Roma no Olimpiadi conti in tasca. Cosa si guadagna, quanto si perde

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 22 Settembre 2016 - 13:36 OLTRE 6 MESI FA
Olimpiadi 2024, chi ci rimette: i palazzinari, i corrotti e... Roma

Virginia Raggi con Daniele Frongia durante la conferenza stampa del no a Roma 2024

ROMA – Roma, nel 2024, non ospiterà le Olimpiadi. Questo è ormai un fatto. Mancano le carte firmate, gli atti pubblici, il Consiglio Comunale deve votare una mozione che annulli quella del governo di Roma sindaco Marino, quella che diceva Sì alle Olimpiadi. E Raggi sindaca deve inviare lettera formale al Coni. Ma è così e basta: Roma non avrà, anzi nemmeno chiederà Olimpiadi 2024. E si diano pace quelli che con mal riposta “tigna” vogliono chiedere al Consiglio Comunale addirittura i danni, ci manca solo la “multa” per una scelta politica.

Ma cosa ci guadagnano e cosa ci perdono Roma e i romani? Trattandosi di previsioni, ogni parte in causa tende a portare ‘acqua al suo mulino’. Secondo chi i Giochi non li ha voluti dal NO si guadagnano meno corruzione e meno cemento, no lavori e cantieri, no tangenti. Mentre chi i Giochi li avrebbe voluti ricorda i quasi 2 miliardi (1,7 per la precisione) che il Cio avrebbe versato a Roma e i posti di lavoro che di conseguenza si sarebbero creati.

“Tutti i romani e tutti gli italiani stanno ancora pagando debiti per vecchi eventi – ha detto ieri la sindaca Virginia Raggi motivando la sua scelta di dire ‘NO’ alla candidatura di Roma -. Non abbiamo nulla contro le Olimpiadi né contro lo sport, che è parte integrante del nostro programma elettorale. Stiamo lavorando sugli impianti comunali che sono in completa decadenza. Ma non vogliamo che lo sport sia utilizzato come pretesto per ulteriori colate di cemento sulla città. Non lo permetteremo. Ricordiamo come sono andati i mondiali di nuoto, siamo pieni di impianti vuoti inutilizzati. No alle olimpiadi del mattone, assolutamente no. Le Olimpiadi sono una sorta di sogno che a un certo punto si trasforma in un incubo. Mi pare che gli abitanti di Rio non fossero molto contenti. I Giochi sono un grande affare soltanto per le lobby del mattone. Rispetto ai costi stimati delle Olimpiadi, lo sforamento medio di ogni edizione è di oltre il 50%, con picchi superiori al 100%. Le Olimpiadi meno sostenibili sono state Montreal, oltre 700% dei costi preventivamente stimati. Barcellona oltre il 250%, Sochi oltre il 200%. Le Olimpiadi sono come un assegno in bianco che firmano i paesi ospitanti. Abbiamo finito di pagare il mutuo per Italia ’90 nel 2015. E il mutuo delle olimpiadi di Torino lo stiamo ancora pagando”.

I pro dunque per la Città Eterna di questa rinuncia sono sul fronte cemento, perché NO vuol dire meno costruzioni di strutture o addirittura aree intere che si rivelano poi inutili o comunque mal fatte e mal collegate. E meno cemento vuol dire in questo Paese, purtroppo, meno mazzette. O almeno meno occasioni perché la corruzione trovi terreno. Ragioni queste almeno in parte certamente vere. Di esempi simili in Italia e nel mondo ce ne sono a decine. A partire da Atene dove molte delle strutture costruite per i Giochi sono oggi abbandonate e altre già demolite per arrivare a tutte quelle edizioni che hanno presentato ai paesi ospitanti conti molto più salati del previsto che hanno lasciato tremendi buchi di bilancio. Ci guadagna poi Roma, sostengono i fautori del NO, anche in investimenti su altri fronti che sono la priorità in una città come la Capitale che è, per usare un eufemismo, in difficoltà. Ma questo è poco più che un buon intento che deve poi essere realizzato per poter essere tra i pro.

Quelli che invece le Olimpiadi le avrebbero volute sostengono che con l’assegnazione dei Giochi si sarebbero realizzati la bellezza di 177mila posti lavoro. Dati, tra gli altri, che arrivano dell’analisi sull’impatto economico dei Giochi realizzata dal professor Beniamino Quintieri e dall’Università di Tor Vergata ben prima dello scoppio delle polemiche, e dati secondo cui sarebbero serviti 5,3 miliardi per portare a Roma i Giochi olimpici del 2024 che però avrebbero generato un Pil di segno positivo: +0,4% in media annua per il Lazio.

Ci perde quindi Roma in termini di investimenti, di crescita e cosa più importante di posti di lavoro. Come gli investimenti sarebbero stati fatti e quale sarebbe stata la qualità dei posti di lavoro è da vedere, ma è certo che gli uni e gli altri sarebbero arrivati. Ci perde poi la Città Eterna in prospettiva e immagine. Perché se un’Olimpiade la si organizza bene e se ne gestisce il prima con raziocinio questa diventa un’occasione. E’ il caso di Barcellona 1992 che come ha ricordato la sindaca ha presentato un conto monstre. Ma grazie a un piano di riorganizzazione urbana, quei Giochi hanno cambiato il volto della città e l’hanno fatta conoscere al mondo, moltiplicando le presenze turistiche: dieci anni dopo quell’Olimpiade, nel 2012, Barcellona ha battuto Madrid per presenze durante l’estate.

Del tutto perduta infine è soprattutto è l’idea, la voglia, la possibilità stessa di farla, ospitarla un’Olimpiade o qualsiasi altra cosa del genere in maniera pulita, onesta, efficiente, low cost, senza debiti e con la capacità di utilizzare i soldi del Cio e del governo solo per migliorare Roma e dio sa se ce n’è bisogno. Roma non avrà il fastidio e la fatica e “l’ingorgo” dell’Olimpiade, si terrà le solite buche e le solite metro e strade allagate ogni volta che piove. E’ stata questa la scelta.