Gioventù neet: 2 milioni 200mila che non vanno al ristorante Berlusconi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 8 Novembre 2011 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Un giovane su quattro non lavora e non studia, a volte cerca lavoro e a volte nemmeno ci prova. Sono due milioni e duecentomila i giovani tra 15 e 29 anni che si trovano in questa condizione, in aumento del 10% rispetto a due anni fa, nel 2009. Due milioni e passa di persone che non riempiono ristoranti e non affollano aerei e, cosa se possibile peggiore, non sperano di cambiare la loro condizione in futuro. Se tra il 2007 e il 2008 infatti il 32% dei “neet” (dall’inglese not in education, employment, training) usciva da questa condizione nell’arco di 12 mesi, nel 2009 la percentuale è scesa al 28,8%, e nulla lascia pensare che le future rilevazioni fotografino una situazione migliore.

I dati sono forniti da Bankitalia, nel rapporto Economie regionali. I 2,2 milioni di neet nel nostro Paese corrispondono al 23,4% della popolazione in quella fascia di età, 15/29. In altre parole, quasi un ragazzo su quattro. Duecentomila in più di quelli che si registravano appena qualche anno fa. Nel periodo 2005-2008 i neet erano infatti poco meno di 2 milioni, pari al 20% della popolazione nella stessa fascia d’età. Nel 2010 il numero è cresciuto fino a 2,2 milioni. L’aumento è stato più marcato nel nord e al centro, meno pronunciato nel mezzogiorno dove tuttavia l’incidenza di giovani neet era prossima al 30% già prima della crisi.

La percentuale dei neet tra le donne supera il 26%, contro il 20% degli uomini. La crisi ha in parte ridotto questo divario, soprattutto nel mezzogiorno. La condizione di neet è solo in parte collegata al fenomeno della disoccupazione. Nel 2008 il 30,8% cercava un’occupazione (il 25,3% tra le donne). Questa quota ha raggiunto il 33,8% nel 2010. Nel nord-ovest e al centro quasi il 40% dei giovani che non studiano e non lavorano era alla ricerca di un’occupazione, il 38% nel nord-est. Nel mezzogiorno, dove la partecipazione al mercato del lavoro è inferiore per tutte le fasce d’età, la quota non raggiungeva nemmeno il 30%. E, nell’ultimo biennio, a fronte di un aumento di neet in cerca di occupazione, minore è stata la percentuale di quelli che c’è l’hanno fatta. Rimanendo ai numeri, inutile dire che la percentuale di neet tra coloro i quali non hanno il diploma è maggiore rispetto a chi invece l’ha conseguito. Ma avere un titolo di studio non aiuta poi molto visto che la percentuale di neet tra i laureati è comunque del 20,5%.

Milioni di persone che non hanno lavoro e, spesso, nemmeno lo cercano. Milioni di persone che non studiano nemmeno e che quindi hanno, per il loro futuro, poche prospettive. Certo ci saranno eccezioni felici nel paese dei mammoni con neet allegramente mantenuti dalla ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti, vissute in momenti economicamente più felici. Ma difficile che questi pochi fortunati possano riempire aerei e ristoranti d’Italia. Il metro di valutazione sulla crisi economica adottato dal nostro premer appare quantomeno superficiale se accostato ai dati pubblicati di Bankitalia dove, un giovane su quattro, non solo non ha lavoro, ma nemmeno una speranza. E, ovviamente, i dati danno questa fetta di popolazione in aumento causa crisi. Nonostante Berlusconi.