Nella tua pensione italiana ci sono 7,5 miliardi versati da non italiani

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 23 Novembre 2011 - 15:17 OLTRE 6 MESI FA

(foto Lapresse)

ROMA – Per alcuni concedere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati nel nostro Paese dovrebbe essere ovvio. Per altri è “bestemmia” fuori discussione. La questione, rilanciata dal presidente Napolitano, è però di solito affrontata da un punto di vista ideologico: “buonisti” accoglienti contro “cattivisti” che respingono.

I numeri parlano una lingua diversa da quella degli umori, ad esempio le cifre delle pensioni. E i numeri dicono: guarda la tua italiana pensione e ci trovi dentro un pezzetto di soldi dei non italiani. I contributi versati dagli immigrati all’Inps ammontano a sette miliardi e mezzo di euro. Il contributo degli stranieri al valore aggiunto prodotto in Italia è stato, nel 2009, di oltre 165 miliardi di euro, il 12,1% del totale. In alcuni settori poi, come quello delle costruzioni, addirittura un quarto del valore aggiunto prodotto è dovuto agli stranieri.

La Lega in particolare è tra i più decisi oppositori, ha definito “incostituzionale” la possibilità di concedere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. Cosa che per altro avviene in molti paesi, compresi gli Stati Uniti. In Italia quasi sempre dopo un lungo percorso, spesso solo al compimento del 18esimo anno di età.

Il partito di Bossi, quello che nelle ultime ore di vita del governo Berlusconi continuava a puntare i piedi contro ogni forma di riforma delle pensioni ora, probabilmente per riavvicinarsi ad una base che ha molto sofferto l’alleanza col Cavaliere, è tornata a cavalcare un suo storico cavallo di battaglia: la paura dello straniero che ruba il lavoro e delinque. Ma, oltre a ragionare sul fatto che l’emarginazione genera rancore, odio, e rende inevitabilmente arrabbiati contro chi ti esclude, l’integrazione, quella piena e sincera, dà e genera fiducia, coesione, identità collettiva.

E questo aiuta a prevenire malesseri sociali, conflitti, criminalità. Senza però scomodare ragionamenti di ampio respiro, sarebbe anche il caso di fare il classico conto della serva: gli immigrati versano nelle casse Inps circa 7.5miliardi di euro all’anno, ovvero il 4% di tutte le entrate dell’Inps, una cifra altissima soprattutto se si considera che sono pochissimi gli immigrati che, invece, beneficiano di pensione dallo Stato italiano. E sono pochi non solo perché molti devono ancora maturarla, ma perché sono tanti quelli che dopo alcuni anni tornano poi nel loro Paese di origine lasciandoci in dote i loro contributi. Se si abolissero le pensioni d’anzianità, tanto difese da Bossi, ci vorrebbero 2/3 anni per recuperare una cifra pari all’importo versato ogni anno all’Inps dagli immigrati.

Ovviamente non solo la Lega è contraria alla concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, a destra in molti sono, se non contrari, quantomeno dubbiosi. Ma, come scrive Irene Tinagli su La Stampa, da sempre chiusura e protezionismo, tanto nelle società quanto in economia, portano isolamento e regressione. L’apertura non solo porta al proprio interno nuove energie, nuove idee e più dinamismo, ma proietta all’esterno l’immagine di una comunità forte, attrattiva, che non teme il confronto e le influenze esterne, ma che le integra e si alimenta di esse.

E’ stata questa, per esempio, la grandissima forza degli Stati Uniti nei due secoli passati. Un Paese che ha accolto milioni di immigrati, spesso senza che nemmeno conoscessero la lingua inglese. E questo contributo ha reso gli Stati Uniti non solo un’economia più forte, ma un riferimento per milioni di persone nel resto del mondo.