La paura fa…Italia che vota: “Pagheremo nella vostra moneta 2015”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 19 Febbraio 2013 - 14:43| Aggiornato il 15 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Italia che vota, mercati che tremano. Sarà colpa delle cervellotica legge elettorale che non abbiamo saputo e voluto cambiare o sarà colpa delle libere scelte degli elettori nostrani, sia come sia, l’appuntamento del nostro Paese con le urne fa tremare gli analisti finanziari, e non solo finanziari, di mezzo mondo. Da Londra a New York tutti temono l’ingovernabilità e l’instabilità che alle elezioni potrebbero seguire. Al punto che c’è già chi, sul mercato tricolore, ha piazzato bond a scadenza 2015 che saranno pagati “nella valuta che avrà corso legale in Italia”, sottointendendo che se sarà l’euro bene, ma altrimenti bene uguale, l’importante è non rischiare un euro di troppo su di noi.

L’unica certezza alla vigilia delle elezioni italiane sembra essere la totale assenza di certezze. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, i due candidati più temuti dai mercati, ma anche dai governi d’Europa e di Washington, non sembrano avere i numeri per governare. Ma sembra proprio che avranno eccome i numeri per non far governare. Per cui la previsione più “ottimistica” è quella di una faticosissima, limitata e fragile intesa tra Bersani e Monti a sostegno, si fa per dire, di un governo che avrebbe contro, ferocemente contro, il 50% e passa del paese. Pierluigi Bersani e Mario Monti, se non sponsorizzati almeno più graditi al mondo della finanza, ai mercati, ai governi dell’Occidente, entrambi apprezzati ma entrambi probabilmente troppo deboli per formare da soli un governo e senza che la loro eventuale unione possa…fare la forza. E se per l’attuale premier le possibilità di formare un suo nuovo esecutivo sono praticamente pari a zero, molto remota appare anche la possibilità che la coalizione guidata da Bersani possa avere i numeri sufficienti per governare in autonoma e autosufficiente solitudine.

Ma se il leader Pd avrà bisogno dell’attuale premier, sarà questo un caso in cui l’unione non farà la forza perché, se un esecutivo targato Bersani-Monti appare, anche agli analisti finanziari, come forse l’unica soluzione possibile, non sarebbe questo un esecutivo che rassicurerebbe sino in fondo i mercati. Troppo diversi e soprattutto troppo distanti il Professore e il centrosinistra. La loro, valutano gli analisti, sarebbe una coalizione dalla difficile gestazione e dalla fragile resistenza.

Incertezze e ingovernabilità che fanno quindi guardare con rinnovato sospetto al nostro Paese. Lo spread, ora a livelli quasi accettabili, potrebbe tornare a salire e la via delle riforme, faticosamente iniziata, potrebbe essere abbandonata. I mercati quindi, in attesa di vedere cosa accadrà nel prossimo fine settimana, predicano prudenza. “Non è questo il momento di investire in titoli italiani” dice Robin Marshall, analista di Smith and Williamson Securities, a La Stampa. Gli fa eco David Thebault di Global Equities: “La cosa migliore da fare in questo momento sui mercati è essere cauti sull’Italia”. Preoccupazione e prudenza condivise anche da Credit Suisse, Morgan Stanley e quasi tutti gli operatori del settore. Fino alla sintesi di Manish Singh, l’uomo che a Londra gestisce il fondo d’investimenti Crossbridge Capital, che afferma che “l’ansia è sempre più diffusa sui mercati europei a causa delle elezioni italiane”.

Un’ansia che si avverte anche oltreoceano, come testimoniano ambienti vicini al ministero del Tesoro Usa, e che si è già tradotta e reificata nel nostro Paese in emissioni col “paracadute”. E’ da poco arrivata sul nostro mercato una piccola obbligazione societaria targata niente poco di meno che Mercedes-Daimler che porta in calce una piccola nota, un codicillo, una postilla apparentemente di poco conto ma che la dice lunga su come dall’estero vedono il futuro del nostro Paese: “Pagheremo cedole e capitale nella valuta che avrà corso legale in Italia”. Il bond in questione, quotato a Vienna, scade tra poco, già nel 2015, tempo sufficiente però a far temere il peggio anche perché scadenza che si colloca, ovviamente, all’indomani delle elezioni che tra pochissimo ci attendono.

Una garanzia che si riferisce all’utilizzo della “moneta convertibile e liberamente circolante che, al momento dei pagamenti dovuti, sarà la valuta con corso legale dell’Italia”.

Scrive il Corriere della Sera: “Il 12 febbraio è arrivata sul mercato l’emissione di Mercedes Benz Financial Services Italia, garantita da Daimler. Sono solo 150 milioni di euro, una taglia decisamente piccola sul mercato corporate. Il bond è interamente destinato al mercato italiano anche se sarà quotato a Vienna. Un prestito per grandi investitori (il taglio minimo è 100 mila euro) che è collocato dal lead manager Bnp Paribas. Anche la durata è breve: scade il 21 agosto 2015, vale a dire tra due anni e mezzo. E non è a tasso fisso: paga una cedola calcolata aggiungendo all’Euribor trimestrale (il tasso interbancario dell’Euro) un quid pari a 60 punti. Se non è un cavillo, assomiglia a un hedge: uno scudo per il peggio. Lasciandosi aperta la porta di denominare nella valuta ‘legalmente circolante’ il debito collocato sul mercato italiano, Mercedes-Daimler immagina probabilmente un’operazione di riequilibrio tra attivi e passivi nella stessa valuta. Se l’Italia dovesse uscire dall’euro i loro investimenti nel nostro Paese sarebbero infatti a loro volta denominati in lire (o quel che sarà) e non più in euro”.

Quel che si dice un futuro incerto.