Occhionero, un nome, un destino. I predatori delle email

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 11 Gennaio 2017 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA
Occhionero, un nome, un destino. I predatori delle email

Occhionero, un nome, un destino. I predatori delle email (nella foto Ansa, Francesca Occhionero)

ROMA – Occhionero, come un tutte le cose maledettamente serie il caso quasi si diverte a metterci una nota ironia. Ironia involontaria solo perché il caso non ha volontà. Occhionero fanno di cognome fratello e sorella che secondo gli inquirenti facevano di mestiere i predatori di email e non solo.

Occhionero, un nome, un destino: quello di buttare un occhio, elettronico sì ma pur sempre un occhio, sui fatti e pensieri del prossimo. E un occhio nero per intenti e intenzioni e metodi e scopi perché quel che i predatori predavano non lo cacciavano e archiviavano per curiosità.

No, non era amor di gossip. Dai materiali resi noti dell’indagine sappiamo molto dei nomi sottoposti a controllo e spiati, sappiamo invece poco del resto. Ci dicono che i sistemi di spionaggio cibernetico usati dai fratelli Occhionero erano sofisticati assai e per quantità e qualità imponenti.

Quindi, delle due l’una: o i fratelli erano ingaggiati da qualcuno che forniva e pagava le attrezzature e il lavoro dei due ( e allora questo qualcuno non è per definizione piccola entità dati i rilevanti costi), oppure i fratelli lavorano in proprio, predavano in proprio più o meno a strascico e non su commissione e quindi rivendevano il predato.

Cosa abbiano gli Occhionero davvero predato non sappiamo (forse qualcosa in più si saprà dopo l’acquisizione e “apertura” dei server americani in cui i due avevano immagazzinato). Sappiamo che era pesca grossa, pesca oceanica nelle dimensioni: talmente tanto materiale che avevano bisogno di “allarme” automatico al comparire di parole chiave, non potevano materialmente leggere o ascoltare tutto.

Sappiamo più o meno che tutto, ogni tipo di informazione possibile era per loro bersaglio e potenziale bottino. Dal tempo dei tempi le informazioni sono potere. Potere in atto e/o potenziale. Sapere degli altri è in qualche misura poterli governare. Quindi la caccia alle informazioni c’è stata in ogni tempo e con i modi e tecnologie ce ogni tempo consentiva. Adesso grazie a Internet sulla Rete la caccia è se possibile più grossa che mai. Qualcuno dice sia possibile proteggersi, qualcuno no. Al momento la domanda più concreta è: i due Occhionero se lavoravano in proprio a chi vendevano? Oppure se erano “impiegati” di qualcuno e da qualcuno, chi li, diciamo così, impiegava?