessati, convergenza d’interessi con quelli che sarebbero gli odiati avversari.

“In mattinata – racconta la cronaca politica di Repubblica – la minoranza pd si ricompatta su due emendamenti uguali presentati in Commissione alla Camera da Giuseppe Lauricella e da Sel proprio sui 5 senatori a vita. Voti favorevoli 22, contrari 20. Determinante il forzista dissidente Maurizio Bianconi. È una sconfitta, più simbolica che concreta, della maggioranza del Patto del Nazareno ad opera soprattutto dei dem Cuperlo, Bindi, D’Attorre, Lattuca, assente il lettiano Sanna, si astiene Giorgis”.

Simbolica ma non certo gradita dal governo e da Renzi. “Credono di mandarci sotto per far vedere che esistono – commenta il premier -, anche a costo di votare con Grillo e Salvini, non vale la pena di arrabbiarsi, andiamo avanti, c’è un Paese da cambiare, abbiamo lavorato per risolvere Ilva mentre altri preferiscono giochetti parlamentari”.

Nel dubbio però, sotto forma di un emendamento presentato a tempo di record che mette per iscritto il ricorso al Mattarellum in caso di elezioni anticipate, l’esecutivo ha mandato il suo avvertimento chiaro alle “minoranze unite” ricordando che, in caso di rottura definitiva, si tornerà alle urne e lo si farà con una legge che certo non farebbe la loro gioia, anzi.